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sabato 10 ottobre 2020

Bruttezza stupenda

Leggendo il Diario di Julien Green (1935-1939) mi imbatto in questa sua considerazione sul dipinto di El Greco La resurrezione di Cristo (1597).

Alla mostra del Greco, a lungo guardato il quadro che rappresenta Cristo con la testa circondata da una losanga di luce. È un Cristo da visione e tal qual è fa quasi paura; i suoi capelli spartiti in mezzo alla fronte, lo sguardo un po' strabico dei suoi grandi occhi neri, il suo naso di sbieco, tutto me lo rende affascinante e inquietante insieme. È bello o brutto? Egli è bello di una bruttezza stupenda, e sotto i lineamenti irregolari c'è qualcosa di vero che mi turba.

Di che bellezza stiamo parlando? Non è un fatto solo fisico, ovviamente, né solo estetico ciò che osserva lo scrittore. Qui Green sta intercettando nel Cristo, attraverso l'arte, una bellezza ulteriore, una bellezza che turba, che spaventa, che deve pagare il prezzo anche della bruttezza, dell'imperfezione, per diventare più vera, più bella, bellezza perfetta, "stupenda bruttezza".


venerdì 18 settembre 2020

Bellezza morale

«Per me la bellezza è sempre una “bellezza morale”; ma questa bellezza giunge sempre a noi mediata: attraverso la poesia, o la filosofia, o la pratica; il solo caso di “bellezza morale” non mediata, ma immediata, allo stato puro, io l’ho sperimentato nel Vangelo».

Pier Paolo Pasolini, in una lettera al produttore Alfredo Bini del giugno 1963, citata da padre Virgilio Fantuzzi in un articolo su Civiltà Cattolica del 2013.








martedì 1 settembre 2020

Un'altra bellezza

Quale bellezza salverà il mondo? Se lo domanda padre Gustav Schorghofer su La Civiltà Cattolica, rievocando Dostoevskij. 

Non è bello solo ciò che è piacevole. Non è bello solo ciò che armonioso e nobile. La bellezza non è più immediatamente data, come forse era in passato, ma va cercata, va scoperta, va riconosciuta, perché la percezione della bellezza è un processo di apprendimento infinito. 

Padre Schorghofer, che opera a Vienna nel campo della pastorale degli artisti, invita a rivolgersi proprio a loro (e ai poeti, ai mistici, agli amanti) per imparare a riconoscere questa bellezza diversa, una bellezza altra, non paragonabile a quella del passato, perché essa non si impone con la forza delle belle forme. 

In particolare, dice l'autore, l'arte del XX secolo ci ha insegnato a riconoscere la bellezza in molte cose, a scoprirla anche là dove prima si vedevano soltanto sporcizia e rifiuti. Padre Schorghofer cita a mo' d'esempio l'artista tedesco Kurt Schwitters e il movimento dell'arte povera, ma più in generale il discorso può estendersi a tutta l'arte informale del Novecento, che ha frantumato non solo i canoni estetici ma anche i procedimenti artistici tradizionali, componendo spesso le proprie opere utilizzando e assemblando materiali di recupero e oggetti di scarto. 

Quest'arte ci insegna che la bellezza di Dio si rivela anche nei rifiuti, negli scarti, nella spazzatura. È lo sguardo degli artisti, dei santi e dei bambini. Una bellezza misteriosa e spesso scandalosa, che va saputa intendere e interpretare. 

Il grande compito dei cristiani - scrive l'autore - è senza dubbio quello di imparare a percepire tali opere sempre più nel contesto di un misticismo cristiano. 



venerdì 8 maggio 2020

Senza il bello

"Gli artisti ci fanno capire cosa è la bellezza, e senza il bello il Vangelo non si può capire" 

Dalla preghiera di Papa Francesco per gli artisti, a Santa Marta.



giovedì 16 febbraio 2012

Come una spada


Libere associazioni sulla bellezza.

La bellezza ci può trafiggere come un dolore (Thomas Mann).

E anche a te una spada trafiggerà l'anima (Luca 2,35).

La sua bellezza m'era caduta addosso come una spada (Derek Walkott).

Non sono venuto a portare la pace ma la spada (Matteo 10,34).


(Foto da Flickr/Roberto Trm)

lunedì 9 maggio 2011

Peppino, ma che ti sei innamorato?


Esattamente 33 anni fa, il 9 maggio 1978, veniva barbaramente assassinato dalla mafia Peppino Impastato, giovane attivista, conduttore radiofonico e anche poeta.

Mi piace ricordarlo oggi con questo bellissimo dialogo dal film "I cento passi", di Mario Tullio Giordana, dedicato alla sua drammatica vicenda. Peppino Impastato è interpretato da un bravissimo Luigi Lo Cascio.

- Non ci vuole niente a distruggere la bellezza (...) Invece della lotta politica, la coscienza di classe, le manifestazioni politiche e tutte ste fesserie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla.

- La bellezza?

- Sì, la bellezza. È importante la bellezza! Da quella scende giù tutto il resto…

- Senti un po’, ma che ti sei innamorato come tuo fratello?




Si potrebbero dire tante, forse troppe cose per ricordare Peppino Impastato. Ma sento che poche potrebbero rendere il senso della sua testimonanza meglio di questa semplice, assurda, innocente, ridicola, struggente domanda:

Peppino, ma che ti sei innamorato?






domenica 5 dicembre 2010

Tutto è intimo



"Tutto è intimo"

(Alles ist innig)


Holderlin, citato da Giovanni Casoli: "La bellezza è quel legame tra le cose per cui tutto è intimo" (Sul fondamentico poetico del mondo)



(foto di Maria Cristina Falaschi)



mercoledì 30 dicembre 2009

Per una foglia d'autunno


Segretamente viviamo (...) nell'attesa di un amore, di una bellezza.

Inizia quasi fosse il verso di una poesia l'ultimo articolo di Giovanni Casoli su Città Nuova, dedicato al tema della banalità che uccide, ricchissimo in poche righe di infiniti spunti.

Dice il Casoli che è l'incontro con la bellezza, e con l'amore, la prova del nostro essere vivi o morti: Se il cuore soprassalta, se ci si apre dentro uno spazio, un cielo, allora non siamo morti.

Sono disposto a incantarmi e a farmi sparire il mondo intero per una foglia d'autunno (ce ne sono di più belle della Cappella Sistina)

Ma cogliere la bellezza, che equivale a restare vivi, a salvarsi - per usare un'espressione evangelica -, è impresa ardua, eroica:

Ci vuole una vigilanza di ferro, un allarme costante dell'anima, per non lasciarsi narcotizzare e uccidere (...) dalla banalità (parole-chiacchiera, immagini-chiacchiera, musica-chiacchiera)

Insiste il Casoli:

La banalità uccide, ma sul serio: ben più del cancro e dell'infarto, perchè uccide anche persone sane e apparentemente vive

D'altro canto, è l'amore che ci sta più vicino quello che maggiormente ci sfugge:

Non si può senza ali afferrare ciò che è più prossimo

E' un verso del grande lirico tedesco Friedrich Hölderlin nella poesia Der Hyster. Tutto ciò che ci è più vicino - spiega Giovanni Casoli - non possiamo afferrarlo se non volando, volando alto. Il nostro rapporto con noi stessi, gli altri, le cose, non è abitudine più o meno banale ma invenzione e scoperta "impossibile" ("ali") e necessaria.


(La foto è del mio caro amico Remigio, che per una foglia d'autunno ha saputo far sparire il mondo intero)



martedì 16 giugno 2009

Se Dio non fosse stato Poeta


"Se Dio non fosse stato Poeta non avrebbe creato l'uomo... Così tanto ha gioito della bellezza del mondo, che ha sentito il bisognodi mostrarla a qualcuno, e perciò ha fatto Adamo. E costui, a sua volta, per la stessa ragione, Gli avrà chiesto un'Eva".

Ancora dal romanzo di Petru Cimpoesu, la cui lettura mi sta accompagnando con gusto in questi giorni.

Già una volta avevo riportato su questo blog la frase di Oscar Wilde: "Il posto di Cristo è veramente tra i poeti".

Qui la metafora di Dio Poeta si fonda - prosaicamente - sul "bisogno della signorina Zenovia di condividere la sua gioia con i colleghi". Il Poeta - è scritto - è quella "strana specie di essere umano per il qiale la bellezza esiste solo se è comunicata ai propri simili".

E' come l'innamorato di fronte a un paesaggio maestoso. Egli desidera stare vicino alla persona amata "non per farsi una foto insieme e dire: ah, che bello!, come fanno i turisti americani". Ma per tacere e "far propria quell'ipostasi (personificazione) del buono chiamata bellezza, contemplandola insieme in silenzio. Condividere con qualcuno di caro la felicità di essere lì significa donargli, approfondita e amplificata dai propri sentimenti, la bellezza di quel luogo. Si potrebbe dire che, scoprendola in questo modo, diventi, per alcuni attimi, l'autore, il creatore stesso di quella bellezza, ovvero Poeta..."


(Nella foto, Adamo ed Eva, Catacombe dei Ss. Marcellino e Pietro, Roma)



sabato 22 novembre 2008

"Tolti questi, nessuno mi interessa"


Imperdibile su Cittanuova l'articolo di Giovanni Casoli dedicato a Paolo VI a 30 anni dalla sua morte, da cui estraggo queste due citazioni di Papa Montini clamorosamente belle.

«Quelli che sanno ciò che sia la bellezza e quelli che sanno ciò che sia il dolore: tolti questi, nessuno mi interessa»

Per dire la sua propensione alle profondità radicali - spiega Casoli. La consapevolezza che solo le altezze sono veramente abitabili, mentre le bassure soffocano. E ancora, a testimoniare la sua inesausta tensione a conoscere e capire il mondo esterno alla Chiesa, queste grandi parole del 1927 (!)

«Noi ignoriamo questo mondo che ci circonda, (...) lo ignoriamo perché non lo amiamo come si deve; non lo amiamo, perché semplicemente non amiamo».

Aggiungo una terza citazione, perchè anche questa troppo bella. Sono le parole che Casoli usa per raccontare il ruolo importante nella crescita del futuro papa svolto dai genitori, in particolare dal padre di Giovanni Montini, deputato immerso nella questione sociale e politica di inizio secolo. Scrive Casoli:

«Gli insegnò a non preferire mai la vita alle ragioni della vita»

Vorrei essere un padre così.




(La foto è presa dall'articolo di Cittanuova online)

mercoledì 14 novembre 2007

Sono belli quelli bravi

Dalla rubrica "parole d'autore" di Vita (n.45 del 10/16 novembre) leggo e annoto questa bella frase dell'attrice Mariangela Melato: «Ricordo che i primi anni di me si diceva "racchia ma bella". La bellezza è un movimento. Sul palcoscenico sono belli quelli bravi».