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sabato 7 novembre 2020

L'alternativa

Dal romanzo-biografia Limonov, di Emmanuel Carrère (Adelphi, 2011), una riflessione su ciò che costituisce il centro nodale del fascismo.

Che cosa troviamo, se questo centro lo mettiamo a nudo? A voler essere radicali, una visione del mondo indiscutibilmente scandalosa: superuomini e subumani, ariani ed ebrei, d'accordo - ma non è di questo che voglio parlare. Non voglio parlare né di neonazisti né di sterminio dei presunti esseri inferiori [...] ma del modo in cui ciascuno di noi si rapporta al fatto ovvio che la vita è ingiusta e gli uomini non sono uguali: più o meno belli, più o meno dotati, più o meno attrezzati per la lotta. Nietzsche, Limonov e questa istanza in noi che io definisco "il fascista" dicono in coro: "È la realtà, il mondo così com'è". Che altro dire? Quale potrebbe essere l'alternativa a questa ovvietà? “Lo sappiamo benissimo" risponde il fascista. "La pia menzogna, il buonismo di sinistra, il politicamente corretto, tutte cose più diffuse della lucidità". 
Io invece direi: il cristianesimo. L'idea che nel Regno, che non è certamente l'aldilà ma la realtà della realtà, il più piccolo è il più grande. Oppure l'idea, espressa in un Sutra buddhista [...], secondo la quale l'uomo che si ritiene superiore, inferiore o anche uguale a un altro non capisce la realtà".

lunedì 5 novembre 2012

La sfida dell'immaginazione


«Il cristianesimo in Occidente potrà fiorire solo se riusciremo a coinvolgere l'immaginazione dei nostri contemporanei. Non credo che l'ateismo ci offra tanto una sfida intellettuale, quanto piuttosto una sull'immaginazione».

Così padre Timothy Radcliffe, teologo domenicano molto apprezzato, racconta la sfida della nuova evangelizzazione, in un recente intervento alla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum

Mi viene in mente il "battesimo dell'immaginazione" di cui parla padre Antonio Spadaro nel suo "Svolta di respiro. Spiritualità della vita cristiana". Ne scrivevo già qui: "La conversione, per essere profonda, deve toccare non solo i gesti e i pensieri ma anche l'immaginazione", altrimenti la fede "rischia di divenire rachitica, flebile" (oppure ideologica, appena appena riprende fiato e si galvanizza). Altrimenti, aggiungerebbe Radcliffe, non riusciremo a raggiungere il cuore degli uomini, non riusciremo a farci capire veramente, non riusciremo a trasmettere la fede.

Per immaginazione, secondo Spadaro, dobbiamo intendere il fare creativo, lo sguardo di stupore sul mondo capace di farsi racconto ed espressione artistica.

Similmente padre Radcliffe, per spiegare la sua "teoria" dell'immaginazione cristiana, non espone una teoria ma porta un esempio, "perché l'immaginazione cristiana dimora nel particolare" (come l'immaginazione poetica, del resto). L'esempio di un'opera artistica, un film, un racconto cinematografico recente che ha avuto un grandissimo successo di critica e di pubblico, soprattutto in Francia: Des Hommes et des dieux; in italiano, Gli uomini di Dio.

Il motivo del successo è nella forza della storia e del racconto, che ha per protagonisti uomini particolari - dei monaci, vissuti in una comunità particolare, in un contesto particolare - l'Algeria degli anni Novanta. Il tutto raccontato con un realismo e una precisione (da un regista non credente), che non ridimensionano piuttosto esaltano la luminosità (e la specificità cristiana) di quella testimonianza e di quel martirio. Nessuna edulcorazione, nessuna retorica, nessuna semplificazione (come invece in tanta produzione cinematografica pseudo-religiosa).

Ancora padre Radcliffe: "Le esigenze della vita cristiana non possono essere comunicate letteralmente, come una teoria astratta... Dobbiamo scoprirne la verità immaginativamente. Dobbiamo fare un viaggio verso l'illuminazione... La trasmissione della fede è come l'accensione successiva di fuochi di segnalazione... La trasmissione è sempre creativa e artistica".

Perché l'evangelizzazione fatica a seguire questa strada? Perché la riflessione e la produzione culturale di segno cattolico è più di carattere ideologico (morale, apologetico) che artistico? Perché così pochi capolavori?


martedì 2 marzo 2010

Una specie di danza


"L'altra faccia della santitá è la libertà". E poi: "Santità e umorismo vanno insieme".

Ho recuperato gli appunti della lezione tenuta recentamente da Giovanni Casoli per l'Azione cattolica di Roma sul tema della santità. Poche frasi volanti, che richiamano ciascuna un mondo di pensieri osservazioni esperienze, che ho voluto riproporre per la loro densità e forza evocativa.

"Il santo non è un moralista, non è un rigorista, è un uomo che si fa sempre più leggero. La santità è una specie di danza. La santità è sempre imprevedibile".

E ancora: "La preghiera è uno stato dell'anima". "La vita spirituale è una guerra alle illusioni".

Sul cristianesimo. "Bisogna esser molto concreti nel cristianesimo, il resto è retorica"

"Nel cristianesimo non esiste una vita normale, almeno secondo la logica del mondo".


(foto da flickr/creativecommons/mikebaird)




martedì 5 febbraio 2008

Notte della cultura europea

Finalmente ho tra le mani e posso iniziare a leggere "Notte della cultura europea", il libro di Giuseppe Maria Zanghì che avevo trovato ottimamente recensito da Giovanni Casoli qualche tempo fa. Zanghì è il direttore della rivista culturale "Nuova Umanità", che fa riferimento al movimento dei Focolari di Chiara Lubich. Il libro, pubblicato da Città Nuova, inaugura la collana Universitas, che intende suggerire la vocazione all'unità, all'integrazione, dei diversi saperi.

Il testo si presenta come un breve e denso saggio sulla crisi della cultura europea, denunciata in tutta la sua radicalità, ma si segnala subito per il taglio interpretativo originale, soprattutto in ambito culturale ecclesiale. Nessun rimpianto infatti per i bei tempi antichi, nessuna angoscia per il piano inclinato del "dove andremo a finire!". Ma il tentativo di dialogare con con questa cultura contemporanea tenendo in conto lo "specifico negativo di essa" ma anche - osa affermare l'autore - l' "ineludibile positivo", presente magari "in gestazione dolorosa, ma non per questo meno vero, e proteso su nuovi compimenti". La notte, cioè, non smette di essere notte, ma forse - citando Bulgakov - quest'oscurità "non è che un'ombra gettata da Colui che viene".

Una seconda idea forte e ugualmente originale intorno a questa notte della cultura europea contemporanea è la seguente. Con buona pace dei teorici dell'assedio della cristianità, "non dobbiamo pensare che la deriva atea o indifferentista della cultura europea contemporanea sia un fatto 'esterno' alla cultura cristiana: è qualche cosa che la tocca nel suo profondo, perchè ha in essa alcune delle sue radici". Detto con le parole di Giovanni Paolo II al V Simposio dei vescovi d'Europa (1982): "Le crisi dell'uomo europeo sono le crisi dell'uomo cristiano. Le crisi della cultura europea sono le crisi della cultura cristiana". "Queste prove, queste tentazioni e questo esito del dramma europeo non solo interpellano il cristianesimo e la Chiesa dal di fuori...ma in un certo senso vero sono interiori al cristianesimo e alla Chiesa".

La terza idea importante, infine, riguarda il concetto di cultura cristiana, che non può mai dirsi definita una volta per tutte, perché il Vangelo è il suo "orizzonte", "sempre ancora e di nuovo da raggiungere". Non può mai essere sistema chiuso, ideologia, perchè continuamente purificata e trascesa dall' "amore che cerca e parla per primo". "Si tratta allora, perchè si abbia cultura cristiana, di condurre il pensiero all'obbedienza a Cristo".