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giovedì 12 maggio 2011

Nella migliore delle ipotesi


"Nella migliore delle ipotesi la nostra epoca è un’epoca di uomini che cercano e che scoprono, nella peggiore, un’epoca che ha addomesticato la disperazione e ha imparato a conviverci felicemente".

Flannery O'Connor, da Il volto incompiuto. Saggi e lettere sul mestiere di scirvere.




martedì 10 maggio 2011

Scazzottando l'angelo


"Ho fatto i primi sei anni di scuola dalla suore [...] Fra gli otto e i dodici anni avevo l'abitudine di chiudermi ogni tanto a chiave in una stanza e facendo una faccia feroce (e cattiva), vorticavo torno torno coi pugni serrati scazzottando l'angelo. Si trattava dell'angelo custode del quale, secondo le suore, tutti eravamo provvisti. Non ti mollava un attimo. Lo disprezzavo da morire. Sono convinta di avergli addirittura mollato un calcione finendo lunga distesa".

Così Flannery O'Connor, scrittrice cattolica statunitense, in una lettera 17 gennaio 1956. ("Scrivo come scrivo perchè sono - non sebbene sia - cattolica").

L'aneddoto divertente è raccontato da Antonio Spadaro nel libro da poco pubblicato dalla Bur, "Il volto incompiuto. Saggi e lettere sul mestiere di scrivere". Una raccolta di testi inediti di Flannery O’Connor tradotti per la prima volta in Italia da Elena Buia e Andrew Rutt.

L'episodio citato diventa la chiave di lettura dell'intera esistenza di scrittrice di Flannery O'Connor, che in un saggio prima di morire scriveva che lo scrittore deve lottare come "Giacobbe con l'angelo [...] La stesura di un romanzo degno di questo nome è una sorta di duello personale".

Il dramma è in effetti il motore delle storie della scrittrice. Argomento principale della sua narrativa "l'azione della grazia in un territorio tenuto in gran parte dal diavolo". La violenza gratuita, il bizzarro e il grottesco, misto di comicita ed orrore, sono uno strumento di conoscenza della realtà. ("Sta all'artista scoprire la stranezza della verità").

E' una 'visione anti-emozionale del mondo' quella della O'Connor: "La narrativa riguarda tutto ciò che è umano e noi siamo polvere, dunque se disdegnate d'impolverarvi, non dovreste tentar di scriver narrativa".

La concretezza è una delle basi della sua poetica. "É la materia e la concretezza della vita che danno realtà al mistero del nostro essere nel mondo". Compito della scrittrice: "Rendere quanta più giustizia possibile all'universo visibile", perchè esso "è un riflesso di quello invisibile". Per la cattolicissima O'Connor - scrive Spadaro - 'non è il materiale a spiritualizzarsi, ma lo spirituale a materializzarsi'.

L'unico "obbligo" dello scrittore è quello di obbedienza nei confronti della realtà. Un obbligo che per uno scrittore cattolico è perfino maggiore, se è "convinto che il mondo naturale contenga il soprannaturale". Anche perché "più a lungo guardate un oggetto e più mondo ci vedrete dentro".

E "non vi sarà niente nella vita di troppo grottesco, o troppo 'non-cattolico', da non poter fornire materiale" per un romanzo, scrive la O'Connor in polemica con quei "lettori cattolici" che "non fanno che offendersi e scandalizzarsi". Perchè "tutta la realtà è il regno potenziale di Cristo".

"Lo scrittore cattolico - scrive ancora Flannery in maniera provocatoria - non deve essere un santo; non deve neppure essere cattolico; ma deve, purtroppo, essere uno scrittore… La prova finale per lui deve essere rappresentata dalle esigenze dell’arte, ben più severe delle esigenze della Chiesa".






giovedì 28 aprile 2011

Non ne soffocano abbastanza


"Non esiste una tecnica da scoprire e applicare che renda possibile scrivere... Una cosa che accompagna lo scrittore è il continuo apprendistato della scrittura. Non appena lo scrittore 'impara a scrivere'... è finito".

Flannery O'Connor, dal saggio Natura e scopo della narrativa, citato da Elisabetta Rasy su Domenica del Sole 24 Ore. L'occasione è l'uscita degli scritti inediti della scrittrice americana curati da Antonio Spadaro e tradotti da Elena Buia e Andrew Rutt per Rizzoli (Il volto incompiuto. Saggi e lettere sul mestiere di scrivere).

Tra le caratteristiche più amabili di questa straordinaria scrittrice e straordinaria donna, cattolica ortodossa, morta a 38 anni dopo una lunga e terribile malattia, c'è sicuramente l'ironia, la sua 'bizzarria', che traspare dai suo racconti, dal suo epistolario e dai suoi interventi 'accademici'.

"Ovunque vada mi chiedono se, secondo me, le università soffocano gli scrittori. Il mio parere è che non ne soffocano abbastanza. Con un buon insegnante più di un best-seller si sarebbe potuto prevenire".



sabato 6 marzo 2010

Troppo buono


"Il signor Head non aveva mai conosciuto la pietà, perchè era stato troppo buono per meritarla"

(dai racconti di Flannery O'Connor, Il negro artificiale, Bompiani)


Foto da flickr/creativecommons/bookgrl





giovedì 24 dicembre 2009

Spaventati dalla fortuna


"La nostra paura del peggio è più forte del nostro desiderio del meglio"

Si riflette troppo poco sul potere che ha la paura - le paure - sulla nostra vita. Fatta eccezione per i testi anche divulgativi di psicologia e per i percorsi psicoterapeutici, se ne parla un po' a livello politico, sui giornali, da quando è diventata consuetudine cavalcarla impunemente a fini elettorali. Se ne parlava un tempo a scuola, barcamendasoi nelle interrogazioni tra pessimismo romantico e ottimismo positivista. Se ne parla pochissimo ancora nei percorsi di fede, di discernimento spirituale.

La letteratura, come spesso capita (quando è buona), ci viene in soccorso. Anche sotto forma di citazioni. Quella in apertura, che dice una profonda e dura verità, è di Elio Vittorini.

Mi fa menire in mente un passaggio di un racconto di Flannery O'Connor che mi ero segnato. Si chiama Un cerchio nel fuoco e racconta la storia della signora Cope, proprietaria di un appezzamento di terra, pronta a difenderlo con i denti di fronte a chiunque, terrorizzata dall'idea di un possibile incendio (che puntualmente di verificherà). La scrittrice americana la descrive così, dipingendo con una pennellata il suo atteggiamento ordinario di fronte alla vita: "pareva quasi spaventata dalla fortuna che aveva avuto sfuggendo alle sciagure che avrebbero potuto travolgerla".

Siamo spesso così. Spaventati perfino dalla fortuna che abbiamo, per paura del peggio. Che è poi il contrario dello spirito dell'Avvento, che oggi si chiude nella notte di vigilia. Il Natale, infatti, ci dice nella fede che in ciò che sta per accadere non si cela alcuna sciagura. E' la nostra Salvezza, invece, che ci aspetta, che ci viene a cercare.


(Nella foto, presa dal sito del Comune di Torino, Antonio Albanese ne Il ministro della Paura)



lunedì 7 dicembre 2009

La Trasfigurazione


Il prete guardò verso i pavoni. Erano arrivati in mezzo al prato. Il maschio si fermò all'improvviso e, piegando il capo all'indietro, alzò la coda e l'aprì, con un crepitio tremulo e sferzante. Tanti archi sovrapposti di piccoli soli gravidi fluttuarono in una caligine verde-oro solpra la sua testa. Il prete rimase trasecolato, a bocca aperta. La signora McIntyre si chiese se avesse mai visto un vecchio più idiota. "Così sarà l'avvento di Cristo!" esclamò il vecchio (...) La signora McIntyre arrossì e fece una faccia puritana e chiusa. Cristo, in una normale conversazione, l'imbarazzava come il sesso aveva imbarazzato sua madre (...) Ma il vecchio prete, tutto preso dal pavone, "la trasfigurazione..." mormorò.


Dal racconto Il profugo di Flannery O'Connor


(Foto da Flickr/cristianocani)



Non riusciva a liberarsi


"Non riusciva a liberarsi dalla speranza che stesse per succedergli qualcosa".

Dal racconto Enoch e il gorilla, di Flannery O'Connor.

"Di solito, stava pensando ad altro tutte le volte che il destino tirava indietro la gamba per sferragli un calcio".


(Foto da Flickr/Wetsun)

domenica 6 dicembre 2009

Una sola volta


"Questi maledetti stranieri comunisti! Loro e il loro Gesù!"

Dal racconto Il pelapatate di Flannery O'Connor.

"Coloro che incontrano Gesù anche una sola volta, non possono più sfuggirgli"

E ancora:

"Gesù è morto per redimerti" aveva detto (la madre) - "Mica gliel'ho chiesto io" aveva detto Haze (il figlio)



(Questa foto di Fabrizio De Andrè l'ho scovata casualmente su web, non so a chi appartenga: qualora ne reclamasse i diritti sono pronto a toglierla. Ma sembrava fatta apposta per tenere insieme le tre citazioni di questo post)



sabato 5 dicembre 2009

Mentre dormiva


"Le cose si succedevano rapide, una dopo l'altra, e si aveva l'impressione che il tempo volasse, al punto che non ci si ricordava più se si era vecchi o giovani"

Dal racconto Il treno di Flannery O'Connor.

"La donna aveva l'aria di essersi fatta ingannare, dal tempo. Doveva esser passato due volte più in fretta, per lei, senza che se ne rendesse conto, mentre dormiva".


(Foto da Flickr/Flynace2000)

venerdì 4 dicembre 2009

Il geranio


"Il geranio che avrebbero messo alla finestra di lì a poco gli ricordava il piccolo Grisby giù a casa, che aveva avuto la polio e doveva esser messo fuori tutte le mattine sulla sedia a rotelle e lasciato lì a sbattere le palpabre al sole".

E' un passaggio dal racconto Il Geranio di Flannery O'Connor, considerata tra i narratori più importanti del Novecento americano, morta a 39 anni nel 1964 dopo una lunga ed estenuante malattia (raccontata nel meraviglioso epistolario Sola a presidiare la fortezza, Einaudi). Sto leggendo la raccolta dei suoi racconti pubblicata in Italia da Bompiani.

Cattolica ortodossa, nata e vissuta nell'america profonda del Sud (Georgia), Flannery O'Connor è considerata un'autrice di culto - soprattutto tra gli addetti ai lavori - per i suoi romanzi, i suoi racconti, i suoi saggi sulla scrittura. Tra tutti: Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere. Edito dalla Minimum Fax. L'hanno letta, amata o imitata Bruce Springsteen e Nick Cave, Quentin Tarantino e Raymond Carver.

I suoi racconti e i suoi romanzi sono ciò che di più distante si può immaginare da un tipo di letteratura devota o edificante. Le sue storie sono crude, spietate e grottesche. I suoi personaggi meschini, bizzarri e scorretti. "La narrativa - scriveva - riguarda tutto ciò che è umano e noi siamo fatti di polvere, dunque se disdegnate d'impolverarvi non dovreste tentare di scrivere narrativa".

Raccontando la realtà Flanery O'Connor racconta il mistero, l'irruzione inaspettata, imprevedibile, spesso violenta e dolorosa della Grazia nel territorio del diavolo.



(Foto da Flickr/starsammy)