Alla fine dei secoli, quando
mi chiamerà un’altra voce
e proverò per la seconda volta
l’impeto di risurrezione
prego che come questa volta,
quando sei stato tu a chiamarmi,
alzandomi stupita dalla fossa
con le ossa che sentono la carne
stendersi nuovamente su di loro,
con la carne che sente
in sé di nuovo penetrare l’anima –
io possa, in quel tremendo campo
dove avrà inizio l’eterno,
fissare il primo sguardo su di te,
ritrovarti al mio fianco.
Margherita Guidacci da “Inno alla gioia”, Nardini, Firenze, 1983
Grazie a don Marco Statzu per l'involontaria segnalazione su Twitter di questa splendida poesia, che finirà nella mia ideale raccolta Poesie della Resurrezione.