
Un'avventura bellissima: quella del libro in sé, della sua storia, e quella della sua lettura, notte dopo notte. Leggendo, oltre le pagine, lo stupore negli occhi dei bambini - soprattutto Giosué, il più grande - vedendo 'lavorare' la loro immaginazione, ascoltando le loro reazioni e le riscostruzioni, tentando di rispondere alle loro domande.
Le Cronache di Narnia - nel susseguirsi dei racconti - sono una grande storia della Salvezza. Antico e Nuovo testamento riscritti per i bambini (e per i grandi) senza mai nominare Dio né Gesù Cristo, ma rappresentando concretamente tutti i misteri della fede cristiana: creazione, caduta, redenzione, morte e resurrezione.
Come succede per la vera poesia, il linguaggio a volte è capace di ridire in modo nuovo le eterne verità che albergano nel nostro cuore. Qualche assaggio dagli ultimi due capitoli dell'ultima storia, "Il cuore delle cose" e "L'addio alla terra delle ombre": "Tutti trovano solo quello che cercano veramente"; "Dovete guardare al cuore delle cose"; "Più entri nel cuore delle cose e più grandi diventano (più grandi sono gli universi che scopri). L'interno è sempre più grande dell'esterno"; "Nessun cosa buona verrà mai distrutta".
Infine, l'ultima pagina. I protagonisti - 4 bambini - scoprono di essere morti. Queste le parole di Aslan, il grande Leone signore di Narnia: "C'è stato un grave incidente ferroviario - disse Aslan con voce pacata - Voi e i vostri genitori, come dite nella Terra delle ombre, siete morti. La lunga notte è finita: inizia il nuovo giorno. Il sogno è terminato e questo è il momento del Grande Risveglio..."