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venerdì 10 maggio 2024

Il tribunale

Il tribunale non vuole niente da te. Ti accetta quando vieni, e ti lascia andare quando vai.

Franz Kafka, Il processo (1924)

domenica 14 aprile 2024

Il limite

Quel limite estremo al di là del quale nell'uomo non rimane più niente di umano.

Varlam Salamov, I racconti di Kolyma.

In nulla la morte - questo avevamo capito - era peggio della vita, e non temevamo né l'una né l'altra.

[...]

Ci lasciavamo trascinare dalla corrente, e stavamo per toccare il fondo, come si dice nel lager. Ci era facile vivere secondo la volontà altrui, non vi era nulla che poteva intimorirci. Non badavamo neanche a tenerci in vita, e dormendo non facevamo altro che sottostare a un regolamento, all'orario in vigore. L'ottundimento dei sentimenti come mezzo per raggiungere la tranquillità interiore.

[...]

"Il lavoro è una questione d’onore, gloria, coraggio, eroismo", queste indimenticabili parole campeggiavano su tutti i portoni dei lager dell'Unione Sovietica [...] In calce a quella scritta c'era il cognome dell'autore della citazione... Una citazione che suonava veramente grottesca, ribaltando il vero significato che la parola "lavoro" assumeva nei lager, dove lavoro significava tutto, fuorché onore, gloria ed eroismo.

martedì 16 gennaio 2024

Contro ogni dogmatismo

La letteratura è un magnifico antidoto contro ogni dogmatismo: se è buona letteratura, mostra le cose nella loro complessità, nella loro meraviglia e nelle loro contraddizioni, e l’immagine del mondo che ne esce non può essere ridotta ad alcun tipo di sistema. La gioia e la ricchezza della letteratura stanno in questo, ovvero nel suo essere priva di ciò che abbonda altrove: certezze, metodo, confini che separano ciò che è vero da ciò che è falso.

Benjamin Labatut, intervista.


 

venerdì 5 gennaio 2024

Una specie di santo

Riscoperto una decina di anni dopo la morte del suo autore, avvenuta nel 1994, e circa 40 anni dopo la sua pubblicazione, nel lontano 1965, Stoner di John Williams è diventato un caso editoriale internazionale a partire dal 2003 negli Stati Uniti e dal 2011 in Europa, assurgendo a vero e proprio libro di culto: "Una scoperta meravigliosa per tutti gli amanti della letteratura" secondo Ian McEwan. "Uno dei più grandi romanzi americani del XX secolo" nel giudizio di Bret Easton Ellis. Il «più grande romanzo americano di cui non avete mai sentito parlare» (Tim Kreider sul New York Times). "John Williams - parola di Niccolò Ammaniti - è uno di quegli scrittori che non puoi fare a meno di consigliare perché hai la certezza che farai felice il tuo prossimo".

Il libro racconta la storia semplice di un uomo, William Stoner, nato in una famiglia di contadini poveri, che scopre in sé per caso una passione struggente per la letteratura, che lo porta a diventare prima studente poi professore in un'università del Midwest, dove resterà a insegnare per tutta la vita. Un'esistenza segnata da da due guerre mondiali, scarse amicizie, un matrimonio fallito, un amore inatteso e poi abbandonato, una figlia alcolizzata, un ambiente professionale ostile, un tumore che lo conduce alla morte.

"A giudicare dalle apparenze si tratterebbe di un fallito", spiega lo stesso autore in una lettera al potenziale editore. "Come insegnante, non ha molto successo; è uno dei membri più anonimi del suo dipartimento; la sua vita privata durata è un disastro; la sua morte per cancro, al termine di una mediocre carriera, è priva di senso. Ma il nocciolo del romanzo è che si tratta di una specie di santo; o, per dirla altrimenti, il romanzo parla di un uomo che non trova alcun significato nel mondo o in se stesso - e lo trova invece, insieme a una sorta di vittoria, nell'onesto e ostinato esercizio della sua professione".

Certe volte, immerso nelle sue letture, lo assaliva la coscienza di quante cose ancora non sapeva, di quanti libri non aveva ancora letto. E la serenità tanto agognata andava in mille pezzi appena realizzava quanto poco tempo aveva per leggere tutte quelle cose e imparare quello che doveva sapere.

...

L'amore per la letteratura, per il linguaggio, per il mistero della mente e del cuore che si rivelano in quella minuta, strana e imprevedibile combinazione di lettere e parole, di neri e gelidi caratteri stampati sulla carta, l'amore che aveva sempre nascosto come se fosse illecito e pericoloso, cominciò a esprimersi dapprima in modo incerto, poi con coraggio sempre maggiore. Infine con l'orgoglio.

Cosa ha determinato l'enorme successo di questo libro? Se lo domanda lo scrittore Peter Cameron. La trama non sembra una materia particolarmente promettente per un romanzo, "tuttavia in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante [...] La verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può sfruttare una straordinaria messe letteraria". 

Stoner affronta ed esplora gli interrogativi più imprescindibili che ci è dato di conoscere: perché viviamo? Che cosa conferisce valore e significato alla vita? Che cosa vuol dire amare? Cosa vuol dire morire? (nell'ultimo straziante e bellissimo capitolo).

Non desiderava morire, ma vi furono dei momenti [...] in cui l'attesa lo rendeva impaziente, come chi sta per intraprendere un viaggio che non ha molta voglia di fare. E come ogni viaggiatore, sentiva di dover fare molte cose prima di partire, ma non riusciva a ricordare quali fossero.

...

La cosa stupefacente era la facilità con cui tutto accadeva [...] Seppe che stava aspettando qualcosa, una specie di conoscenza, ma gli sembrava di avere tutto il tempo del mondo [...] Una specie di gioia lo colse [...] Una morbidezza lo avvolse e un languore gli attraversò le membra. La coscienza della sua identità lo colse con una forza improvvisa, e ne avvertì la potenza. Era se stesso, e sapeva cosa era stato.


(Approfondisci qui e qui)


venerdì 8 dicembre 2023

Attraversare la notte insieme

Come sono Le nostre anime di notte? 

Dolenti e luminose, nel racconto di Kent Haruf che rappresenta il suo romanzo postumo, Our Souls at Night (2015). Una storia d'amore improbabile, inaspettata e contestata, che vede protagonisti due anziani vedovi della contea immaginaria di Holt, Addie e Louis. 

L'inizio è folgorante nella sua disinvolta immediatezza.

E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di maggio, appena prima che facesse buio [...] Posso entrare a parlarti di una cosa? [...] Una specie di proposta [...] Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me. - Cosa? In che senso? - Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me, la notte. E parlare. 

[...] Non parlo di sesso [...] No, non intendo questo [...] Sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto, come buoni amici. Starsene a letto insieme, e tu ti fermi a dormire. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?

Le notti sono la cosa peggiore. Ma non c'è da aver paura, se hai qualcuno accanto che ti tiene la mano. Se hai qualcuno con cui parlare.

Che cosa vuoi sapere? Da dove vieni. Dove sei cresciuta. Com'eri da ragazza. Com'erano i tuoi genitori. Che rapporti hai con tuo figlio. Come mai ti sei trasferita a Holt. Chi sono i tuoi amici. In cosa credi. Ci divertiremo un sacco a parlare, eh? Disse lei. Anch'io voglio sapere tutto di te. Non abbiamo fretta, disse lui. No, prendiamoci il tempo che ci serve.

Le pagine di Kent Haruf sono piene del dolore quotidiano del mondo, senza sconti per nessuno, ma grazie alla sua scrittura (questo è forse il segreto della sua semplicità) ogni personaggio, compreso il lettore, è come fosse accompagnato, quasi accarezzato da uno sguardo pietoso, compassionevole.

Marco Missiroli nella quarta di copertina parla di questo sguardo come del "dio timido di Haruf, che sta sopra le sue creature, ma che non disdegna di barcollare con loro, e di innamorarsi. Così la sua meccanica celeste avvolge noi tutti, minuscoli e sensibili, rifacendoci sentire parte di una salvezza".

Tu non hai paura di morire? Chiede a un certo punto Addie a Louis. - Meno di prima. Sono arrivato a credere in qualche tipo di vita dopo la morte. Un ritorno alla nostra vera essenza, un'essenza spirituale. Abitiamo in questo corpo fisico finché non torniamo allo spirito. 
- Io non so se credo a queste cose, disse Addie. Magari hai ragione tu. Lo spero.
- Vedremo, giusto? Non ancora, però.
- No, non ancora, rispose Addie. Amo questo mondo fisico. Amo questa vita insieme a te. E il vento e la campagna. Il cortile, la ghiaia sul vialetto. L'erba. Le notti fresche. Stare a letto al buio a parlare con te.

A rendere speciale il mondo di Haruf - cito da RAI Cultura - è la qualità dei rapporti umani che lui rappresenta: nelle sue storie i destini individuali s’intrecciano in modi spesso imprevedibili e i legami di amicizia spesso surclassano quelli familiari. C’è il male nei suoi libri, ci sono genitori incapaci di prendersi cura dei figli, ci sono figli che impongono ai vecchi genitori il loro modo di vedere le cose, ci sono bulli di ogni età, c’è la malattia, c’è la morte ma s’intravede anche una traccia di paradiso in terra e questa compare ogni volta che tra le persone s’istaurano relazioni autentiche.

lunedì 30 ottobre 2023

Il capolinea del mondo

Un romanzo ambientato in una clinica psichiatrica. Fatto di un unico, lungo, ininterrotto dialogo tra la protagonista, Alicia Western, e il suo terapeuta. Non succede nulla, non accadono cose, solo parole, solo linguaggio: penso che perché ci sia pazzia ci deve essere il linguaggio, dice Alicia, 20 anni, autoreclusasi in clinica: se sei abbastanza sano di mente da sapere che sei pazzo non sei così pazzo come se pensassi di essere sano di mente.

Stella Maris, di Cormac McCarthy, romanzo gemello de Il Passeggero, gli ultimi due libri del grande scrittore americano, morto lo scorso giugno all'età di 90 anni.

Alicia è un genio della matematica, una violinista talentuosa, tormentata dalla sua spaventosa intelligenza, la mente abitata da personaggi misteriosi, vivide allucinazioni, schizofrenia paranoide la diagnosi.

Se non fosse diventata una matematica - chiede il terapeuta -  cosa le sarebbe piaciuto essere? 
- Morta, risponde Alicia.

La matematica è il mondo in cui vive la nostra protagonista: l'unica entità sociale di cui io abbia mai fatto parte era il mondo della matematica. Un posto dal quale puoi voltarti a guardare il mondo dal nulla.

Il nocciolo del mondo dei pazzi - dice ancora Alicia - consiste nella consapevolezza che c'è un altro mondo e che loro non ne fanno parte.

E come si vive in quest'altro mondo, negato ai pazzi? La gente per lo più riesce a trascorrere i giorni che le sono stati assegnati in qualcosa che non sia uno stato di disperazione.

Cosa cambierebbe se potesse cambiare una cosa?
- Sceglierei di non essere qui. Su questo pianeta.

Crede in una vita oltre la vita? - insiste il terapeuta.
- È in questa che non credo.

L'assoluto capolinea del mondo è il luogo dove abita costantemente Alicia, condottavi dalla sua prodigiosa intelligenza. Similmente, l'intelligenza spaventosa del fisico Oppenehimer - figura centrale di questo romanzo come del Passeggero, il libro gemello di Stella Maris - ha condotto il mondo al capolinea della storia. Del resto, la parola prodigio deriva dalla parola mostro in latino. E la mente della protagonista è effettivamente abitata da mostri. C'è un cancello dal quale si affacciano figure inquietanti e spaventose.

Il capolinea del mondo di Alicia coincide con il capolinea del pensiero, con le frontiere ultime della matematica, con i paradossi della fisica quantistica. Un luogo dove si incontrano il niente inconcepibile (il concetto di niente è un concetto inconcepibile) e l'assoluto inconoscibile: il problema con l'assoluto inconoscibile è che se si potesse dirne qualcosa non sarebbe più l'assoluto inconoscibile.

Un luogo dove la matematica diventa, in ultima analisi, un'impresa basata sulla fede.

Non sono sicuro di capire, risponde il terapeuta, la matematica come cosa? Una specie di progetto spirituale? - È solo che non saprei come altro chiamarla, insiste Alicia. Da molto tempo penso che le verità fondamentali della matematica debbano trascendere il numero [...].  Una cosa che potrebbe evocare l'analogia con lo spirituale suppongo sia la constatazione che le più grandi intuizioni spirituali sembrano derivare dalle testimonianze di gente che barcolla nel buio.

C'è un modo di proteggere la ragazza dalla sua spaventosa intelligenza? (Chi ha letto il Passeggero sa già che non c'è). C'è un terapista che possa guarire Alicia dalla sua follia? Lei non lo crede: io penso che a guarire è l'accudimento, non la teoria. Il bene sparso per il mondo. E in ultima analisi potrebbe addirittura darsi che tutti i problemi siano problemi spirituali. Ma qui come ovunque la cura non riesce mai a stare al passo con il bisogno. 

Del resto, nelle parole di Alice, coinvolta in un rapporto incestuoso immaginario con il fratello Bobby (protagonista del Passeggero), anche l'amore è di per sé un disturbo mentale.

Si arriva alle ultime pagine del romanzo. Alice prefigura la sua fine immaginandosi persa in un bosco (il suo cadavere verrà effettivamente trovato in un bosco, scopriamo nell'incipit del Passeggero).

La sera uno poteva accendere un piccolo fuoco. Magari trovare una grotta. Un ruscello di montagna [...] La notte mi sarei avvolta nella coperta contro il freddo [...] e avrei pregato di poter vedere la verità del mondo prima di morire. Ogni tanto di notte gli animali sarebbero venuti fino al limite del fuoco e si sarebbero aggirati nei paraggi e le loro ombre si sarebbero spostate fra gli alberi e io avrei capito che quando il fuoco si fosse ridotto in cenere sarebbero venuti e mi avrebbero portato via e sarei stata la loro eucaristia. E questa sarebbe stata la mia vita. E sarei stata felice.

Il congedo, alla fine. 

Credo che il nostro tempo sia scaduto. 
- Lo so. Mi tenga la mano
Tenerle la mano? 
- Sì. Voglio che lo faccia. 
D'accordo. Perché? 
- Perché è quello che fanno le persone quando aspettano la fine di qualcosa.

venerdì 29 settembre 2023

Il volto di Dio

Il passeggero di Cormac McCarthy è un libro che ci costringe a camminare sospesi sull'orlo dell'abisso: un'oscurità senza nome né misura.

Eppure su quell'orlo, su quel bordo, succedono cose, si dicono cose, come queste.

Il protagonista si reca nella clinica psichiatrica dove la sorella, morta suicida, ha passato le sue ultime settimane di vita. Lì incontra Jeffrey, da 18 anni in manicomio, che risponde così alle sue domande:

Che faccia aveva? Nessuna faccia. Che faccia dovrebbe avere? Non esistono facce a cui lo si possa accostare.

E allora come facevi a sapere che era Gesù?

Mi prendi per i fondelli? Sul serio credi che uno possa vedere Gesù e non sapere chi diavolo è?

Ha detto qualcosa?

No, non ha detto niente.

L'hai più rivisto?

No.

Ma non hai perso la fede in lui.

No. L'israelita guarisce. È tutto quello che c'è da sapere. Fammi citare Thomas Barefoot. La sua verità non gli tornerà indietro vuota. Farà quello che lui vuole che faccia. Forse dovresti rifletterci.

Chi è Thomas Barefoot?

Un detenuto per omicidio. In attesa di essere giustiziato dallo Stato del Texas. Comunque, Gesù quando lo hai visto una volta lo hai visto per sempre. Il caso è chiuso.
Definitivamente.

Già. È un tizio piuttosto definitivo.
Non vedi una discrepanza tra quello che sai del mondo e quello che credi di Dio?

Io di Dio non credo niente. Mi limito a credere in Dio. Kant aveva ragione riguardo alle stelle sopra e alla verità dentro. L'ultima luce che vedrà il non credente non sarà l'offuscarsi del sole. Sarà l'offuscarsi di Dio. Nasciamo tutti dotati della facoltà di vedere il meraviglioso. Non vederlo è una scelta.

giovedì 28 settembre 2023

In una lingua sconosciuta

Sapeva che quando sarebbe morto avrebbe visto il suo volto e sperava di portare con sé quella bellezza nelle tenebre, ultimo pagano sulla terra, cantando piano sul suo giaciglio in una lingua sconosciuta.

martedì 28 febbraio 2023

Caduto dentro un sogno

Un uomo, una volta nato, cade dentro a un sogno come si cade in mare

Lord Jim, il romanzo di Joseph Conrad, viene pubblicato nell’anno 1900, esattamente a cavallo di due secoli. Il suo protagonista è figlio del sogno romantico del XIX secolo dal quale è costretto a svegliarsi cadendo in mare, quasi inciampando su una scialuppa, così come sembra inciampare nel mondo nuovo del secolo XX. 

Bello di viso potente di corpo, lord Jim vive idealmente nel fantasioso reame delle imprese romantiche, fino a quando la realtà inaspettata non lo mette in contatto con la sua vera deludente cifra morale, l’ombra sinistra della conoscenza di sé, una verità che si dimenava dentro di lui. L’ideale cede il passo al reale rimosso, all’irrazionale. 

Voleva fare l'eroe tragico, Jim, finisce per diventare un eroe buffo e un po’ grottesco. Solenne e ridicolo, incapace di vivere: il più grande idiota mai esistito. Quasi senza accorgercene, siamo entrati nel novecento letterario, nella galleria di personaggi inetti vittime dei propri fantasmi (È impossibile placare lo spettro di un fatto), persi nell’incoerente e interminabile conversazione interiore, prigionieri della propria solitudine, esposti al terribile (e ridicolo) interrogatorio della propria coscienza

Il guaio è che Lord Jim era di quelli giusti, era uno di noi, davvero troppo simile a uno di noi per non essere pericoloso. Per noi, come per lui, non è bello quando scopri che non puoi far diventare vero il sogno... Cosa resta allora? Un crudele e insolubile misteroUna nauseante insinuazione di comune colpevolezza.


Lord Jim è romantico e idealista, quanto noi siamo forse cinici e sfiduciati. Il problema, per lui e per noi, non è come guarire. Il problema è come vivere.





giovedì 22 dicembre 2022

Il culmine della felicità umana

È la sottomissione. L'idea sconvolgente e semplice [...] che il culmine della felicità umana consista nella sottomissione più assoluta.

Michel Houllebecq, Sottomissione (Bompiani).

La totalità degli animali e la schiacciante maggioranza degli uomini vivono senza mai provare il minimo bisogno di giustificazione.  Vivono perché vivono, tutto qua, è così che ragionano;  poi immagino che muoiano perché muoiono, e che questo, ai loro occhi, concluda l'analisi [...] 

L'umanità non mi interessava, anzi, mi disgustava, gli uomini non li reputavo neanche lontanamente i miei fratelli [...] 

Non provavo nessuna soddisfazione nel ritrovarmi in mezzo ai miei simili [...] 

Già solo la parola umanesimo mi metteva una leggera voglia di vomitare [...] 

L'idea della divinità di Cristo era l'errore fondamentale che portava ineluttabilmente all'umanesimo e ai diritti dell'uomo.

Gesù (insipido rampollo) aveva troppo amato gli uomini, ecco il problema; lasciarsi crocifiggere per loro testimoniava quantomeno una mancanza di buon gusto.


giovedì 8 dicembre 2022

Proletario degli dei

Gli dei avevano condannato Sisifo a far rotolare senza posa un macigno fino alla cima di una montagna, dalla quale la pietra ricadeva per azione del suo stesso peso. Essi avevano pensato, con una certa ragione, che non esiste punizione più terribile del lavoro inutile e senza speranza [...]

Se questo mito è tragico, è perché il suo eroe è cosciente. In che consisterebbe, infatti, la pena, se,  a ogni passo, fosse sostenuto dalla speranza di riuscire? L'operaio di oggi si affatica, ogni giorno della vita, dietro lo stesso lavoro e il suo destino non è tragico che nei rari momenti in cui egli diviene cosciente. Sisifo, proletario degli dei, impotente e ribelle, conosce tutta estensione della sua miserevole condizione: è a questa che pensa durante la discesa [...] Non esiste destino che non possa essere superato dal disprezzo [...]

Anche  la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo.  Bisogna immaginare Sisifo felice.

(Albert Camus, Il mito di Sisifo, 1942)


giovedì 3 novembre 2022

Come una specie di monaco

Terzo volume della Trilogia della pianura di Kent Haruf

Dopo Benedizione e Canto della pianura, stavolta è Crepuscolo (Eventide) il titolo del libro, tradotto come gli altri da Fabio Cremonesi, che regala al lettore anche una piccola nota finale in cui parla di una "distanza abissale" che separa la "luminosa fiducia" dell'autore nel genere umano "dal cinismo corrivo, ma anche dal sentimentalismo corrivo di troppa letteratura di questi anni". 

Le numerose relazioni narrate nel romanzo, al netto del dolore e a volte della violenza, sono fatte di accudimento e timidezza, pudore e immotivata gentilezza

Un romanzo pieno di storie e pieno di vita, ambientato in un posto che non esiste ‐ la contea di Holt, in Colorado ‐ eppure così vero da volercisi trasferire.

"Se ho imparato qualcosa nella vita, ‐ scrive Kent Haruf parlando di sé - è che bisogna credere in sé stessi anche se nessun altro lo fa. Sentivo di avere una fiammella di talento, non un grande talento, ma una fiammella che dovevo alimentare regolarmente, come una specie di monaco, per impedirle di spegnersi"

sabato 15 ottobre 2022

Balsamo

Benedizione non è solo il titolo del libro, ma il libro stesso per il lettore che avrà la fortuna di averlo tra le mani.

Primo capitolo della Trilogia della pianura, il romanzo di Kent Haruf è un balsamo per l'anima: Non mi hai perdonato, vero? - Sei tu che non te lo sei mai perdonato

La morte, la vita, le relazioni, il dolore e l'amore raccontati con tale delicatezza e verità (senza sconti) da avvertire una profonda dolente compassione per ognuno dei personaggi di questa immaginaria cittadina americana, in fondo per ognuno di noi.

Dall'esergo, "Benedizione: atto con cui si consacra, invocazione di beatitudine".


martedì 4 ottobre 2022

Vite indispensabili


Mi sembra una follia andare a vivere laggiù con due vecchi. È vero, disse Maggie. Ma questi sono tempi folli. Certe volte penso che non ci siano mai stati tempi più folli di questi.

Canto della pianura, di Kent Haruf, secondo volume della trilogia della pianura. 

Grande sorpresa per un libro bellissimo, struggente nella sua "voce stupenda, quieta e silenziosa" (Tommaso Pincio), commovente nella semplicità del  suo racconto di "vite insignificanti ma indispensabili". 

Racconto corale carico di dignità, dolore trattenuto, amore negato, rimpianto e donato

L'umanità come legno storto e pane spezzato. L'umanità come speranza, delusione e continua possibilità. 

sabato 24 settembre 2022

Dentro la notte


Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte, 1932.

Libro dello sradicamento, del sarcasmo e dell'irrisione violenta, è considerato un classico della narrativa europea del Novecento.

I vagabondaggi del medico francesce Ferdinand Bardamu, dalla prima guerra mondiale (un mattatoio internazionale in preda alla follia) all'Africa coloniale, dall'America del fordismo alla Parigi dei poveri, mettono impietosamente a nudo sia le miserie dell'individuo (bestia verticale) che quelle della società in cui si muove (una prigione che non ha bisogno di porte). Ogni valore ha perso tenuta. La distinzione tra bene e male si è fatta drammaticamente sempre più labile (l'anarchia dappertutto) . L'unica legge pare essere quella della sopravvivenza. Celine lanciava con questo libro - scrisse il critico letterario del Berliner Tageblatt - "una bomba contro l'intero edificio della nostra umanità". 

***

Bisognerà raccontare tutto senza cambiare una parola, di quel che si è visto di più schifoso negli uomini

***

È degli uomini e di loro soltanto che bisogna aver paura

***

La miglior cosa che puoi fare quando sei a 'sto mondo, è di uscirne. 


mercoledì 10 agosto 2022

Non puoi mai sapere

Un professore di lettere classiche ripercorre il suo seminario universitario sull'epopea di Ulisse, intrecciando la storia dei protagonisti con quella della sua famiglia. 

Un'Odissea. Un padre, un figlio e un'epopea di Daniel Mendelsohn (Einaudi, 2018) è un libro prezioso sorprendente sui rapporti tra padri e figli, sui significati dell'Odissea, sul valore della letteratura e dell'insegnamento

Una delle stranezze dell'insegnamento è che non puoi mai sapere quale effetto farai sugli altri. Non puoi mai sapere, nel caso tu abbia qualcosa da insegnare, chi saranno i tuoi veri studenti, quelli che coglieranno quel che hai da dare e lo faranno proprio - e quell che hai da dare è, in non piccola parte, quello che tu stesso hai imparato da qualche altro insegnante, uno che a sua volta si domandava se avresti incamerato quel che aveva da dare, uno che, quando tu sarai abbastanza vecchio da scrivere su quell'esperienza, sarà vecchio quanto i tuoi genitori, se non addirittura già morto. Non puoi mai davvere sapere quale dei giovani raccolti intorno al tavolo del seminario verrà, per una qualunque ragione, toccato dall'insegnante o dal testo così in profondità che il contenuto della lezione sopravviverà al di fuori dell'aula, e di te. 


mercoledì 13 luglio 2022

La prova che torneremo

Da Sempre tornare, ultima tappa dellantrilogia a ritroso di Daniele Mencarelli, dopo Tutto chiede salvezza e La casa degli sguardi, sempre pper Mondadori. 

Non so come, ma la bellezza c'entra.
Dentro ogni colore acceso, a ogni battito di ciglia che rinnova lo stupore, io sento qualcosa, come un nome che chiede di essere trovato, e pronunciato. Dentro la bellezza ci abita qualcuno. 
Come ti chiami?
Siamo soli tu e io: esci fuori.
Non lo dirò a nessuno.

***

Ho sempre avuto la sensazione che negli occhi degli animali, dentro certi sguardi come quello che mi sta offrendo questo gatto di strada, passi un desiderio enorme di comunicare nell'impossibilità di farlo.
Da anni ho una certezza. Anche questa la tengo per me.
Gli animali sanno.
Per questo non parlano.
Per questo Dio gli ha tolto la parola.

***

Vorrei avere il coraggio di confessare ad Annamaria cos'è Dio nella mia vita. Non proprio lui, ma il desiderio di lui. Mi piacerebbe farle sentire cosa ho dentro. Prenderle la mano dal volante e poggiarmela al centro del petto. Dirle senza nessuma vergogna: "Io è come se c'avessi dentro un cane che s'è perso il padrone, con quella nostalgia, come se c'avesse vissuto assieme. E lo cerca ovunque. In certi momenti il profumo del padrone si fa più intenso, allora tutto diventa una presenza innamorata, ma sono lampi, bruciature di luce, in quegli istanti vedo la mano che ha piantato gli alberi" [...] Dio, ti prego, non farmi il torto di non esistere.

***

E mi ha preso una felicità che mi sarei abbracciato da solo. Questo viaggio è la cosa più bella che abbia mai vissuto.

***

Io voglio una risposta, una solamente.
La prova che torneremo.

lunedì 23 maggio 2022

Conoscere me stesso

Io non imprendo questo viaggio meraviglioso per ingannare me stesso, bensì per imparare a conoscere me stesso attraverso i vari oggetti.

Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia (1786-1788).

Non sono mai stato felice come ora

mercoledì 2 marzo 2022

Dentro per anni

Il sozzo carico di male che si tiene dentro per anni e nessuno si accorge di avere.

(Dino Buzzati, Non aspettavano altro)

domenica 27 febbraio 2022

Il semolino

Avevo diciotto anni quando scelsi il semolino, e dirò subito che non fu una decisione imposta dai miei, e neanche dettata dall'interesse. La verità è che il semolino a quell'epoca mi piaceva, e io credevo sinceramente che potesse farmi lieto per tutta la vita. Debbo anche aggiungere che non avevo grande esperienza alimentare, come la maggior parte dei nostri giovani: qualche tozzo di pane, un paio di mele, una fettina di salame. Ora, si sa come sono fatti i ragazzi: usciti dalla fase dell'alimentazione notturna e inconsapevole, con poche e distorte informazioni sul cibo, non vedono l'ora di sceglierne uno, e finiscono per prendere la prima cosa che gli solleciti l'appetito. Per parte mia lo dico sempre, ai giovani che m'accade di conoscere; queste sono scelte che purtroppo, nella nostra società dominata dal tabù alimentare, non ammettono poi rimedi, tranne questo, di ricorrere, come facevo appunto io, alla bistecca clandestina, consumata in segreto e quasi al buio, con la complicità di una cuoca contrabbandiera, che oltretutto te la fa pagare un occhio della testa, perché la legge Merlin è assai pesante, per questi reati: fino a sette anni per chi favorisce l'alimentazione altrui, e ne trae profitto.

Luciano Bianciardi, La solita zuppa (in LA solita zuppa e altre storie): uno dei racconti più belli e sorprendenti letti ultimamente. Una satira ironico-surreale su sesso, cibo e società dei consumi negli anni 60, con tanto di riferimenti politici (il divorzio, la legge Merlin) e religiosi (la predicazione di Gesù). Il tabù sessuale diventa tabù alimentare, mentre la società del benessere ha fatto del sesso un bene di consumo per grandi e piccini. 

Testo divertente, scorretto, acuto, coraggioso, scritto benissimo.