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lunedì 1 luglio 2024

L'abisso con gli occhi degli altri

Io guardo l'abisso con gli occhi degli altri. 

L'arte di legare le persone, di Paolo Milone (Einaudi) è un libro sulla follia scritto da un neuropsichiatra e ambientato in reparto di psichiatria (Avendo fuggito ogni altro lavoro per paura, mi ritrovo a fare il lavoro che fa più paura a tutti).

Un libro estremo, eppure poetico nella sua capacità di guardare in faccia il dolore senza farsi annientare, restituendoci uno sguardo più vero e una parola più umana. 

Se non hai mai provato il dolore psichiatrico, non dire che non esiste. Ringrazia il Signore e taci.

La realtà descritta nel libro è dura, concretissima e drammatica, senza sconti (ad esempio le pagine sulla contenzione fisica), ma quello di Milone non è un saggio né un libro di denuncia: è "un'opera letteraria sulla salute mentale - commenta lo scrittore Nicola Lagioia - tra le più belle, inusuali e poetiche degli ultimi anni. Un libro unico". Letteraria è la sua struttura - che ricorda un diario ma senza vincoli cronologici - e la sua scrittura, sempre aderente alla realtà ma sempre aperta a possibili suggestioni, combinazioni, immagini e significati ulteriori.

Quando procediamo per entrare in Reparto 77, noi siamo come i pescatori che vanno al mare; prima di imbarcarci e prendere il largo, chiediamo le previsioni metereologiche. Calma piatta, mare mosso, molto mosso, agitato. Burrasca in arrivo. Sull'uscio ci fermiamo e ci mettiamo la cerata nel vento.

(...)

Il bene e il male che facciamo a un'altra persona si riverbera e si propaga in mille modi / tra i suoi parenti amici e conoscenti / e, nel tempo, si trasmette a tutti i discendenti. / Sarà qualcosa di infinitesimo, un movimento atomico, / un'ombra, un fremito, ma esiste ma esiste e si diffonde nell'universo. / Vedi, Giulia, noi contribuiamo a migliorare o peggiorare l'universo / e, su questo, abbiamo una responsabilità.

(...)

Luciano, per essere più forte del dolore, / più forte della paura, / più forte del rancore, / ti sei fatto vento.

(...) 

Ma se non lo sanno i suicidi falliti perché hanno tentato di uccidersi, / come possiamo capirlo noi.

(...)

Le chiavi servono a chiudere la follia in Reparto 77 quando si torna a casa

(...)

Filippo, tu che ce l'hai fatta a passare, / e ora sei tutto graffi, sporco, sudore, dimmi com'è di là. Di là dove non c'è ragione. / Io curo grandi mappe della frontiera. / Per quali sentieri nascosti, per quali valichi, gole, precipizi, sei riuscito a passare? / Dimmi com'è di là.

(...)

I depressi usano l'indicativo passato: / io ho sbagliato, io non sono riuscito... / oppure il presente, ma con un profondo legame con il passato: io sono colpevole, io sono fallito. / Gli euforici usano l'imperativo: vieni, fai, compra / e usano il futuro: festeggeremo, conquisteremo, ci vedremo. / Gli schizofrenici sbagliano tutto: dicono io sono invece di io ero, io sarò, io sarei, io fossi. / I caratteriali, sempre all'imperativo: scrivi, dammi, ascoltami, ubbidisci. / I nevrotici sono persone deliziose che usano il condizionale: potrei, sarebbe così gentile... / o il congiuntivo: se fosse possibile, se fossi sicuro di non disturbarla... / Giulia, stai attenta alle persone al congiuntivo trapassato: se io fossi stato, se io avessi avuto. Sono le peggiori.

(...)

Chi è triste esce poco di casa, e spende meno di chi è allegro. / L'ideale per la società dei consumi è tutti allegri e nessuno triste. / La tristezza è uno stato mentale eversivo.

(...)

La società dei consumi non ha nulla da dire sulla morte / per il semplice fatto che i morti non consumano.

(...)

Poetico è il mal d'amore, il rimpianto, il lutto, / poetico è il dolore tragico che trova ragione, vendetta, riscatto, / impoetico è questo dolore, monotono, lento, insaziabile, sequestratore. / Poetica è la nostalgia, impoetica la depressione. / Poetica è la fantasia, impoetico il deliro. / Poetico è il timore, impoetica l'ansia. / Poetico il desiderio, impoetica la dipendenza. / La poesia non frequenta la Psichiatria, si ferma sulla soglia. / Dove non entra la vanga della poesia, zolle dure, secche, infertili e fredde. / Noi ci occupiamo del dolore impoetico.






lunedì 10 giugno 2024

Posseduto dalla verità

Gustav Janouch, Conversazioni con Kafka. Uscito per la prima volta nel 1951, in seconda versione nel 1968, rappresenta un documento "unico e imperdibile", perché riporta pensieri e considerazioni inedite del grande scrittore praghese, raccolte in via colloquiale dal giovane Gustav, aspirante scrittore anche lui, in una frequentazione amicale e intellettuale risalente agli anni 20 del secolo XX. Il padre di Gustav era collega di Kafka presso l'Istituto di Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, luogo principale dove si svolgono la gran parte di queste conversazioni.

Franz Kafka parla di tutto: la scrittura, l'arte, la verità, la guerra, la società, l'ebraismo, la fede, la malattia, la sua personale condizione esistenziale.
Ne emerge un ritratto intenso e misterioso dello scrittore - un "santo posseduto dalla verità" - che offre al lettore inesauribili spunti di riflessione.

venerdì 10 maggio 2024

Il tribunale

Il tribunale non vuole niente da te. Ti accetta quando vieni, e ti lascia andare quando vai.

Franz Kafka, Il processo (1924)

giovedì 2 maggio 2024

L'urlo del lupo

Vino e pane, di Ignazio Silone, scritto tra il 1936 e il 1937, romanzo cristologico antifascista.

***

"Si hanno notizie di Luigi Murica?" domandò don Paolo. "È ancora in carcere?"
"È morto ieri".
"Consummatum est" disse don Paolo.
[...] 
"Luigi aveva scritto su un pezzo di carta: la verità e la fraternità regneranno tra gli uomini al posto della menzogna e dell'odio, il lavoro regnerà al posto del denaro. Quando l'hanno arrestato gli hanno trovato quel biglietto che egli non ha rinnegato. Nel cortile della caserma della milizia di Fossa gli hanno perciò messo in testa un vaso da notte in luogo di corona. Quest'è la verità, gli hanno detto. Gli hanno messo una scopa nella mano destra in luogo di scettro. Quest'è la fraternità, gli hanno detto. Gli hanno poi avvolto il corpo in un tappeto rosso raccolto da terra, l'hanno bendato e i militi se lo sono spinto a pugni e a calci tra loro. Quest'è il regno del lavoro, gli hanno detto. Quando è caduto per terra gli hanno camminato di sopra, pestando coi talloni ferrati. Dopo questo inizio d'istruttoria, egli è vissuto ancora un giorno"

[...]

Il vecchio Murica (il padre di Luigi) in piedi, a capo del tavolo, dava da bere e da mangiare agli uomini attorniato. 
"È lui" egli disse "che mi ha aiutato a seminare, a sarchiare, a mietere, a trebbiare, a macinare il grande di cui è fatto questo pane. Prendete e mangiate, quest'è il suo pane".
Altri arrivarono. Il padre versò da bere e disse: "È lui che mi ha aiutato a potare, insolfare, sarchiare, vendemmiare la vigna dalla quale viene questo vino. Bevete, quest'è il suo vino". [...]
"Il pane e il vino della comunione" disse un vecchio. "Il grano e l'uva calpestati. Il corpo e il sangue".

***

A un certo momento una voce rispose da lontano, ma non era voce umana.oareva il guaito d'un cane, ma più acuto e prolungato. Probabilmente Cristina lo riconobbe. Era l'urlo del lupo. L'urlo della carnaccia. Il richiamo agli altri lupi sparsi sulla montagna. L'invito al banchetto comune. Attraverso il nevischio e l'oscurità della notte incipiente, Cristina vide accorrere una belva verso di lei, apparendo e sparendo velocemente, attraverso I fossati di neve. Da lontano ne vide apparire altre. Allora s'inginocchiò, chiuse gli occhi e si fece il segno della croce.

 

domenica 14 aprile 2024

Il limite

Quel limite estremo al di là del quale nell'uomo non rimane più niente di umano.

Varlam Salamov, I racconti di Kolyma.

In nulla la morte - questo avevamo capito - era peggio della vita, e non temevamo né l'una né l'altra.

[...]

Ci lasciavamo trascinare dalla corrente, e stavamo per toccare il fondo, come si dice nel lager. Ci era facile vivere secondo la volontà altrui, non vi era nulla che poteva intimorirci. Non badavamo neanche a tenerci in vita, e dormendo non facevamo altro che sottostare a un regolamento, all'orario in vigore. L'ottundimento dei sentimenti come mezzo per raggiungere la tranquillità interiore.

[...]

"Il lavoro è una questione d’onore, gloria, coraggio, eroismo", queste indimenticabili parole campeggiavano su tutti i portoni dei lager dell'Unione Sovietica [...] In calce a quella scritta c'era il cognome dell'autore della citazione... Una citazione che suonava veramente grottesca, ribaltando il vero significato che la parola "lavoro" assumeva nei lager, dove lavoro significava tutto, fuorché onore, gloria ed eroismo.

mercoledì 28 febbraio 2024

Se conoscesse l'ora

Axel Munthe, pensieri sulla morte da La storia di San Michele.

Non nasce in me pensier che non vi sia dentro scolpita la morte (Michelangelo).

***

Poeti e filosofi, che in sonori versi e in prosa, spesso impallidiscono soltanto a sentire il nome di questa loro ottima amica. Leopardi, il più grande poeta dell'Italia moderna, che invocava la morte in squisite rime da quando era ragazzo, quando il colera scoppiò a Napoli. 

***

È inutile darsi tanta fretta, siamo tutti sicuri di raggiungere la meta.

***

L'uomo non potrebbe sopportare la vita se conoscesse l'ora della morte.

***

Nessuna vacanza per la sofferenza, nelle corsie degli ospedali, nessuna vacanza per la morte [...]

Sembrava che la morte avesse preso dimora stabile nel vecchio, tetro ospedale, che per secoli aveva protetto tanta sofferenza e tanto dolore. A volte veniva correndo per la corsia, colpendo a destra e a sinistra, giovani e vecchi, con cieco furore come una pazza, strozzando una vittima con una lenta stretta della sua mano, e strappando ad un'altra la fascia dalla ferita aperta finché l'ultima goccia di sangue fosse sgorgata. A volte veniva in punta di piedi, quieta e silenziosa, per chiudere con un gentile tocco delle sue dita gli occhi d'un altro sofferente che restava quasi con un sorriso, dopo la sua partenza. Spesso, io che ero lì per impedire il suo avvicinarsi, non sospettavo nemmeno che dovesse venire. Soltanto i bimbi al petto delle loro madri sentivano la sua presenza e si agitavano nel sonno con un grido d'angoscia, mentre lei passava. E più spesso che no, qualcuna delle vecchie monache, che avevano trascorso la vita nelle corsie, la vedeva venire in tempo per posare un crocifisso sul letto.

***

Perché dovrei pensare alla morte? Dio, nella sua misericordia, ha reso la morte invisibile all'occhio dell'uomo. Sappiamo che è là, alle nostre spalle, come la nostra ombra, che mai ci perde di vista e pertanto mai la vediamo e raramente vi pensiamo. Più ci avviciniamo alla tomba, più la morte si allontana dal nostro pensiero. Davvero ci voleva un Dio per compiere tale miracolo!

***

Sappiamo che dobbiamo morire. Non sappiamo altro di ciò che ci attende. Tutto il resto è pura supposizione, il più delle volte è errata.

lunedì 26 febbraio 2024

Luce ovunque

Voglio che la mia casa sia aperta al sole, al vento e alla voce del mare, come un tempio greco, e luce, luce, luce dovunque.

Che scoperta la storia di Axel Munthe e della sua villa di San Michele ad Anacapri.

È proprio vero:

Il più grande compilatore di storie sensazionali è la vita.








venerdì 8 dicembre 2023

Attraversare la notte insieme

Come sono Le nostre anime di notte? 

Dolenti e luminose, nel racconto di Kent Haruf che rappresenta il suo romanzo postumo, Our Souls at Night (2015). Una storia d'amore improbabile, inaspettata e contestata, che vede protagonisti due anziani vedovi della contea immaginaria di Holt, Addie e Louis. 

L'inizio è folgorante nella sua disinvolta immediatezza.

E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di maggio, appena prima che facesse buio [...] Posso entrare a parlarti di una cosa? [...] Una specie di proposta [...] Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me. - Cosa? In che senso? - Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me, la notte. E parlare. 

[...] Non parlo di sesso [...] No, non intendo questo [...] Sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto, come buoni amici. Starsene a letto insieme, e tu ti fermi a dormire. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?

Le notti sono la cosa peggiore. Ma non c'è da aver paura, se hai qualcuno accanto che ti tiene la mano. Se hai qualcuno con cui parlare.

Che cosa vuoi sapere? Da dove vieni. Dove sei cresciuta. Com'eri da ragazza. Com'erano i tuoi genitori. Che rapporti hai con tuo figlio. Come mai ti sei trasferita a Holt. Chi sono i tuoi amici. In cosa credi. Ci divertiremo un sacco a parlare, eh? Disse lei. Anch'io voglio sapere tutto di te. Non abbiamo fretta, disse lui. No, prendiamoci il tempo che ci serve.

Le pagine di Kent Haruf sono piene del dolore quotidiano del mondo, senza sconti per nessuno, ma grazie alla sua scrittura (questo è forse il segreto della sua semplicità) ogni personaggio, compreso il lettore, è come fosse accompagnato, quasi accarezzato da uno sguardo pietoso, compassionevole.

Marco Missiroli nella quarta di copertina parla di questo sguardo come del "dio timido di Haruf, che sta sopra le sue creature, ma che non disdegna di barcollare con loro, e di innamorarsi. Così la sua meccanica celeste avvolge noi tutti, minuscoli e sensibili, rifacendoci sentire parte di una salvezza".

Tu non hai paura di morire? Chiede a un certo punto Addie a Louis. - Meno di prima. Sono arrivato a credere in qualche tipo di vita dopo la morte. Un ritorno alla nostra vera essenza, un'essenza spirituale. Abitiamo in questo corpo fisico finché non torniamo allo spirito. 
- Io non so se credo a queste cose, disse Addie. Magari hai ragione tu. Lo spero.
- Vedremo, giusto? Non ancora, però.
- No, non ancora, rispose Addie. Amo questo mondo fisico. Amo questa vita insieme a te. E il vento e la campagna. Il cortile, la ghiaia sul vialetto. L'erba. Le notti fresche. Stare a letto al buio a parlare con te.

A rendere speciale il mondo di Haruf - cito da RAI Cultura - è la qualità dei rapporti umani che lui rappresenta: nelle sue storie i destini individuali s’intrecciano in modi spesso imprevedibili e i legami di amicizia spesso surclassano quelli familiari. C’è il male nei suoi libri, ci sono genitori incapaci di prendersi cura dei figli, ci sono figli che impongono ai vecchi genitori il loro modo di vedere le cose, ci sono bulli di ogni età, c’è la malattia, c’è la morte ma s’intravede anche una traccia di paradiso in terra e questa compare ogni volta che tra le persone s’istaurano relazioni autentiche.

lunedì 30 ottobre 2023

Il capolinea del mondo

Un romanzo ambientato in una clinica psichiatrica. Fatto di un unico, lungo, ininterrotto dialogo tra la protagonista, Alicia Western, e il suo terapeuta. Non succede nulla, non accadono cose, solo parole, solo linguaggio: penso che perché ci sia pazzia ci deve essere il linguaggio, dice Alicia, 20 anni, autoreclusasi in clinica: se sei abbastanza sano di mente da sapere che sei pazzo non sei così pazzo come se pensassi di essere sano di mente.

Stella Maris, di Cormac McCarthy, romanzo gemello de Il Passeggero, gli ultimi due libri del grande scrittore americano, morto lo scorso giugno all'età di 90 anni.

Alicia è un genio della matematica, una violinista talentuosa, tormentata dalla sua spaventosa intelligenza, la mente abitata da personaggi misteriosi, vivide allucinazioni, schizofrenia paranoide la diagnosi.

Se non fosse diventata una matematica - chiede il terapeuta -  cosa le sarebbe piaciuto essere? 
- Morta, risponde Alicia.

La matematica è il mondo in cui vive la nostra protagonista: l'unica entità sociale di cui io abbia mai fatto parte era il mondo della matematica. Un posto dal quale puoi voltarti a guardare il mondo dal nulla.

Il nocciolo del mondo dei pazzi - dice ancora Alicia - consiste nella consapevolezza che c'è un altro mondo e che loro non ne fanno parte.

E come si vive in quest'altro mondo, negato ai pazzi? La gente per lo più riesce a trascorrere i giorni che le sono stati assegnati in qualcosa che non sia uno stato di disperazione.

Cosa cambierebbe se potesse cambiare una cosa?
- Sceglierei di non essere qui. Su questo pianeta.

Crede in una vita oltre la vita? - insiste il terapeuta.
- È in questa che non credo.

L'assoluto capolinea del mondo è il luogo dove abita costantemente Alicia, condottavi dalla sua prodigiosa intelligenza. Similmente, l'intelligenza spaventosa del fisico Oppenehimer - figura centrale di questo romanzo come del Passeggero, il libro gemello di Stella Maris - ha condotto il mondo al capolinea della storia. Del resto, la parola prodigio deriva dalla parola mostro in latino. E la mente della protagonista è effettivamente abitata da mostri. C'è un cancello dal quale si affacciano figure inquietanti e spaventose.

Il capolinea del mondo di Alicia coincide con il capolinea del pensiero, con le frontiere ultime della matematica, con i paradossi della fisica quantistica. Un luogo dove si incontrano il niente inconcepibile (il concetto di niente è un concetto inconcepibile) e l'assoluto inconoscibile: il problema con l'assoluto inconoscibile è che se si potesse dirne qualcosa non sarebbe più l'assoluto inconoscibile.

Un luogo dove la matematica diventa, in ultima analisi, un'impresa basata sulla fede.

Non sono sicuro di capire, risponde il terapeuta, la matematica come cosa? Una specie di progetto spirituale? - È solo che non saprei come altro chiamarla, insiste Alicia. Da molto tempo penso che le verità fondamentali della matematica debbano trascendere il numero [...].  Una cosa che potrebbe evocare l'analogia con lo spirituale suppongo sia la constatazione che le più grandi intuizioni spirituali sembrano derivare dalle testimonianze di gente che barcolla nel buio.

C'è un modo di proteggere la ragazza dalla sua spaventosa intelligenza? (Chi ha letto il Passeggero sa già che non c'è). C'è un terapista che possa guarire Alicia dalla sua follia? Lei non lo crede: io penso che a guarire è l'accudimento, non la teoria. Il bene sparso per il mondo. E in ultima analisi potrebbe addirittura darsi che tutti i problemi siano problemi spirituali. Ma qui come ovunque la cura non riesce mai a stare al passo con il bisogno. 

Del resto, nelle parole di Alice, coinvolta in un rapporto incestuoso immaginario con il fratello Bobby (protagonista del Passeggero), anche l'amore è di per sé un disturbo mentale.

Si arriva alle ultime pagine del romanzo. Alice prefigura la sua fine immaginandosi persa in un bosco (il suo cadavere verrà effettivamente trovato in un bosco, scopriamo nell'incipit del Passeggero).

La sera uno poteva accendere un piccolo fuoco. Magari trovare una grotta. Un ruscello di montagna [...] La notte mi sarei avvolta nella coperta contro il freddo [...] e avrei pregato di poter vedere la verità del mondo prima di morire. Ogni tanto di notte gli animali sarebbero venuti fino al limite del fuoco e si sarebbero aggirati nei paraggi e le loro ombre si sarebbero spostate fra gli alberi e io avrei capito che quando il fuoco si fosse ridotto in cenere sarebbero venuti e mi avrebbero portato via e sarei stata la loro eucaristia. E questa sarebbe stata la mia vita. E sarei stata felice.

Il congedo, alla fine. 

Credo che il nostro tempo sia scaduto. 
- Lo so. Mi tenga la mano
Tenerle la mano? 
- Sì. Voglio che lo faccia. 
D'accordo. Perché? 
- Perché è quello che fanno le persone quando aspettano la fine di qualcosa.

mercoledì 11 ottobre 2023

Cosa c'è sotto le cose

Nessuno può capire cosa c'è sotto le cose.

Marco Balzano, Resto qui (2018).

Anche le ferite che non guariscono prima o poi smettono si sanguinare. La rabbia, persino quella della violenza inflitta, è destinata come tutto a slentarsi, ad arrendersi a qualcosa di più grande di cui non conosco il nome. Bisognerebbe sapere interrogare le montagne per sapere quello che è stato.

sabato 7 ottobre 2023

Quell'uomo

In ogni uomo vi è qualcosa di sacro. Ma non è la sua persona. E neppure la persona umana. è semplicemente lui, quell'uomo.

Simone Weil, La persona e il sacro.

Dalla prima infanzia sino alla tomba qualcosa in fondo al cuore di ogni essere umano, nonostante tutta l'esperienza dei crimini compiuti, sofferti e osservati, si aspetta invincibilmente gli venga fatto del bene e non del male. È questo, anzitutto, che è sacro in ogni essere umano. Il bene è l'unica fonte del sacro. Solo il bene e ciò che è relativo al bene è sacro.

venerdì 29 settembre 2023

Il volto di Dio

Il passeggero di Cormac McCarthy è un libro che ci costringe a camminare sospesi sull'orlo dell'abisso: un'oscurità senza nome né misura.

Eppure su quell'orlo, su quel bordo, succedono cose, si dicono cose, come queste.

Il protagonista si reca nella clinica psichiatrica dove la sorella, morta suicida, ha passato le sue ultime settimane di vita. Lì incontra Jeffrey, da 18 anni in manicomio, che risponde così alle sue domande:

Che faccia aveva? Nessuna faccia. Che faccia dovrebbe avere? Non esistono facce a cui lo si possa accostare.

E allora come facevi a sapere che era Gesù?

Mi prendi per i fondelli? Sul serio credi che uno possa vedere Gesù e non sapere chi diavolo è?

Ha detto qualcosa?

No, non ha detto niente.

L'hai più rivisto?

No.

Ma non hai perso la fede in lui.

No. L'israelita guarisce. È tutto quello che c'è da sapere. Fammi citare Thomas Barefoot. La sua verità non gli tornerà indietro vuota. Farà quello che lui vuole che faccia. Forse dovresti rifletterci.

Chi è Thomas Barefoot?

Un detenuto per omicidio. In attesa di essere giustiziato dallo Stato del Texas. Comunque, Gesù quando lo hai visto una volta lo hai visto per sempre. Il caso è chiuso.
Definitivamente.

Già. È un tizio piuttosto definitivo.
Non vedi una discrepanza tra quello che sai del mondo e quello che credi di Dio?

Io di Dio non credo niente. Mi limito a credere in Dio. Kant aveva ragione riguardo alle stelle sopra e alla verità dentro. L'ultima luce che vedrà il non credente non sarà l'offuscarsi del sole. Sarà l'offuscarsi di Dio. Nasciamo tutti dotati della facoltà di vedere il meraviglioso. Non vederlo è una scelta.

giovedì 28 settembre 2023

In una lingua sconosciuta

Sapeva che quando sarebbe morto avrebbe visto il suo volto e sperava di portare con sé quella bellezza nelle tenebre, ultimo pagano sulla terra, cantando piano sul suo giaciglio in una lingua sconosciuta.

martedì 22 agosto 2023

Uomini schifosi

Il ragazzo adolescente che festeggia i suoi 13 anni salendo sull'alto trampolino di una piscina, sfidando l'altezza e le proprie paure in un rallenty infinito (Per sempre lassù).

La persona depressa, in cura da anni, che ogni sera chiama qualcuno del suo Sistema di Sostegno per condividere le sue paranoie. Strategia fallimentare consigliata dalla sua terapeuta, che morirà suicida.

L'uomo vestito di bianco che lavora come pulitore dei bagni pubblici e ogni giorno da anni, in silenzio, "sente senza sentire" gli odori e i rumori di uomini ricchi e viziati, per i quali non esiste (Immagina di non esistere finché uno non ha bisogno di te. Essere lì e al tempo stesso non esserci. Una voluta semitrasparenza).

Il tipo che rimorchia le donne con la scusa del braccio monco (la "dote"). L'altro che molla le ragazze facendo la parte di quello soffre nel farle soffrire (Lo capisci? Che sto facendo di tutto per amarti? Che ho il terrore di non saper amare?). Il padre che odia il figlio con tutte le sue forze fin dalla sua nascita, ma può confessare questo orribile segreto solo sul punto di morte (Lo disprezzavo perchè mi costringeva a nascondere il fatto che lo disprezzavo).

Sono alcuni dei personaggi memorabili di questo libro di David Foster Wallace, Brevi interviste con uomini schifosi (Einaudi, 2000).

La scrittura di Wallace è impressionante nella sua capacità quasi maniacale e allucinatoria di entrare dentro la realtà di queste vite e queste storie attraverso le mille pieghe, i mille contorti itinerari mentali dei suoi personaggi.

mercoledì 9 agosto 2023

Non ci volevano più

Gli esseri umani non fanno la storia per libera scelta. E tuttavia, fanno la storia (R. Luxemburg)

Che bello il libro di Lea Ypi, Libera. Diventare grandi alla fine della storia (Feltrinelli, 2021).

Fine anni 80 in Albania: ultimo decennio del comunismo di Stato visto attraverso gli occhi ingenui di una bambina (Continuavo a non capire perchè tutti chiedessero la liberta, quando noi eravamo già una delle nazioni piu libere della Terra). 

Una storia di faticosa e dolorosa liberazione dalle menzogne: quelle del regime comunista, quelle che la sua famiglia le racconta per proteggerla. Ma la menzogna più dolorosa è quella che si svela con il crollo del regime: la promessa di libertà si rivela in una nuova illusione, che sfocia nella guerra civile del 1997.

Era come essere tornati al 1990. Lo stesso caos, lo stesso senso di incertezza, lo stesso collasso dello stato, lo stesso disastro economico. Ma con una differenza. Nel 1990 ci era rimasta la speranza. Nel 1997 perdemmo anche quella. 

Il libro di Lea Ipi, che oggi insegna filosofia politica alla London School of Economics, dice molto dell'Albania e dice molto anche di noi, dell'Italia - terra di emigrazione - e dell'Europa, viste dalla sponda opposta dell'Adriatico.

In passato venivi arrestato anche solo per aver pensato di andartene. Adesso che in patria nessuno cercava di fermarci, dall'altra parte non ci volevano più. Non era cambiato niente, solo le uniformi delle guardie. Rischiavano di essere arrestati non in nome del nostro governo ma di quello degli altri, gli stessi che prima ci avevano spronato a tagliare i ponti col passato. L'Occidente era stato decenni a criticare l'Est per le sue frontiere chiuse, finanziando campagne per esigere la libertà di movimento, condannando come immorali gli stati che limitavano il diritto di espatrio. I nostri esuli venivano accolti come eroi. Adesso li trattavano come criminali.
  
***

L'Europa era come un lungo tunnel, con luci sfavillanti e frecce lampeggianti all'imboccatura e un buio sempre più fitto all'interno. Una volta entrati, non venne in mente a nessuno di chiedersi dove ci avrebbe portati, se e quando il buio sarebbe finito, e cos'avremmo trovato dall'altra parte. Nessuno aveva pensato di procurarsi una torcia o di tracciare una mappa, di domandarsi se qualcuno fosse mai uscito dal tunnel, se le uscite fossero tante o una sola, se tutti lo percorressero nella stessa direzione. Ci eravamo limitati a procedere a passo di marcia, sperando che l'alone di luce all'ingresso sarebbe durato un altro po', e che venirne fuori fosse solo questione di pazienza e buona volontà. Di queste ci eravamo armati, proprio come nelle code ai tempi del socialismo - senza infuriarci per l'attesa, senza perdere la speranza.



domenica 9 aprile 2023

Una sentinella a vegliare sull'altrove

A chi tende la mano, senza mai ricevere aiuto, o carezza.
Ai dimenticati che resistono.
A chi è andato giù. 

Le dediche e ringraziamenti sono parti integranti dei romanzi di Daniele Mencarelli.

Così è anche per Fame d'aria (Mondadori, 2023), ultimo in ordine tempo, altro libro riuscito e durissimo, che toglie l'aria non solo al protagonista - Pietro, il padre disperato di un ragazzo autistico - ma anche al lettore (i genori dei figli sani non sanno niente). 

Si chiama Jacopo il figlio malato, lo Scrondo, come lo chiama il padre, pieno di rabbioso amore. Un diciottenne autistico a basso funzionamento: non parla, non sa fare nulla, si piscia e si caca addosso.

Una storia di disperato amore, disperata sofferenza, disperata solitudine, che trova negli abitanti di uno sperduto paese del Molise una risposta umana inaspettata. 

Il finale è sorprendente e travolgente per intensità, con un senso precipite d'abisso, direbbe il poeta Bartolo Cattafi. 

Indimenticabile l'mmagine finale, con il ragazzo dritto in pedi accanto ai genitori piegati sull'asfalto: una sentinella a vegliare sull'altrove.



domenica 2 aprile 2023

Il Concilio Cadaverico

I libri di Fabrizio Falcone non sono belli soltanto per le tante informazioni erudite, per la cultura diffusa, l'amore per l'arte, la storia e l'ingegno umano, la voglia che ispirano di visitare di persona i luoghi che vengono descritti.

Sono belli anche perché raccontano spesso storie, leggende e curiosità che a quei luoghi sono legate. Una di queste, incredibile eppure vera, è la storia del cosiddetto "Concilio Cadaverico" che si svolse alla fine del IX secolo nella sala del concilio al Laterano.

Nella contesa per il trono imperiale d'Occidente, Papa Formoso aveva ostacolato Lamberto di Spoleto a vantaggio di Arnolfo di Carinzia, nominandolo imperatore nell'896. 


Nello stesso anno il Papa moriva e veniva sostituito da Stefano VI, che approfittando della malattia di Arnolfo di Carinzia, aprì le porte di Roma a Lamberto di Spoleto, cui decise di sottomettersi completamente.

Fu così che Lamberto ordinò di processare il papa defunto, per il torto che gli aveva fatto in vita. La mummia di Formoso fu disseppellita, 9 mesi dopo la morte, ornata degli abiti pontificali, messa a sedere davanti al tribunale e processata.

Con il consenso di papa Stefano VI, il cadavere di Formoso condannato, spogliato di tutte le insegne, amputato e dato in pasto alla folla, che lo gettò nelle acque del Tevere. 

(Fabrizio Falconi, Le basiliche di Roma, Newton Comton Editori)

martedì 28 febbraio 2023

Caduto dentro un sogno

Un uomo, una volta nato, cade dentro a un sogno come si cade in mare

Lord Jim, il romanzo di Joseph Conrad, viene pubblicato nell’anno 1900, esattamente a cavallo di due secoli. Il suo protagonista è figlio del sogno romantico del XIX secolo dal quale è costretto a svegliarsi cadendo in mare, quasi inciampando su una scialuppa, così come sembra inciampare nel mondo nuovo del secolo XX. 

Bello di viso potente di corpo, lord Jim vive idealmente nel fantasioso reame delle imprese romantiche, fino a quando la realtà inaspettata non lo mette in contatto con la sua vera deludente cifra morale, l’ombra sinistra della conoscenza di sé, una verità che si dimenava dentro di lui. L’ideale cede il passo al reale rimosso, all’irrazionale. 

Voleva fare l'eroe tragico, Jim, finisce per diventare un eroe buffo e un po’ grottesco. Solenne e ridicolo, incapace di vivere: il più grande idiota mai esistito. Quasi senza accorgercene, siamo entrati nel novecento letterario, nella galleria di personaggi inetti vittime dei propri fantasmi (È impossibile placare lo spettro di un fatto), persi nell’incoerente e interminabile conversazione interiore, prigionieri della propria solitudine, esposti al terribile (e ridicolo) interrogatorio della propria coscienza

Il guaio è che Lord Jim era di quelli giusti, era uno di noi, davvero troppo simile a uno di noi per non essere pericoloso. Per noi, come per lui, non è bello quando scopri che non puoi far diventare vero il sogno... Cosa resta allora? Un crudele e insolubile misteroUna nauseante insinuazione di comune colpevolezza.


Lord Jim è romantico e idealista, quanto noi siamo forse cinici e sfiduciati. Il problema, per lui e per noi, non è come guarire. Il problema è come vivere.





giovedì 19 gennaio 2023

Dopo tutto la terra è un bel posto

Ogni brava persona nel mondo porta con sé il proprio fardello.

James Lee Burke, Gesù dell'uragano e altre storie (Jimenez 2022).

Una toccante antologia di racconti aventi come sfondo la Costa del Golfo e come temi l'amicizia, l'infanzia, la guerra, la violenza degli uomini e della natura (gli uragani del Golfo), dalla seconda metà del 900 in poi. 

Quando sento che dopo tutto la terra è un bel posto, devo piangere solo un momento per quelle persone che anni fa hanno vissuto una vita che non avevano scelto, che hanno portato fardelli che non erano i loro.

[...]

E tutto questo mi portò a uno di quei momenti della vita in cui si capisce finalmente che non ci sono risposte ai grandi misteri, tipo perché gli innocenti soffrono, perché esistono le malattie e le guerre, e tutto quel genere di cose. Capii anche che quello che chiamiamo destino è determinato solitamente da due o tre decisioni casuali che in superficie sembrano importanti quanto sputare la gomma in un tombino.

martedì 17 gennaio 2023

Meravigliose menzogne

Il peccato originale del cristianesimo, per come la vedo io, è la speranza.

Potrebbe essere forse questa la frase più esemplificativa - nella sua spietata lucidità - di quell'ennnesimo manifesto di puro nichilismo che è il romanzo Annientare di Michael Houllebecq

Storie di donne e di uomini tutti rinchiusi nei loro piccoli inferni individuali, tra drammi personali e familiari, fallimenti coniugali, manovre politiche elettorali, minacce terroristiche internazionali. 

Del resto, se l'obiettivo dei terroristi era quello di annientare il mondo come lui lo conosceva, di annientare il mondo moderno, non poteva dargli affatto torto

Il mondo umano, infatti, pare fatto di tante piccole palline di m**** egoistiche, senza alcun rapporto tra loro; a volte le palline si agitavano e copulavano a modo loro, ciascuna secondo il suo registro, e ne derivava l'esistenza di nuove palline di m****, ancora più piccole. Allora, come gli capitava ogni tanto, fu preso da un improvviso disgusto per la religione della sorella: com'era possibile che un dio avesse scelto di rinascere sotto forma di una palla di m****? 

Parrebbe un attacco frontale e brutale, ma la realtà è più complessa, più dolente, più banale e allo stesso tempo più misteriosa: 

La vita umana è fatta di una successione di difficoltà amministrative e tecniche, intervallate da problemi medici; man mano che si invecchia, gli aspetti medici prendono il sopravvento. A quel punto la vita cambia natura, e comincia ad assomigliare a una corsa a ostacoli: esami medici sempre più vari e frequenti scrutano lo stato dei tuoi organi. Concludono che la situazione è normale, o almeno accettabile, finché uno di essi non pronuncia un verdetto differente. La vita allora cambia natura una seconda volta, per diventare un percorso più o meno lungo e doloroso verso la morte

L'esperienza della malattia, che accompagna la trama del romanzo dall'inizio alla fine, mentre conferma da un lato la visione cruenta e disperata della vita, apre dall'altro lato sorprendentemente a soluzioni inedite e impreviste, a suggestioni che contraddicono quella visione che sembrava così incontrovertibile. 

In questo sistema chiuso di totale annientamento di ogni cosa necessaria e umana, le relazioni di cura si rivelano una risposta che può apparire sconcertante, persino inaccettabile, perché tende a scardinare il bunker - l'inferno - dentro il quale l'uomo moderno si è fatto prigioniero, padrone della propria vita e quindi di niente: 

Tu forse immagini che la tua vita ti appartenga - urla al protagonista malato l'ingenua sorella, dichiaratamente cattolica - ma non è vero, la tua vita appartiene a chi ti ama, tu appartieni prima di tutto a Prudence (la moglie, ndr), ma anche un po' a me, e forse ad altre persone che non conosco, tu appartieni agli altri, anche se non lo sai. 

Le relazioni di cura aprono alla contemplazione, persino, di una bellezza soprannaturale

L'immensa foresta che si estendeva davanti a loro non era immobile, una brezza leggera faceva ondeggiare le foglie, e quel movimento leggerissimo era ancora più rasserenante di quanto lo sarebbe stata un'immobilità perfetta, la foresta sembrava animata da un respiro calmo, infinitamente più calmo di qualsiasi respiro animale, al di là di ogni agitazione e di ogni sentimento, ma diverso dal puro stato minerale, più fragile e più tenero, un possibile intermediario tra la materia e l'uomo, era la vita nella sua essenza, una vita pacifica, ignara delle lotte e dei dolori. Non evocava l'eternità, non era questo il punto, ma quando ci si perdeva nella sua contemplazione la morte sembrava molto meno importante. 

Non assomiglia forse tutto questo a quella speranza che il protagonista rimproverava al cristianesimo? Forse no, forse è tutta un'illusione, una menzogna, ma in fondo - si chiude così il romanzo nelle sue pagine più autentiche e profonde - avremmo avuto bisogno di meravigliose menzogne.