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martedì 30 novembre 2021

Il gran salto

«La vita è così curiosa e sorprendente e infinitamente ricca di sfumature: a ogni curva del suo cammino si apre una vista del tutto diversa. La maggior parte delle persone ha nella propria testa idee convenzionali su questa vita. Dobbiamo avere il coraggio di abbandonarle, dobbiamo osare il gran salto nel mondo e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e abbondante, anche nei suoi più profondi dolori». 

Etty Hillesum, morta ad Auschwitz il 30 novembre 1943.

sabato 15 novembre 2014

La vita è più grande


E poi ci sono i libri che arrivano all'improvviso, come un regalo inaspettato, come un goal in contropiede nei minuti di recupero.

Libri che ti costringono a scrivere che sei felice di averli trovati e di dirlo ai tuoi amici, a quelli che immediatamente possono capire.

Libri che ti fanno riaprire le pagine digitali di un blog che da tempo, per il troppo lavoro, ho trascurato, se non abbandonato.

Libri che hanno un titolo come questo: "La vita è più grande", che da solo basta a giustificarli, perché detto da un autore, e maestro, Giovanni Casoli, che più lontano non è possibile immaginare da ogni forma di sentimentalismo o emozionalismo romantico.

Libri che si aprono con una citazione di quelle definitive, di quelle che dopo averle lette e comprese resta ben poco altro da leggere e da capire, forse, nella vita. La citazione di un gigante della letteratura, F. M. Dostoevskij, di cui hai letto tante pagine ma non queste righe, queste parole:

"La vita è dappertutto, la vita è in noi stessi e non fuori di noi. Accanto a me ci saranno sempre degli esseri umani, ed essere umano tra gli uomini e restarlo sempre, in nessuna sventura svilirsi o perdersi d'animo: ecco in che consiste la vita, ecco il suo compito".

Ci sono libri, come questo, con una sola pagina di Premessa ma che ne vale cento, che spiega il titolo e ne squaderna il senso, che dopo non vorresti leggere altro, vorresti abbandonarlo il libro, per timore infantile di restarne deluso, perché a quest'altezza, a questa profondità, a questa verità, non si può resistere a lungo, come imparò a sua spese Pietro scendendo dal Monte Tabor.

"Primum vivere, deinde philosophari". Prima vivere, poi filosofare. La premessa della Premessa è un'altra citazione, stavolta apparentemente facile, di quelle che hanno il sapore consolatorio degli anni del Liceo. Eppure così per te non ha mai risuonato. Prima vivere, poi filosofare: a scuola e nel sentire comune suonava come ingiustamente liquidatoria di un certo approccio intellettuale alla vita, sentito come falso, inutile o forse solo troppo "faticoso" per uno studente adolescente e pigro. Messa come incipit a questo libro, da uno scrittore-professore che non ha mai insegnato letteratura senza parlare di filosofia, questa massima latina sembra ridetta per la prima volta, a consuntivo di una vita. Quella dell'autore, ma anche un po' la tua, che della "cultura" hai fatto la tua forza (nel tuo piccolo) ma anche il tuo scudo, la barriera difensiva (my wife knows what I mean).

Noi non viviamo solo in una crisi, viviamo nella crisi di una crisi, in cui durezza e cedimento si equivalgono. Così scrive Casoli, che è sempre stato lucido e spietato nella sua analisi dei tempi, dei costumi, delle mode e delle ideologie, indulgendo a volte ad una sua inclinazione leopardiana che noi suoi allievi ben comprendevamo. Eppure oggi aggiunge, in questa pagina, che la vita è più grande di ogni mistificazione. E a me suona come annuncio di speranza quasi inaspettato, che pure nulla sconta all'idiozia, alla durezza, all'ambiguità dei tempi che viviamo.

La vita smaschera, la vita eccede, la vita è più grande; offre sempre, e pur mutevolmente, una condizione di se stessa che supera ogni idea.

Ancora una citazione, l'ultima, dal patrimonio sterminato delle sue letture. Stavolta Cechov:

"La vita è terribile e meravigliosa (...), tutto era così meraviglioso che il fantastico di una favola impallidiva, si confondeva con la vita".






martedì 9 novembre 2010

Lo sarà anche la morte



"E’ stata una sorpresa la vita, lo sarà anche la morte".

L'ha detto ieri sera, a sorpresa, Roberto Benigni parlando accanto a Roberto Saviano - a proposito di mafia, camorra e minacce di morte - nel finale dell'annunciatissima e tormentatissima trasmissione Vieni via con me, di Fabio Fazio.

Non ho visto il programma, se non qualche passaggio qua e là, che ho trovato onestamente prevedibile e fin troppo retorico. Anche la parte più comica di Benigni - quella su Ruby e Berlusconi - mi ha stancato subito. Sento che ormai c'è ben poco da ridere, e anche la satira sembra recitare a memoria un troppo facile canovaccio.

Ma una frase come questa, che ho scoperto stamattina grazie al blog di Luigi Accattoli, è per me di quelle che valgono l'intero servizio pubblico, che vanno al di là di ogni polemica. E' indubbiamente il Benigni che preferisco.

Di cui riporto altre due frasi, nello stesso finale di puntata. La prima, a proposito di chi scrive libri, racconta storie: "Nulla è più scientifico della fantasia".

La seconda, altrettanto bella, sugli uomini: "Bisogna diffidare delle persone infelici"







venerdì 15 ottobre 2010

Lasciami guardare


La questione, nel momento della creazione di una nuova opera d’arte, dunque, è: “In ciò che vediamo, c’è più di quello che riusciamo a vedere solo con gli occhi?”. E la risposta è sempre sì.

La citazione splendida è di Hery Miller, scrittore statunitense, che spiega meglio di 100 pagine di critica letteraria cos'è l'arte, la letteratura, la poesia, dunque la vita.

E spiega a me personalmente anche perchè, da subito, ho trovato meraviglioso questo verso di Giovanni Casoli, che il poeta vorrebbe come epigrafe sulla sua tomba

Lasciami guardare, dopo aver chiuso gli occhi, il sole del sole, il mare del mare”.



(Foto da Flickr, ancora una volta: Alessandro Pinna)

lunedì 1 febbraio 2010

Il re dei camosci


Il re dei camosci seppe improvvisamente che era quello il giorno. Le bestie stanno nel presente come vino in bottiglia, pronto a uscire. Le bestie sanno il tempo in tempo, quando serve saperlo. Pensarci prima è rovina di uomini e non prepara alla prontezza.

Il peso della farfalla, di Erri De Luca (Feltrinelli, novembre 2009, euro 7,50) è un piccolo capolavoro.

"Piccolo" perchè si tratta di un racconto di meno di 60 pagine (già la prima le vale tutte), grande in realtà per potenza narrativa, radicalità dei contenuti sottesi (la vita, la morte, la forza, la colpa, il tempo, la grazia), sguardo sull'uomo, la natura, gli animali, la vita.

Il libro ha la semplicità di una fiaba popolare, la forza e il mistero di un racconto epico e fantastico. Protagonisti assoluti un uomo solitario, un bracconiere d'alta quota, il più grande dei cacciatori (o semplicemente un ladro di bestiame), e un camoscio, anzi il re dei camosci, vestito di vento, se non addirittura il vento stesso vestito di zampe e di corna. In mezzo, il volo spezzettato di una farfalla, a cucire le due vite come un filo invisibile eppure essenziale, perché: Dove si posa la farfalla, è il centro.

Sullo sfondo, impervia e maestosa, la montagna (l'uomo sulla montagna è una sillaba nel vocabolario). Sul palcoscenico, la vita, indomita, sovrana, lasciata incustodita sotto il sole dal padrone di tutto, il creditore, il capomastro.

Se l'era guadagnata molte volte, ma non era roba sua. Era da restituire, sgualcita dopo averla usata.

Rubava al padrone di tutto, che si lasciava togliere, ma teneva il conto. Ogni giorno era buono per pagare il saldo tutto insieme.

La vita "pesata" dagli occhi grandi calmi desolati di un cucciolo di stambecco cui il cacciatore ha appena ucciso la madre: Bisogna guardare in quel paio per sapere di essere stati pesati. Dal padrone di tutto.





martedì 15 settembre 2009

Buon appetito


Mangiare i tortellini con la prospettiva della vita eterna, rende migliori anche i tortellini, più che mangiarli con la prospettiva di finire nel nulla

E' una delle battute più vere e divertenti di Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, cardinale "conservatore" secondo la vulgata. Di lui ho letto con gusto, e consiglio, Contro Mastro Ciliegia, commento "teologico" alle Avventure di Pinocchio (Jaka Book).


(Foto da Flickr/scottfeldstein)


mercoledì 9 settembre 2009

Adesso


E' necessario che ciascuno abbia un luogo in cui la vita è possibile adesso.

Ancora Luca Doninelli, sul Giornale di oggi, commenta un numero della rivista Communitas dedicato al sucidio e al male di vivere, con il titolo significativo La Malaombra.

Si parla di apocalisse culturale, di frattura profonda : E' urgente - scrive Aldo Bonomi, direttore della rivista - costruire luoghi ove chi ha nostalgia, chi ha paura, chi ha difficoltà, possa raccontare e reaccontarsi.

Mi viene in mente un libro che ho letto e che consiglio: Il pensiero che ascolta. Come uscire dalla crisi, di Maurice Bellet, prete, filosofo e psicanalista francese.


(Foto da Flickr/piccadillywilson)



mercoledì 5 marzo 2008

La vita mi ha sorpesa

"La vita, la vita mi ha sorpesa..."

Paola Turci, diario da Haiti, letto su Vita: "Nel viaggio ho incontrato dolore, abbandono, malattia e solitudine...La morte è ovunque. La sorpresa mi coglie impreparata quando nella chiesa del nuovo ospedale alla messa delle 6 del mattino assisto a un funerale, uno dei tanti che padre Rick (Rick Frechette, da 20 anni tra i poveri di Haiti) officia per i morti dimenticati. La luce del mattino...la voce e le parole... Ecco: sopra il dolore, la morte, sopra ogni cosa qui sento la vita, la speranza, la fede..."

venerdì 23 novembre 2007

E' alla vita che non siamo rassegnati...

"Noi tutti siamo rassegnati alla morte: è alla vita che non siamo rassegnati". Non ho ben capito cosa voglia dire ma sento che è bella e soprattutto vera. La frase è di Graham Green, tra i maggiori scrittori inglesi del 900, "cattolico"