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giovedì 7 gennaio 2021

La poesia come fiducia

"La fiducia è un linguaggio poetico". 

Affermazione attribuita al grande fisico tedesco Werner Heisenberg (La leggendaria storia di Heisenberg e dei fisici di Farm Hall, Gabriella Greison, Salani).

Si parla del rapporto tra scienza e religione, fisica e religione, che secondo il padre del principio di indeterminazione (premio nobel nel 1932) non sono in contrapposizione. "Lo scienziato che, come Galileo e Keplero, scopre strutture matematiche nei fenomeni rende visibili attraverso le sue scoperte ordinamenti parziali che fanno parte dell'ordinamento divino del mondo".

Heisenberg, scrive Gabriella Greison, aveva a cuore un ordinamento divino del mondo, non solo fisico ma anche etico. Secondo lui, la religione è la base etica e la base della fiducia nel mondo. Diceva che come da bambini apprendiamo un linguaggio e la comunicazione, guardiamo il mondo e lo interpretiamo, fidandoci degli uomini, allo stessa maniera dobbiamo fare da grandi. La fiducia è un linguaggio poetico, diceva.

In effetti Heisenberg dice una cosa profondamente vera della poesia e del suo carattere necessariamente religioso, nel senso che essa è innanzitutto espressione, indipendentemente dal suo contenuto, della possibilità di un legame (religio, rilegare) di senso tra gli uomini e tra gli uomini e il mondo. La poesia è espressione di una relazione di senso, persino quando questo senso è espressamente negato (Leopardi). La poesia è il linguaggio per eccellenza che con grande umiltà esprime la fiducia in una relazione e in un significato trasmissibile e condivisibile, a prescindere - lo ripeto - dal contenuto di questo significato. Per questo motivo, ne consegue, chiunque in qualsiasi campo - artistico o scientifico - esprima con umiltà la fiducia nella possibilità della conoscenza o anche solo dell'interrogazione della realtà, si esprime necessariamennte in modo poetico. La fisica è poesia. La matematica è poesia.


sabato 20 luglio 2019

Il lutto delle parole

I mistici possono parlare "solo attraverso la rottura delle parole, come se una frattura interna permettesse di far riconoscere o confessare alle parole il lutto che le separa da ciò che mostrano".

Diana De Napoli, Michel de Certeau. Lo storico smarrito. Brescia, Morcelliana 2014). In Civiltà Cattolica, 6/20 luglio 2019. La citazione interna è di M. De Certeau.