Visualizzazione post con etichetta Filosofia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Filosofia. Mostra tutti i post

sabato 11 giugno 2022

Sotto tutte le fronti

Nulla di finito, nemmeno l'intero mondo può soddisfare l'animo umano, che sente il bisogno dell'eterno.

Soren Kierkegard, Aut-Aut, 1843.

Divenir coscienti di se stessi nel proprio eterno valore è il momento più importante di tutta la vita.

Sotto tutte le fronti abita l'uomo eterno.

Chi vive eticamente vede dappertutto compiti [...] Chi vive eticamente sa che importante è solo quell'umanità che si trova in ogni relazione [...] Chi vive eticamente sa che ovunque è un'arena, che anche il più misero uomo ha la sua. 

mercoledì 30 marzo 2011

Ragioni bicornute


"La natura umana ha, anche lei, strane ragioni bicornute che il cuore certamente ignora".

Lo scrittore Graham Greene fa il verso al celebre motto di Blaise Pascal - il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce - burlandosi in particolare, e giustamente, della sua interpretazione romanticheggiante (che non era certo quella orginiaria).








(Foto da Flickr/creativecommons/paolo_frugoni)





giovedì 10 marzo 2011

Meravigliosa ignoranza


"La meraviglia dell'ignoranza è figlia e madre del Sapere"

(Temistocle)

Bellissima: la "meraviglia dell'ignoranza". E' il 'so di non sapere' di Socrate unito all'idea dello 'stupore' come prima fonte (madre) ed esito (figlia) della conoscenza.

"E’ la meraviglia, più che il dubbio, la fonte della conoscenza"(A.J.Heschel)

"La prima condizione per imparare a pensare è quella di coltivare in sé la facoltà dello stupore" (J. Guitton)




martedì 26 gennaio 2010

Ciò che sta iniziando


La nostra civiltà è «intelligente nelle cose secondarie, e stupida in ciò che è essenziale».

E' una citazione dalla lectio magistralis della poetessa russa Ol'ga Sedakova, tenuta all'Università Cattolica di Milano e pubblicata sul sito della rivista Tracce (la rivista internazionale di Comunione e Liberazione).

La lezione è un'apologia della ragione, cioè la difesa della ragione per prima cosa dalla sua riduzione a «razionalità tecnica», quindi dal suo rovescio, il «trionfo dell'irrazionale». La poetessa rifiuta la contrapposizione tra ragione e cuore, ragione e sentimento, in favore di una ragione che «conosce la realtà nella sua interezza prima di distinguerne i fattori», che «conosce le cose entrando in contatto con esse, e non estraniandosene», che «si stupisce incessantemente delle cose grandi e si prende cura delle piccole». Perchè il centro di questa ragione è la sapienza, cioè «lo spirito amante degli uomini».

Il finale si interroga sulla «fine della storia» paventata da molti di fronte al «vicolo cieco» nel quale sembriamo esserci cacciati. Ma l'autrice risponde - per me - da vera poetessa:

«Le persone intelligenti e adulte sanno che il mondo è già finito tante volte. E' tempo di pensare a ciò che sta iniziando».




giovedì 24 dicembre 2009

Spaventati dalla fortuna


"La nostra paura del peggio è più forte del nostro desiderio del meglio"

Si riflette troppo poco sul potere che ha la paura - le paure - sulla nostra vita. Fatta eccezione per i testi anche divulgativi di psicologia e per i percorsi psicoterapeutici, se ne parla un po' a livello politico, sui giornali, da quando è diventata consuetudine cavalcarla impunemente a fini elettorali. Se ne parlava un tempo a scuola, barcamendasoi nelle interrogazioni tra pessimismo romantico e ottimismo positivista. Se ne parla pochissimo ancora nei percorsi di fede, di discernimento spirituale.

La letteratura, come spesso capita (quando è buona), ci viene in soccorso. Anche sotto forma di citazioni. Quella in apertura, che dice una profonda e dura verità, è di Elio Vittorini.

Mi fa menire in mente un passaggio di un racconto di Flannery O'Connor che mi ero segnato. Si chiama Un cerchio nel fuoco e racconta la storia della signora Cope, proprietaria di un appezzamento di terra, pronta a difenderlo con i denti di fronte a chiunque, terrorizzata dall'idea di un possibile incendio (che puntualmente di verificherà). La scrittrice americana la descrive così, dipingendo con una pennellata il suo atteggiamento ordinario di fronte alla vita: "pareva quasi spaventata dalla fortuna che aveva avuto sfuggendo alle sciagure che avrebbero potuto travolgerla".

Siamo spesso così. Spaventati perfino dalla fortuna che abbiamo, per paura del peggio. Che è poi il contrario dello spirito dell'Avvento, che oggi si chiude nella notte di vigilia. Il Natale, infatti, ci dice nella fede che in ciò che sta per accadere non si cela alcuna sciagura. E' la nostra Salvezza, invece, che ci aspetta, che ci viene a cercare.


(Nella foto, presa dal sito del Comune di Torino, Antonio Albanese ne Il ministro della Paura)



lunedì 30 novembre 2009

Tra il dire e il fare


Illusioni - tentazioni? - di uno spirito contemplativo:

Non puoi attraversare il mare semplicemente stando fermo e fissando le onde
(R. Tagore)






(Foto da Flickr/orsorama)


giovedì 12 novembre 2009

Chi sa parlarne


Non si avvicinerà mai alla verità chi sa parlarne

Mi imbatto in questa citazione di Chuang Tzu, filosofo cinese del IV secolo, che dice qualcosa - questa sì - molto vicina alla verità.

La frase nasconde un paradosso, perchè parte dalla consapevolezza che la storia dell'uomo, del suo pensiero, è la storia della ricerca della verità. Ma quale esperienza, quale linguaggio può avvicinarsi alla realtà?

Un linguaggio che "non sa" parlare: quello dei bambini. Un linguaggio, un pensiero, che conosce i suoi limiti, la sua povertà: quello dei poeti. Un linguaggio che conosce la distanza, la sofferenza, il silenzio: quello di chi ama.

Su questo argomento ho già scritto qui e qui.



(Immagine dal sito: nonsolobiografie)




mercoledì 2 settembre 2009

Nemmeno il mondo intero


Rientro al lavoro dalle vacanze, impegni incombenti, problemi irrisolti, progetti abozzati, preoccupazioni, la crisi economica, gli affetti difficili, la febbre suina, i figli dai nonni, le 10 domande, le minacce di Feltrusconi, ...

Spengo tutto, per un istante solo. E sento il bene che mi fa la lettura di questa semplice frase di Søren Kierkegaard:

Nulla di finito, nemmeno l'intero mondo, può soddisfare l'animo umano che sente il bisogno dell'eterno



(Foto da Flickr/woodleywonderworks)



martedì 5 maggio 2009

Dinamite contro il Crocifisso


Appunti di filosofia, e letteratura.

Qualche pomeriggio fa, sono riuscito a regalarmi il tempo per una bella conferenza filosofico-letteraria dedicata Friedrich Nietzsche, e all’attualità della sua sfida. "Dioniso Contro il Crocifisso" il titolo dell'incontro alla biblioteca della Camera dei deputati, in via del Seminario, a Roma, organizzato all'interno della Rassegna "Inediti in Biblioteca", diretta da Maria Luisa Spaziani, poetessa e critica letteraria torinese di 87 anni, storica sodale di Eugenio Montale.

Relatori della conferenza: Sossio Giametta, traduttore e commentatore in Italia dell’opera integrale dell’autore di Zarathustra, classe 1929, venuto apposta da Bruxelles, dove vive; Marco Guzzi, poeta e filosofo, oltre che amico.

Inizia Giametta. "Nietzsche non è stato ancora capito" dice, e cita Zucchero Fornaciari: "Nice, che dice? Boh?"

Diversi i motivi di questa incomprensione. Secondo un suo biografo: “Di Nice non si può venire a capo perché neanche lui ne è venuto a capo”. In realtà, sostiene Giametta, l’incomprensione sul pensatore tedesco deriva innanzitutto dai "tentativi di strumentalizzazione del suo pensiero, un’attualizzazione a-critica in chiave soprattutto nichilistica. Mentre Nietzsche si oppone al nichilismo con la sua grande e tragica visione dionisiaca…"

C'è poi un altro motivo di incomprensione, secondo Giametta. Nice è stato fatto a fette come un bue, chiaro che la sua opera risulta complessivamente incomprensibile. "Tante bistecche messe insieme non fanno un bue, soprattutto non fanno un bue vivo!"

Ma chi è allora veramente Friedrich Nietzsche? Un grande oppositore di tutte le ipocrisie (filosofiche, religiose, sociali, politiche). Di tutte le illusioni, gli oblii, le falsità, le ipocrisie degli uomini e dei sistemi di pensiero. Ha provocato un terremoto spaventoso di cui è rimasto vittima lui stesso. Questa è la chiave per capire tutto Nice. “Fenomeno epocale terrificante” diceva Thomas Mann. E lui stesso: “Io non sono un uomo, sono dinamite” (Ecce Homo)

Un moralista più che un filosofo, insomma, e un poeta. Ma senza un pensiero concettuale, sistematico. Anzi quando vuole sistematizzare le sue intuizioni, si contraddice, fa un cattivo sistema. Tanto cattivo che finisce per costituire "il cuore ideologico del nazi-fascismo": il valore della forza, il dominio dei forti sui deboli...Giametta ricorda che Hitler regalò a mussolini l’opera omnia di Nietzsche. E che i soldati tedeschi avevano nei loro zainetti la "Volontà di potenza".

E' la volta di Marco Guzzi, che invita da parte sua a prendere sul serio Friedrich Nietzsche e la sua proposta di umanità molto precisa: "Dioniso contro il Crocifisso". E' il Cristo, infatti, secondo Guzzi, il vero antagonista e protagonista dell'opera di Nice, che in Ecce Homo dice testualmente: “Io sono il lieto annunzio”. E così termina: “Sono stato compreso? Dioniso contro il Crocifisso

Per Guzzi, insomma, Nietzsche non è "solamente" un moralista. Nel senso che la sua non è solo una critica feroce di ogni ipocrisia moralistica, degli egoismi e delle menzogne che si nascondono sotto i “valori”. Più profondamente, Nice attacca la morale stessa come “menzogna dei perdenti” contro la vita, contro i forti. In lui, come in altri, c’è un fortissimo sentimento della crisi, della fine dei tempi. “Gli ultimi uomini” li chiama. E Rimbaud: “L’uomo ha finito, ha recitato tutte le parti”. Ma qual è la causa di questo tramonto? La “morale degli schiavi”, che l’umanità ha seguito e che ha avvelenato col senso di colpa la virtù dei forti. Ecco allora il terremoto come soluzione, la "dinamite" che deve distruggere e far saltare tutta la civiltà a partire dalla civiltà cristiana, dal cristianesimo, dal Cristo stesso. “Sono stato compreso? Dioniso contro il Crocifisso

Perché questa contrapposizione? - si domanda Guzzi - perchè questo bivio? Se lo guardiamo dal punto di vista umano, personale, Nice era esattamente il contrario del tipo di uomo che propone. Aveva persino la fama di "santo" per la sua condotta di vita discreta e morigerata. Egli si identifica nell’uomo dionisiaco per un processo di inflazione egoista, direbbe Jung. Nice sente la crisi e sente l’avvento di una nuova umanità, ma rifiuta l’archetipo umano del crocifisso per quello dionisiaco, per il superuomo, tanto caro ai totalitarismo del Novecento.

Eppure - conclude Guzzi - c’era un punto in cui nietzsche avrebbe potuto dare più ascolto alla propria natura poetica, invece di incattivirsi nell distruzione di tutto ciò che non soddisfaceva la sua esigenza radicale di rinnovamento…

Ma questo punto, suggestivo, merita un post a parte...


(La foto è presa dalla pagina dedicata a Nietzsche su Wikipedia)






venerdì 10 aprile 2009

Se mi si dimostrasse


«Se mi si dimostrasse che Cristo è fuori della verità ed effettivamente risultasse che la verità è fuori di Cristo, io preferirei restare con Cristo, anzichè con la verità».

Cosa intendeva Fedor Dostoevskij con questa sua celebre affermazione? Da quale verità Cristo poteva restare fuori restando al contempo preferibile?

Dalla verità che presume di spiegare anche il dolore del mondo, che pretende di addomesticare lo scandalo del male. "La verità che dà ragione di tutto e tutto organizza in un'armonia universale", spiega il teologo e vescovo Bruno Forte in un lungo e dottissimo articolo pubblicato sull'0sservatore Romano del 29 gennaio scorso (L'uomo di fronte al male)

Il dolore non può essere spiegato senza essere prima abitato, fino in fondo, fino alla morte. "Solo se Dio fa sua la sofferenza infinita del mondo abbandonato al male, solo se egli entra nelle tenebre più fitte della miseria umana, il dolore è redento ed è vinta la morte. Questo è avvenuto sulla Croce del Figlio".

E' il rovesciamento del concetto di Dio e della verità: "la singolarità del Vero, la verità incarnata in un singolo, identicata con la sua persona, è quanto di più lontano possa esserci rispetto a un pensiero euclideo", "alla verità concepita metafisicamente come ragione e fondamento del mondo, garante di questa totalità, tutta pervasa dall'orrore dell'infinita sofferenza umana". "Solo la verità che è passata attraverso il fuoco della negazione e si è lasciata lambire dal nulla, solo quella verità salverà il mondo".

"Solo dal suo interno, insomma il nichilismo si lascia confutare, dalle tenebre del Venerdì Santo".

"Non si arriva alla luce che attraverso la croce. Non si entra nella vita che conoscendo la morte"



(La foto è presa dalla prima pagina de L'Unità il giorno dopo il terremoto a L'Aquila)


giovedì 9 aprile 2009

Se incontri il budda


"Se incontri il Buddha uccidilo"

Così recita un paradosso zen. Se, cioè, presumi di afferrare e possedere la verità, sei del tutto fuori strada e devi ricominciare con quell'autentica povertà spirituale che è la morte a te stesso.

Non stiamo parlando di pensiero debole - per carità - ma di pensiero povero. Povero e forte come l'erba semplice che buca l'asfalto.

Pensiero (e linguaggio) "poetico", come lo intende Giovanni Casoli: «non possessivo», disposto «sul lato del perdere, non su quello dell'acqistare». Perchè, come insegna il Vangelo, bisogna perdersi per trovarsi.



(Foto da FLickr/Zevotron)



martedì 17 febbraio 2009

Cattivo


"L'uomo è cattivo, la sua struttura è distorta. Rende cattivi tutti coloro che gli capitano a tiro, gli dei pagani, il Dio biblico, i Vangeli, i Lumi. Una volta divenuto ateo, ..., l'uomo perpetrerà i suoi crimini per ateismo. Ha veramente bisogno di un Salvatore"

Prima pagina dell'Osservatore Romano di sabato 14 febbraio. Alain Besançon chiude così il suo pezzo su "Monoteismo e violenza", a commento del libro La violence monothéiste di Jean Soler.

Lo so che non sta bene a dirsi, ma leggendolo mi è venuto in mente il PD...


(Foto da Flickr/span)