Ad un ragazzino cui aveva regalato un libro illustrato, il grande scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton disse pure: "
Non credere in niente che non possa essere raccontato in immagini colorate", mettendolo in allerta rispetto agli "
sproloqui e le critiche dei padanti".
Ha ragione
Chesterton - lo dicolo immodestamente dal piccolo della mia esperienza -
le cose sono vere se possono essere raccontate anche ai bambini. La semplicità, del resto, diceva il mio professore di lettere al liceo, non va confusa con la facilità, la leggerezza, la banalità. Una cosa, una verità può essere semplice e allo stesso tempo difficile. La storia della salvezza, ad esempio, la nascita, morte e resurrezione del Cristo, è un racconto semplicissimo e difficilissimo allo stesso tempo. Capace per questo di nutrire e plasmare due millenni di storia dell'arte, del pensiero, della teologia, e di essere ugualmente rappresentata "bambinamente" nel presepe di Natale, nelle vie crucis popolari, nei racconti per ragazzi (non posso non pensare qui alle mie
letture delle Cronache di Narnia).
G.K. Chesterton, cui la rivista
Civiltà Cattolica e l'associazione culturale
Bombacarta hanno dedicato in questi giorni un convegno internazionale, è uno dei campioni di questo raccontare le cose grande ai piccoli, di questo comporre l'alto con il basso, l'universale con il particolare, lo spirituale con il materiale, l'invisibile con il visibile. Per questo la sua lettura è spesso un grande godimento, oltre ad essere un grande nutrimento.