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mercoledì 23 dicembre 2009

Un bel giorno


«La grande maggioranza della gente continuerà a celebrare cerimonie che non possono essere spiegate; nel giorno di Natale manterranno i doni di Natale e le benedizioni di Natale; continueranno a farlo; e un bel giorno all'improvviso si desteranno e scopriranno perché».

Mi piace guardare gli auguri che arrivano nella mia post elettronica, anche se la maggior parte provengono da mittenti sconosciuti o commerciali. Molti sono banali o formali, ma a volte vi trovo citazioni sul Natale che meritano di essere ricordate e meditate. Come questa, del solito grande G. K. Chesterton ("Sul Natale", "Generally Speaking")



(Foto da Flickr/André-Pierre)


martedì 21 luglio 2009

Benvenuta la vita


"Sono diventato vecchio senza annoiarmi. L'esistenza è ancora una cosa mirabile per me, e le do il benvenuto come ad un forestiero".

Un articolo a tutta pagina di Pietro Citati sulla Repubblica di ieri, mi dà l'occasione di tornare per un momento sul grande e amatissimo Gilbert K. Chesterton.

Non conoscevo questa frase "bellissima" che - racconta Citati - Chesterton disse poco prima di morire. Forse oggi i forestieri ci fanno paura, perchè ci fa paura la vita, o bene che vada ci annoia.


(L'immagine, con citazione altrettanto bella, è tratta da Flickr/raymaclean)




giovedì 18 settembre 2008

Un uomo felice


«Un uomo non può in nessun modo meritare la visione di una stella o di un tramonto».

Ho finito di leggere la biografia di San Francesco di Assisi scritta da Gilbert K. Chesterton. Tra le tante frasi e annotazioni significative ho voluto segnalare questa, perché più di tutte esprime quella «grammatica della gratitudine» che per Chesterton è la cifra inconfondibile della vita di Francesco e della sua opera, la sua preziosissima eredità.

Francesco d’Assisi, «il solo poeta felice tra i tanti poeti infelici del mondo», vedeva il «mondo intero sospeso ad un capello per la grazia del Signore». Sapeva che «tutti noi dipendiamo in ogni istante e in ogni cosa da Dio (o dall’esistenza e dalla natura delle cose, direbbe un agnostico)». Questo senso di «sublime dipendenza» coincideva con il senso di «massima gratitudine», perché egli sapeva – spiega ancora Chesterton – che «noi possiamo valutare meglio il grande miracolo della nostra semplice esistenza, se riusciamo a comprendere che è solo una straordinaria grazia, che ci ha fatto esistere».

«E noi possiamo dire», scrive ancora Chesterton a proposito della morte di Francesco, immaginando il suo corpo posto nudo sulla nuda terra, per mostrare che non possedeva e non era nulla: «Noi possiamo dire, con certezza quasi assoluta, che e stelle che passarono sopra quel consunto cadavere, irrigidito sul duro suolo, per la prima e unica volta nei loro giri splendenti intorno al mondo della laboriosa umanità, videro, dall’alto, un uomo felice»


lunedì 16 giugno 2008

Non credere in niente


Ad un ragazzino cui aveva regalato un libro illustrato, il grande scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton disse pure: "Non credere in niente che non possa essere raccontato in immagini colorate", mettendolo in allerta rispetto agli "sproloqui e le critiche dei padanti".

Ha ragione Chesterton - lo dicolo immodestamente dal piccolo della mia esperienza - le cose sono vere se possono essere raccontate anche ai bambini. La semplicità, del resto, diceva il mio professore di lettere al liceo, non va confusa con la facilità, la leggerezza, la banalità. Una cosa, una verità può essere semplice e allo stesso tempo difficile. La storia della salvezza, ad esempio, la nascita, morte e resurrezione del Cristo, è un racconto semplicissimo e difficilissimo allo stesso tempo. Capace per questo di nutrire e plasmare due millenni di storia dell'arte, del pensiero, della teologia, e di essere ugualmente rappresentata "bambinamente" nel presepe di Natale, nelle vie crucis popolari, nei racconti per ragazzi (non posso non pensare qui alle mie letture delle Cronache di Narnia).

G.K. Chesterton, cui la rivista Civiltà Cattolica e l'associazione culturale Bombacarta hanno dedicato in questi giorni un convegno internazionale, è uno dei campioni di questo raccontare le cose grande ai piccoli, di questo comporre l'alto con il basso, l'universale con il particolare, lo spirituale con il materiale, l'invisibile con il visibile. Per questo la sua lettura è spesso un grande godimento, oltre ad essere un grande nutrimento.