"Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro" (Benedetto XVI)
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mercoledì 12 dicembre 2012
E' bello essere qui con voi
Dear friends, I am pleased to get in touch with you through Twitter. Thank you for your generous response. I bless all of you from my heart.
Firmato: Benedetto XVI.
E' il primo tweet del Papa. Atteso da settimane da tutti i media. Preceduto dall'apertura di un profilo ufficiale su Twitter che ha suscitato come prevedibile - nella Rete e altrove - mille polemiche, ironie, ingiurie, dubbi e curiosità.
Ad alcune di queste obiezioni ha risposto anche oggi padre Antonio Spadaro, tra i più convinti sostenitori di questa iniziativa, direttore di Civiltà Cattolica e punta più avanzata della riflessione ecclesiale sulla "intelligenza della fede al tempo della Rete".
Ma torno al tweet del Papa.
Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore.
Alla vigilia avevo giocato con gli amici a immaginare quale messaggio il Papa avrebbe scelto per avviare la sua presenza su questo social network. Anche tra noi ha prevalso l'ironia, ma in cuor mio avevo provato a rispondere con serietà a questa domanda: se fossi tu il Papa, cosa scriveresti nel tuo primo tweet? Che poi è diventata: quali parole vorresti sentirti dire dal Papa?
Ecco, lo confesso con un certo imbarazzo ed emozione. Io avevo sperato di leggere esattamente queste parole. Non subito citazioni della Scrittura né messaggi morali o spirituali. Ma qualcosa tipo: è bello essere qui con voi, sono contento di incontrarvi. Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi. Ma ancora più bello in inglese, più fisico, più carnale: I am pleased to get in touch with you. Mi fa piacere (!) entrare in contatto con voi. E vi benedico tutti di cuore, anzi, dal mio cuore: from my heart.
L'umanità prima di tutto. La bellezza dell'incontro. La gioia di stare insieme. La gratitudine per la presenza dell'altro (Thank you for your generous response). Per i cristiani è la logica, la prassi dell'Incarnazione, dunque prassi eminentemente spirituale. Del resto, quasi ogni parola umana di questo saluto è intessuta, almeno per me, di rimandi spirituali e scritturali.
"Vi ho chiamato amici" (Gv 15,15). "E' bello per noi essere qui" (Mt 17,4). "Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito" (GV 11,41).
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mercoledì 8 ottobre 2008
Quasi un niente

Bellissimo l’intervento del Papa lunedì in apertura del sinodo. La Parola di Dio è «la vera realtà» - ha detto – mentre quelle che sembrano le cose solide, visibili e tangibili (successo, carriera, soldi) «sono niente».
I giornali hanno scritto molto su queste parole, in chiave etica, in riferimento alla crisi finanziaria di queste ore. Ma a me ha colpito di più l’aspetto mistico-poetico dell’intervento di Benedetto XVI (che poi per me è il suo carattere più forte e più incisivo).
«Umanamente parlando, la parola, la nostra parola umana è quasi un niente nella realtà, un alito. Appena pronunciata, scompare. Sembra essere niente. Ma già la parola umana ha una forza incredibile (…) Ancora di più la Parola di Dio è il fondamento di tutto, è la vera realtà». Bisogna «cambiare il nostro concetto di realismo» – aggiunge – «Realista è chi riconosce nella Parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, il fondamento di tutto. Realista è chi costruisce la sua vita su questo fondamento che rimane in permanenza».
Mi colpisce l’idea della parola come “realtà”: più vera, concreta, solida e resistente delle cose “visibili e tangibili”. Di più: la parola è realtà che genera realtà: «All’inizio era la Parola – dice il Papa citando le scritture - all’inizio il cielo parlò. E così la realtà nasce dalla parola, è creatura Verbi».
Anche la nostra, di realtà, nasce dalla parola. Quello che noi siamo, la nostra vita, è il prodotto di quello che ascoltiamo. Delle parole in cui crediamo, su cui costruiamo la nostra casa, in cui decidiamo di abitare. Nel bene e nel male, noi siamo le parole che ci abitano.
sabato 4 ottobre 2008
Darsi Pace
Il "cuore della pace" - scriveva Benedetto XVI nel 2007, nel messaggio per la giornata mondiale per la pace - è la "persona umana". Ma cosa succede se il cuore dell'uomo non è in pace? Se è soffocato dall'angoscia, vinto dalla rabbia, spento dalla tristezza, paralizzato dalla paura, indurito dalle sue cicatrici?
Ho sperimentato sulla mia pelle quanto darsi pace possa apparire un obiettivo irraggiungibile eppure indispensabile: un oasi nel deserto. Quanto questa pace sia un "dono" - come scrive sempre il Papa - e quanto sia un "compito", cioè una responsabilità, un lavoro su se stessi, anche una guerra con se stessi e le proprie resistenze.
In tutto questo sono stati per me fondamentali - provvidenziali - l'incontro, la conoscenza e l'amicizia con Marco Guzzi e l'esperienza nei suoi gruppi, denominati appunto "Darsi pace". Esperienza di cui mi è capitato di scrivere già una testimonianza.
Ora "Darsi pace" è diventata anche un'associazione, con l'ambizione di diventare un movimento culturale. E' nato anche un sito, ancora in fase embrionale, ma già molto bello. Il sito, l'associazione e l'esperienza fei gruppi "Darsi pace" saranno presentate a Roma sabato prossimo 11 ottobre, alle ore 17,30, presso il Complesso storico dei Domenicani, in Piazza della Minerva 42.
Ciascuno si senta invitato.
martedì 16 settembre 2008
Più forte del male

"La potenza dell’amore è più forte del male che ci minaccia“.
Così Benedetto XVI da Lourdes, dal testo della sua omelia. Segnalazione che recupero dal blog di Luigi Accattoli, vaticanista storico del Corriere (sta per andare in pensione...) ma soprattutto cristiano umile e sincero (oltre che colto e appassionato).
Luigi, che ha uno sguardo "poetico" sul mondo, invita a cogliere la bellezza di questa frase, la forza dirompente della sua semplicità. "Il preannuncio della grande notizia cristiana - scrive - da comunicare all’umanità sgomenta. Ma prima ogni cristiano dovrà dirla a se stesso fino a che non avrà trovato il giusto tono di voce per dirla agli altri".
Verissimo. E oggi so - più di quanto non sapessi ieri - quanto sia importante ripetere a me stesso questa frase, come fosse un mantra: "La potenza dell'amore è più forte del male che ci minaccia".
Tante altre cose il Papa ha detto nel suo viaggio in Francia, catturando l'attenzione dei giornali tra consensi e polemiche: la laicità, le unioni civili, le coppie risposate... Alcune di queste le capisco e le condivido, altre le comprendo meno. Ma su tutte quelle parole preferisco queste, poche, semplici, essenziali, che il cuore di ogni uomo segretamente invoca: "Nel mondo, c’è un amore più forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei nostri peccati. La potenza dell'amore è più forte del male che ci minaccia".
(Foto da Flickr/Beyond Forgetting)
giovedì 3 gennaio 2008
Umiltà feconda

"L'umiltà di dio che si è fatto carne, si è fatto piccolo, e l'umiltà di Maria che l'ha accolto nel suo grembo. L'umiltà del Creatore e l'umiltà della creatura. Da questo incontro di umiltà è nato Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo".
(Foto da Flickr, creative commons, dinogen, "Terra arata")
Il male "oscuro"

Così Benedetto XVI nell'omelia del 31 dicembre per i primi vestri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio. "Dire tutto in una parola" aiuta spesso a cogliere il centro dei problemi e delle questioni. Quanto sia "oscuro" questo male non finiremo mai di scoprirlo, sulla nostra pelle.
(Foto da Flickr, creative commons, Pablosmin)
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domenica 30 dicembre 2007
Dio non si lascia chiudere fuori

"Quanto più gli uomini diventano ricchi, tanto più riempiono tutto con se stessi. Tanto meno può entrare l'altro".
Sono parole di Benedetto XVI dall'omelia della Messa di Natale celebrata in San Pietro la notte di lunedì 24 dicembre. Commentando il Vangelo della nascita di Gesù, in particolare quel "non c'era posto nell'albergo per loro" del racconto di Luca, il Papa dice: "In qualche modo l'umanità attende Dio, la sua vicinanza. Ma quando arriva il momento, non ha posto per Lui. E' tanto occupata con se stessa, ha bisogno di tutto lo spazio e di tutto il tempo in modo così esigente per le proprie cose, che non rimane nulla per l'altro - per il prossimo, per i povero, per Dio".
Ma fortunatamente, aggiunge Benedetto XVI, "Dio non si lascia chiudere fuori. Egli trova uno spazio, entrando magari per la stalla...".
(Foto da Flickr, audi_insperation)
sabato 29 dicembre 2007
Appagati di felicità

Nascondimento e silenzio, dunque, contrariamente a quanto si pensa normalmente, sono le prove, o almeno gli indizi che la speranza sta nascendo, che è arrivato "il giorno santo". Sono le condizioni, insieme all'umiltà, per riconoscere la vera luce, per ascoltare la Parola che salva. L'umiltà di Maria, di Giuseppe, dei pastori, dei piccoli, dei poveri in spirito.
Poi una serie di domande terribili: chi è pronto ad aprire ora la porta del cuore a Gesù che viene? Chi veglia nella notte del dubbio e dell'incertezza? Chi attende? E soprattutto chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi avvolgere dalfascino del suo amore?
Infine l'augurio: "la sua luce disperda ogni tenebra della vostra vita e vi ricolmi dell'amore e della pace". "Il Signore ... vi appaghi della sua felicità"
(Foto da Flickr, beesparkle)
venerdì 28 dicembre 2007
Il mantra della speranza

"Un giorno santo è spuntato per noi". Un giorno di grande speranza. Oggi è nato il Salvatore dell'umanità.
Inizia così il Messaggio di Natale di Papa Benedetto, riprendendo l'acclamazione al Vangelo della Messa del 25. Oggi è un giorno di speranza. Oggi è un giorno santo. Ripetere come un mantra ogni mattina, insieme a quella frase già citata di A. Woolkott: "Non esiste nella vita di nessuno un giorno che non sia importante".
E' vero per me quello che scrisse Peguy: "E' sperare la cosa difficile / ... / E la cosa facile è disperare / ed è la grande tentazione". La tentazione più grande è quella più ricorrente, giornaliera. Per questo ripeto ogni mattina: "Oggi è un giorno di speranza. Oggi è un giorno santo..."
(Foto da Flickr, Felipe Venancio)
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venerdì 21 dicembre 2007
La porta oscura
"La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova". Uno dei passaggi più belli dell'enciclica di Benedetto XVI "Spe salvi", "Salvati dalla speranza". La ricevo come citazione di auguri per il Natale e la trovo davvero perfetta, soprattutto in questo periodo. Abbiamo tutti delle "porte oscure" nella nostra vita, spesso nascoste nei ripostigli del nostro cuore, che ci terrorizzano, ci paralizzano, imprigionano 'al freddo e al gelo' la nostra vita. La Speranza spalanca quelle porte, scalda le grotte, rischiara tutte le tenebre. Anticipa il futuro regalandoci una vita nuova.
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giovedì 22 novembre 2007
Fissione nucleare
Come nel post precedente, mi permetto di rubare dal blog di Accattoli altre 2 citazioni di Benedetto XVI. Sono per queste debitore ad Andrea Macco, alias Feynman82, fisico e giornalistico scientifico, che le ricorda nel suo commento. Mi perdoneranno se dico che rubo spinto dalla bellezza?
La prima frase è in riferimento all’Eucaristia, dall'omelia del Papa alla Gmg di Colonia: “La vittoria dell’amore sull’odio, la vittoria dell’amore sulla morte e’ la fissione nucleare portata nel piu’ intimo dell’essere. Soltanto questa intima esplosione del bene che vince il male può suscitare poi la catena di trasformazioni che poco a poco cambieranno il mondo”. Ogni cuore ha bisogno di questa fissione nucleare per guarire le sue ferite ed iniziare il suo cammino di trasformazione.
E ancora, immagine ripresa al convegno di Verona:
“La risurrezione di Cristo è stata dunque come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé”.
La prima frase è in riferimento all’Eucaristia, dall'omelia del Papa alla Gmg di Colonia: “La vittoria dell’amore sull’odio, la vittoria dell’amore sulla morte e’ la fissione nucleare portata nel piu’ intimo dell’essere. Soltanto questa intima esplosione del bene che vince il male può suscitare poi la catena di trasformazioni che poco a poco cambieranno il mondo”. Ogni cuore ha bisogno di questa fissione nucleare per guarire le sue ferite ed iniziare il suo cammino di trasformazione.
E ancora, immagine ripresa al convegno di Verona:
“La risurrezione di Cristo è stata dunque come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé”.
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Tutto il senso dell'universo
“In ogni piccolo ma genuino atto di amore c’è tutto il senso dell’universo“. Dal blog di Luigi Accattoli rubo questa citazione da Benedetto XVI, detta all’Angelus di domenica. Condivido l'entusiasmo di Luigi per bellezza, la dolcezza e la semplecità di queste parole, da 'ruminare' nella mente e nel cuore. Luigi poi ricorda queste altre due frasi. “L’amore basta e salva l’uomo. Chi ama è un cristiano”, scritta da teologo (Joseph Ratzinger, Tempo di Avvento, Queriniana 2005, p. 63 - l’originale tedesco è del 1965). Quindi nella Deus caritas est: “Il cristiano sa che Dio è amore e si rende presente proprio nei momenti in cui nient’altro viene fatto fuorché amare” (n. 31). Perle di splendore.
giovedì 8 novembre 2007
"Lasciamo cadere le nostre maschere"

Quel "lasciamo cadere le nostre maschere" rientra senza dubbio tra le azioni del "deporre", con un linguaggio che tra l'altro richiama in maniera esplicita le tecniche e gli obiettivi fondamentali della meditazione, comuni a tutte le tradizioni spirituali.
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