Dice che appena un'ombra a lei rimane
del padre ridotto a zero dalla tisi
presto divelto non solo dall'elenco dei vivi
ma dai nomi della memoria,
come una storia abrasa perduta mai esistita:
un giardino azzurro di gelo, un paese
rappreso sui colli boschivi alto sul lago,
e, calda, nel giardino
nel paese sulle colline in mezzo al mondo
nel cosmo nel secolo breve
la mano festosa di lui che compatta la neve, / dà forma umana al pupazzo
affonda una carota come naso
due monete per gli occhi
poi rientra e scompare
per sempre nel suo cielo d'incertezza.
Doveva essere io Natale
del '30, o del '31.
Nessuno, oltre mia madre, può vedere
nel fondo vago degli occhi quella mano.
Da un lontano Natale, Fabio Pusterla in Natale in poesia, Antologia dal IV al XX secolo (Interlinea).
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