"Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro" (Benedetto XVI)
giovedì 7 gennaio 2010
Happy but poor
Camminando per strada a Piazza Bologna mi imbatto in una originale "barbona". Appoggiato sulle spalle aveva un grande cartello con su scritto, in italiano e in inglese: "FELICE MA POVERA - HAPPY BUT POOR".
E' una donna di colore, piuttosto robusta, ricorda quelle cantanti gospel afroamericane possenti nella voce e nel fisico, anche perché balla, mentre la gente le passa accanto sul marciapiedi, e canta parole per me incomprensibili, forse senza senso.
Mi ricorda uno dei personaggi folli e misteriosi dei racconti di Flannery O'Connor, la signora Greenleaf (dal racconto omonimo), che in mezzo ai campi gridava e gemeva, carponi sulle ginocchia: Gesù! Gesù!, col viso impastato di lacrime e terra.
Vedendola - scrive la O'Connor - la signora May ( che rappresenta il buon senso dei sani, il conformismo razionale e anche religioso) aveva trasalito.
Secondo lei la parola Gesù non doveva uscire di chiesa proprio come certe altre parole non dovevano uscire dalla camera da letto. Era una buona cristiana e aveva grande rispetto per la religione, quantunque, naturalmente, pensasse che non ci fosse niente di vero.
Felice, quantunque povera.
(Foto da Flick, creative commons, howieluvzus)
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2 commenti:
Luigi Accatoli, maestro nel guardare e raccontare, ne aveva già parlato nel suo blog:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=1706
avvistata un paio di volte anche a P.zza di Torre Argentina...
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