"C'è la meta ma non c'è la strada per arrivarvi" (Kafka)
Dopo gli autori della "strada senza meta", del viaggio senza fine di ricerca e smarrimento, Giovanni Casoli nel sul libro Vangelo e letteratura passa a considerare l'inverso, cioè quella condizione della letteratura e delle arti che crede nella meta ma non, o ben poco, nella strada per giungervi. Sono quegli scrittori e artisti che sognano una "terra promessa" dovuta e necessaria, ma negano contemporanemanete la possibilità di raggiungerla. Con Kafka, anche Proust, che non procede Alla ricerca del tempo perduto sulla via del ricordare (non c'è la via) ma attraverso illuminazioni imprevedibili accese da riscontri materiali-psicologici.
Sono gli autori - aggiunge Casoli - del primato dell'impossibile (la meta), che per quanto iraggiungibile appare comunque necessario e non surrogabile con sostituzioni di qualsisasi tipo.
Anche qui, una schiera di grandi artisti accompagna e convalida l'affermazione di questa "meta senza strada" - Kandinskij, klee, Pollock, Rothko, Burri - con il loro cortocircuito tra l'ideale e il reale, che appare come un orizzonte favoloso e irraggiungibile, ma irrinunciabile.
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