Nel 1987 vi fu la consacrazione del santuario della
Madonna dei Martiri, in Puglia, poco fuori
Molfetta, a Basilica Minore. Raccontano le cronache che in quell'occasione un giovane del posto, forse un po' deluso, chiese a
don Tonino Bello, il grande vescovo santo di quella dioocesi, quale fosse la ragione di quel titolo "minore". Don Tonino avrebbe potuto rispondere, canonicamente, che il titolo di "maggiori" spetta soltanto alle 4 basiliche romane di S. Giovanni, S. Pietro, S. Paolo e S. Maria Maggiore, tutte le altre essendo "minori" rispetto a queste. E invece il vescovo prese con sé il ragazzo, si accostò con lui alle pareti di pietra del santuario e diede dei colpi con le mani: "
Ecco, vedi - disse
- queste che colpiamo sono le pareti della basilica minore, fatta di pietra. Questa invece - gli disse ancora
ponendogli una mano sul capo
- questa di carne è la basilica maggiore. Ciascuno di voi è tempio dello Spirito, è Basilica Maggiore di Dio".
Ascolto il racconto di quest'aneddoto per la prima volta oggi, in occasione della Cresima di mia figlia Elisa, nella parrocchia di San Frumenzio, con altri 30 ragazzi del gruppo di catechismo in cui è cresciuta per sette anni. Il gruppo si chiama Kanimambo, che in Mozambico, a Mafuiane, dove la parrocchia ha una storica missione, vuol dire "grazie". E grazie è stata la parola più pronunciata dalle labbra e dai cuori di tutti i presenti, per quest'avventura rara e meravigliosa: ragazzi e ragazze di 18 anni emozionati e felici di "confermare" la loro fede nell'amicizia, accompagnati con amore e dedizione, malgrado la pandemia, da un gruppo di giovani catechisti di pochi anni più grandi.
Kanimambo, allora. Grazie al Signore, che ha consacrato oggi 30 nuove, bellissime, "Basiliche Maggiori".
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