Da un articolo dell'Osservatore Romano sulla poesia, che toglie i "falsi pesi" alla realtà (come dovrebbe fare anche la fede), recupero questa splendida poesia di Giuseppe Ungaretti, da Il Sentimento del Tempo, datata 1934.
Senza più peso
Per un Iddio che rida come un bimbo,
Tanti gridi di passeri,
Tante danze nei rami,
Un'anima si fa senza più peso,
I prati hanno una tale tenerezza,
Tale pudore negli occhi rivive,
Le mani come foglie
S'incantano nell'aria...
Chi teme più, chi giudica?
(1934)
La memoria richiama i versi quasi coevi di T. S. Eliot, nei Quattro Quartetti:
Si leva il riso nascosto
Dei fanciulli tra il fogliame,
Presto ora, qui, ora, sempre
Nessun commento:
Posta un commento