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Laggiù, fin dove giungeva il mio sguardo, migliaia e migliaia di cadaveri coprivano la terra. Non sarebbero stati che carne marcia, quei morti, se non vi fosse stato tra loro qualcuno che si era sacrificato per gli altri, per salvare il mondo, perché tutti coloro, innocenti e colpevoli, vincitori e vinti, ch'eran sopravvissuti a quegli anni di lacrime e sangue, non dovessero vergognarsi d'essere uomini. V'era certo il cadavere di qualche Cristo, fra quelle migliaia e migliaia di uomini morti. Che cosa sarebbe avvenuto del mondo, di noi tutti, se fra tanti morti non vi fosse stato un Cristo?
"Che bisogno c'è di un altro Cristo?" disse Jimmy. "Cristo ha già salvato il mondo, una volta per sempre". "Oh, Jimmy, perché non vuoi capire che tutti quei morti sarebbero inutili, se non ci fosse un Cristo fra loro? Perché non vuoi capire che vi sono certamente migliaia e migliaia di Cristi farà tutti quei morti? Lo sai anche tu che non è vero che Cristo ha salvato il mondo una volta per sempre. Cristo è morto per insegnarci che ognuno di noi può diventar Cristo, che ogni uomo può salvare il mondo col proprio sacrificio. Anche Cristo sarebbe morto inutilmente, se ogni uomo non potesse diventar Cristo e salvare il mondo".
Curzio Malaparte, La pelle (1949).
Il romanzo viene inserito dalla Congragazione del Sant'Uffizio nell'Indice dei libri proibiti per immoralità.
Il consiglio comunale di Napoli - il libro racconta la liberazione della città e la diffusione della peste, fisica e morale, tra la popolazione - vota all'unanimità il "bando morale a Curzio Malaparte dalla città".
Appena un cristiano vince - scrive ancora Malaparte - dimentica d'esser cristiano. È una vergogna vincere la guerra. Anche Cristo ha perso la guerra.
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