Così il teologo Karl Barth nella sua lettera di ringraziamento a Wolfang Amadeus Mozart, ripresa nel numero di ottobre di Civiltà Cattolica (Karl Barth, Mozart e il gioco, di padre Giandomenico Mucci).
"Se mai dovessi giungere in Paradiso - scriveva ancora il celebre teologo morto nel... - domanderei anzitutto di Mozart, e soltanto dopo cercherei Agostino e Tommaso, Lutero, Calvino e Schleiermacher. Ma quale spiegazione dare? Forse,con poche parole, questa: il pane quotidiano comprende anche il gioco. Io sento che Mozart - il Mozart degli anni giovanili e quello più maturo,come nessun altro - gioca. Il giocare è però qualcosa che richiede grande abilità e pertanto un impegno alto e severo. Sento in Mozart un'arte del gioco quale non mi è dato di percepire in nessun altro".
L'uomo che gioca è un uomo serenamente serio, come sono sereni e seri i bambini quando giocano, felici di stare compiendo il loro dovere.
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