La poesia - dice subito l'autore, senza indugi - è "una forma di vita", anzi è "la vita che prende forma". Quando una vita prende forma? "Quando davanti a lei si aprono possibilità". La poesia, dunque, apre possibilità nella realtà (non fuori dalla realtà, è il contrario dell'evasione...). Il poeta guarda e vede ciò che è sotto gli occhi di tutti, ma ha la funzione di dischiudere le immagini e aprire, distillare significati: "Svelatore d'Immagini, / è Lui il Poeta", dice la poetessa statunitense Emily Dickinson.
Dunque poesia come Visione, ma anche poesia come Ascolto. Il poeta accosta "l'orecchio alla conchiglia del mondo", e la sua parola stessa si fa "conchiglia", cioè capace di dire "l'infinità presente nella finitudine della realtà". Una capacità e-vocativa (che cioè, etimologicamente, tira fuori la voce, il vero nome delle cose) che è il contrario della vaghezza. Questo è particolarmente difficile da capire, perchè suona come un ossimoro per la nostra ragione ordinaria, discorsiva, in fondo mercantile (cioè utilitaristica, economicistica) e positivistica. Eppure è una verità evidente e incontrovertibile: "E' la precisione che potenzia la capacità evocativa della parola poetica, non la sua vaghezza". E' la concretezza che rende reali le emozioni, "evitando eccessi di astrattezza e sentimentalismo". Una precisione e una concretezza che non "soffocano" la realtà, non la schiacciano, non la "infilzano" come una farfalla morta, ma portano la parola poetica a "sconfinare", ad dischiudere significati, ad aprire possibilità di vità. Perchè "vivere" - ha scritto in un suo verso la Dickinson - è "vivere nella possibilità".
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