Sandro Penna, una delle voci più intense e pure della poesia del Novecento (Perugia 1906 - Roma 1977).
Accostato ai lirici greci per la brevità del frammento poetico e l'assoluta naturalezza del ritmo e dell'immagine, accompagna questa luminosa trasparenza del verso con una parte dolorosa e insondabile di estraneità e di mistero.
Una illusoria facilità (con echi nascosti della grande tradizione poetica italiana ed europea) e una quasi mistica capacità di letizia (intriso di una strana / gioia di vivere anche nel dolore, dice di sé in versi il poeta).
Dalla raccolta Poesie, scelte e raccolte dall'autore nel 1973:
La vita... è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all'alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell'aria pungente
***
Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. È tutto calmo.
***
[..] Ed io non so chi voglio / amare ormai se non il mio dolore
***
L'aria di primavera
invade la città.
Ai fanciulli la sera
cresce un poco l'età.
***
Negli occhi ancora canta / il sole
***
Fuggono i giorni lieti
lieti di bella età.
Non fuggono i divieti
alla felicità
***
Più vivo di così non sarò mai
***
Amavo ogni cosa nel mondo. E non avevo
che il mio bianco taccuino sotto il sole.
***
Ma il mio canto d'amore, il mio più vero
era per gli altri una canzone ignota.
***
Ecco il fanciullo acquatico e felice.
Ecco il fanciullo gravido di luce
più limpido del verso che lo dice.
Dolce stagione di silenzio e sole
e questa festa di parole in me.
***
Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli normale.
***
Daccci la gioia di conoscer bene
le nostre gioie, con le nostre pene.
***
Forse la giovinezza è solo questo
perenne amare i sensi e non pentirsi.
***
Il mondo che vi pare di catene
tutto è intriso d'armonie profonde.
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