mercoledì 17 gennaio 2024

Una lingua magnifica

La matematica e la fisica sono piene di bellezza e di poesia, e hanno anche un legame profondo con quegli aspetti del mondo che per loro natura sembrano sfidare o espandere i limiti della ragione. Pensa ai teoremi di incompletezza di Gödel. Pensa alle regioni rarefatte dello spazio-tempo create da un buco nero. L’unica ragione per cui la maggior parte della gente (me compreso, ammetto) non percepisce subito la meraviglia e la poesia della fisica e della matematica è che la loro bellezza si esprime in una lingua magnifica, a cui però non abbiamo accesso. Siamo analfabeti, nel vero senso della parola: non riusciamo ad accedere al suo significato. Io so che c’è, perché credo alle persone che riescono a vederlo e le ho ascoltate, e cerco semplicemente di seguirne le orme, di mettere qualcosa di tutto ciò in parole, ben sapendo che si tratta di un compito quasi impossibile.

Benjamin Labatut, intervista.


martedì 16 gennaio 2024

Contro ogni dogmatismo

La letteratura è un magnifico antidoto contro ogni dogmatismo: se è buona letteratura, mostra le cose nella loro complessità, nella loro meraviglia e nelle loro contraddizioni, e l’immagine del mondo che ne esce non può essere ridotta ad alcun tipo di sistema. La gioia e la ricchezza della letteratura stanno in questo, ovvero nel suo essere priva di ciò che abbonda altrove: certezze, metodo, confini che separano ciò che è vero da ciò che è falso.

Benjamin Labatut, intervista.


 

venerdì 5 gennaio 2024

Una specie di santo

Riscoperto una decina di anni dopo la morte del suo autore, avvenuta nel 1994, e circa 40 anni dopo la sua pubblicazione, nel lontano 1965, Stoner di John Williams è diventato un caso editoriale internazionale a partire dal 2003 negli Stati Uniti e dal 2011 in Europa, assurgendo a vero e proprio libro di culto: "Una scoperta meravigliosa per tutti gli amanti della letteratura" secondo Ian McEwan. "Uno dei più grandi romanzi americani del XX secolo" nel giudizio di Bret Easton Ellis. Il «più grande romanzo americano di cui non avete mai sentito parlare» (Tim Kreider sul New York Times). "John Williams - parola di Niccolò Ammaniti - è uno di quegli scrittori che non puoi fare a meno di consigliare perché hai la certezza che farai felice il tuo prossimo".

Il libro racconta la storia semplice di un uomo, William Stoner, nato in una famiglia di contadini poveri, che scopre in sé per caso una passione struggente per la letteratura, che lo porta a diventare prima studente poi professore in un'università del Midwest, dove resterà a insegnare per tutta la vita. Un'esistenza segnata da da due guerre mondiali, scarse amicizie, un matrimonio fallito, un amore inatteso e poi abbandonato, una figlia alcolizzata, un ambiente professionale ostile, un tumore che lo conduce alla morte.

"A giudicare dalle apparenze si tratterebbe di un fallito", spiega lo stesso autore in una lettera al potenziale editore. "Come insegnante, non ha molto successo; è uno dei membri più anonimi del suo dipartimento; la sua vita privata durata è un disastro; la sua morte per cancro, al termine di una mediocre carriera, è priva di senso. Ma il nocciolo del romanzo è che si tratta di una specie di santo; o, per dirla altrimenti, il romanzo parla di un uomo che non trova alcun significato nel mondo o in se stesso - e lo trova invece, insieme a una sorta di vittoria, nell'onesto e ostinato esercizio della sua professione".

Certe volte, immerso nelle sue letture, lo assaliva la coscienza di quante cose ancora non sapeva, di quanti libri non aveva ancora letto. E la serenità tanto agognata andava in mille pezzi appena realizzava quanto poco tempo aveva per leggere tutte quelle cose e imparare quello che doveva sapere.

...

L'amore per la letteratura, per il linguaggio, per il mistero della mente e del cuore che si rivelano in quella minuta, strana e imprevedibile combinazione di lettere e parole, di neri e gelidi caratteri stampati sulla carta, l'amore che aveva sempre nascosto come se fosse illecito e pericoloso, cominciò a esprimersi dapprima in modo incerto, poi con coraggio sempre maggiore. Infine con l'orgoglio.

Cosa ha determinato l'enorme successo di questo libro? Se lo domanda lo scrittore Peter Cameron. La trama non sembra una materia particolarmente promettente per un romanzo, "tuttavia in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante [...] La verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può sfruttare una straordinaria messe letteraria". 

Stoner affronta ed esplora gli interrogativi più imprescindibili che ci è dato di conoscere: perché viviamo? Che cosa conferisce valore e significato alla vita? Che cosa vuol dire amare? Cosa vuol dire morire? (nell'ultimo straziante e bellissimo capitolo).

Non desiderava morire, ma vi furono dei momenti [...] in cui l'attesa lo rendeva impaziente, come chi sta per intraprendere un viaggio che non ha molta voglia di fare. E come ogni viaggiatore, sentiva di dover fare molte cose prima di partire, ma non riusciva a ricordare quali fossero.

...

La cosa stupefacente era la facilità con cui tutto accadeva [...] Seppe che stava aspettando qualcosa, una specie di conoscenza, ma gli sembrava di avere tutto il tempo del mondo [...] Una specie di gioia lo colse [...] Una morbidezza lo avvolse e un languore gli attraversò le membra. La coscienza della sua identità lo colse con una forza improvvisa, e ne avvertì la potenza. Era se stesso, e sapeva cosa era stato.


(Approfondisci qui e qui)