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lunedì 9 novembre 2009

Effineffabile


Quando ho comprato i biglietti non lo sapevo, e non me lo sarei proprio immaginato.

Scoprire che uno dei musical più famosi del mondo e di più grande successo per longevità, spettatori e incassi totali - sto parlando di Cats di Andrew Lloyd Webber - è stato composto sui testi di uno dei più grandi poeti del novecento - Thomas Stearns Eliot - è stata davvero una bella sorpresa. E insieme l'occasione per riprendere in mano i versi di un vero gigante.

Si chiama Old Possum's Book Practical Cats - il Libro dei Gatti Tuttofare - la raccolta di poesie di Eliot che Lloyd Webber - l'autore di Jesus Christ Superstar - sceglie dunque per il suo musical, andato in scena la prima volta nel 1981, a Londra. Poesie che il poeta anglo-americano aveva scritto in realtà come lettere ai suoi nipotini, in cui descriveva giocosamente le caratteristiche originali e uniche dei domestici felini.

La prima di queste poesie, recitata in coro e integralmente dagli attori del musical, è dedicata al Nome dei gatti. La traduzione che riporto è di Roberto Senesi (Tascabili Bompiani, 1990). L'intero libro dei gatti fu illustrato anche da Altan:

E' una faccenda difficile mettere il nome ai gatti
(...) Potete anche pensare, a prima vista,
che io sia matto come un capellaio,

eppure, a conti fatti,
vi assicuro che un gatto deve avere in lista
TRE NOMI DIFFERENTI.
Prima di tutto quello che in famiglia
potrà essere usato quotidianamente,
un nome come Pietro o come Augusto, o come Alonzo, Clemente
(...)
Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome

che sia particolare e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda perpendicolare
,

mettere in mostra i baffi e sentirsi orgoglioso?

Nomi di questo genere posso fornirvene un quorum,

nomi come Mastràppola, Tisquàss o Ciprincolta,

come Bombalurina o Mostrardorum,
nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta.

Comunque gira e rigira manca ancora un nome:

quello che non potete nemmeno indovinare,

nè la ricerca umana è in grado di scovare;

ma il GATTO LO CONOSCE, anche se mai lo confessa.

Quando vedete un gatto in profonda meditazione

la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento e contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:

del suo ineffabile effabile
effineffabile

profondo inscrutabile ed unico NOME



Quella che segue, invece, per chi avesse voglia di ascoltarla, è la canzone più celebre del musical - la notissima Memory - melodia portante di tutto il secondo atto, nell'interpetazione altrettanto celebre di Barbra Streisand.



Anche il testo di Memory è tratto da una poesia di Eliot, questa volta non dal Libro dei gatti, ma da un testo giovanile (1911): Rhapsody on a windy night. Racconta di una notte ventosa di luna, che dissolve e sconvolge, con le sue allucinazioni, i piani della memoria. Ne riporto, in conclusione, una coppia di versi di straordinaria evidenza ed efficacia:

La mezzanotte scuote la memoria
come un pazzo scuote un geranio appassito




martedì 24 marzo 2009

Se vuoi baciare il cielo


Se vuoi baciare il cielo / è meglio che impari ad inginocchiarti


A proposito di paradossi, resto sorpreso da questa citazione. E' presa da una canzone degli U2 che non conoscevo: Misterious Ways, dall'album Achtung Baby del 1991:

If you want to kiss the sky / better learn how to kneel







giovedì 22 gennaio 2009

Tutto l'universo



Il bello delle “canzonette” è che non hanno pretese. Entrano nella tua vita distrattamente e poi finisce che non ti lasciano più. Magari per una melodia, una strofa, un solo verso che rimane inciso nella tua storia, nella tua memoria emotiva.

Così, ascoltando l’ultimo singolo di Franco Battiato, che ha anticipato l’uscita a novembre della raccolta Fleurs 2, può succedere che un verso come quello che dà il titolo al brano diventi quasi un mantra, un intimo eppure fortissimo inno alla vita. “Tutto l’universo obbedisce all’amore” canta il ‘poeta’ catanese insieme alla conterranea Carmen Consoli. “Ed è così / che ci trattiene nelle sue catene” aggiunge il testo, scritto come sempre insieme all’amico e filosofo Manlio Sgalambro. E se il paragone non sembrasse irriverente, viene in mente il sommo Dante – “l’Amor che move il sole e l’altre stelle” – nell’ultimo verso della Divina Commedia. Del resto, sono solo canzonette. (***)





(***) E' il testo di una brevissima recensione musicale che ho scritto per la rivista Aesse.