domenica 28 febbraio 2021

Contro la Notte

"La Gloria è un'illusione, i troni legno sterile, i discendenti nemici selvaggi. [...] L'uomo combatte contro la Notte, la morte governa la vita. Tutto è assurdo, una fiamma divora l'uomo riducendolo in cenere. Nessuno sa perché".

Nicos Kazantzakis, Melissa, 1939.

"Tutti i regni del mondo non possono curare la solitudine dell'uomo". 

sabato 27 febbraio 2021

Anche quando tace

"Credo nel sole, anche quando non splende; credo nell'amore, anche quando non lo sento; credo in Dio, anche quando tace". 

(Scritta sul muro di una cantina di Colonia, dove alcuni ebrei si nascosero per tutta la durata della guerra).

Yossl Rakover si rivolge a Dio è un piccolo  testo letterario e spirituale di grandissima intensità, "bello e vero come solo la finzione può esserlo" (Emmanuel Levinas). 

L'autore, Zvi Kolitz, immagina il ritrovamento "in una delle rovine del ghetto di Varsavia, tra cumuli di pietra carbonizzate, sigillato con cura in una piccola bottiglia", del testamento scritto da un ebreo combattente, di nome Yossl Rakover, poco prima di soccombere dinanzi all'assedio dei nazisti, il 28 aprile del 1943.

Il testo uscì la prima volta nel 1946 su una oscura rivista in lingua yddish di Buenos Aires, El diario israelita, poi inizió una lunga e singolare peregrinazione per il mondo, fra Israele, Germania, Francia e Stati Uniti, trasformandosi via via, di traduzione in traduzione, in legenda, perdendo il riferimento all'autore e comparendo come documento reale ed originale di un ignoto combattente, Yossl Rakover per l'appunto, che simile a un nuovo Giobbe chiama in causa Dio e il suo silenzio di fronte al trionfo dell'orrore. 

Scrivo queste righe mentre le case del ghetto di Varsavia sono in fiamme [...] 

La morte rapida, istantanea ci appare come una salvezza, una liberazione, la rottura delle catene [...]

Ora è giunto il mio momento e come Giobbe posso dire di me, e non sono il solo a poterlo dire, che torno nudo alla terra, nudo come nel giorno della mia nascita [...]

Credo nel Dio d'Israele, anche se ha fatto di tutto perché non credessi in lui [...]

Voglio però sapere da Te: Esiste al mondo una colpa che meriti un castigo come quello che ci è stato inflitto? [...]

Esiste al mondo una punizione che possa far espiare il crimine commesso contro di noi? [...]

Che cosa deve ancora accadere perché Tu mostri nuovamente il Tuo volto al mondo? [...]

Abbiamo il diritto di sapere: Dove si trovano i confini della Tua pazienza? [...]

mercoledì 24 febbraio 2021

La più bella sensazione

La più bella sensazione per un uomo è il lato misterioso della vita. È il sentimento profondo che si trova sempre nella culla della scienza pura e dell'arte. Chi non è più in grado di provare stupore e sorpresa è morto, I suoi occhi sono spenti. 

Albert Einstein

sabato 20 febbraio 2021

Terribilmente normali

Personalmente egli non aveva mai avuto nulla contro gli ebrei. Disse e ripeté di aver fatto il suo dovere, di aver obbedito non soltanto a ordini, ma anche alla legge. Un cittadino ligio alla legge. Ma quello che per Eichmann era un lavoro giornaliero, monoto, con i suoi alti e bassi, per gli ebrei era letteralmente la fine del mondo. Alla fine, per lui, si trattò di sfortuna: "Il suddito di un governo buono è fortunato, il suddito di un governo cattivo è sfortunato: io non ho avuto fortuna". Anzi, la bravura con cui il suo ufficio sapeva coordinare le evacuazione e le deportazioni, aveva persino aiutato le vittime, aveva "alleviato le loro sofferenze". Se la cosa si doveva fare, disse, era meglio farla bene e con ordine. "Io non sono il mostro che si è voluto fare di me. Io sono vittima di un equivoco". La sua colpa veniva dall'obbedienza, che è sempre stata esaltata come una virtù. Il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali. Questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica che questo nuovo tipo di criminale commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male. 

Hannah Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme

 

venerdì 19 febbraio 2021

La via d'accesso

Non deve essere
l’iris blu, potrebbe essere 
l’erbaccia in un campo abbandonato, o poche 
piccole pietre; solamente 
presta attenzione, poi metti insieme 
poche parole e non provare 
a renderle elaborate, questa non è 
una gara ma la via d’accesso 
in un ringraziamento, e un silenzio in cui
un’altra voce può parlare.

Pregare, Mary Oliver






La gioia come dovere

«L’uomo ha il dovere di gustare le gioie che gli si presentano. Chi, seduto in un tram, non si accorge di un meraviglioso tramonto o del profumo delle acacie in fiore che a lui giunge dai viali e continua a leggere il giornale, a ragione dovrebbe essere ritenuto, in quel momento, dimentico del suo dovere». 

Viktor Frankl (1905-1997)

martedì 16 febbraio 2021

L'unica vera lezione

Terza poesia di lode tratta da L'Osservatore Romano, La più grande poesia è un inventario, che offre una piccolissima antologia del verso che rende grazie.

E' un testo del poeta irlandese Patrick Kavanagh (1904-1967). Si intitola:

E'

La cosa importante non è

Immaginare che si debba

Avere qualcosa da dire,

Una ragion d’essere, una trama per la storia.

L’unica vera lezione

Consiste nel guardare

Cose che si muovono o appena prendono colore

Senza commenti da parte del filologo.

Stare a guardare è abbastanza

Quando è questione di amore.


Come nulla fosse mettiti a osservare

Il daino che corre nel parco;

Accenna all’acqua, ancora una volta

Sempre verginale, Sempre originale,

Che il peccato originale sciacqua via.


Per il futuro metti un nome

Ad ogni quotidianità della natura

E senza essere analitico

Crea una grande epica.

Ragazze con le camicette rosse,

Gradini che portano a casa,

Raggi di sole attorno ai tetti,

Le giovani frottole e le chiacchiere,

La vita di una strada.


Che ricchezza! Che gioia!

Con un tema inesauribile

Morirò con le armi in pugno,

Morirò con le armi in pugno e questo progetto.







domenica 14 febbraio 2021

Il grande trasgressore

Dio è un "grande trasgressore".

Papa Francesco, preghiera dell'Angelus, domenica 14 febbraio, commentato di Vangelo del giorno (MC 1, 40-45): Gesù bacia e guarisce il lebbroso.

"Mentre la Legge proibiva di toccare i lebbrosi, Gesù si commuove, stende la mano e tocca il lebbroso per guarirlo. Qualcuno direbbe: ha peccato, ha fatto quello che la legge vieta, è un trasgressore. È vero, è un trasgressore. Non si limita alle parole, ma lo tocca. E toccare con amore significa stabilire una relazione, entrare in comunione, coinvolgersi nella vita dell’altro fino a condividerne anche le ferite. Con questo gesto, Gesù mostra che Dio non è indifferente, non si tiene a “distanza di sicurezza”; anzi, si avvicina con compassione e tocca la nostra vita per risanarla con tenerezza. È lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. La trasgressione di Dio; è un grande trasgressore in questo senso".

sabato 13 febbraio 2021

Si diventa qualche cosa

Dal De profundis, di Oscar Wilde:

Il fascino di Cristo consiste nel fatto che Egli è del tutto simile ad un’opera d’arte. Egli non insegna precisamente nulla a nessuno, ma nel giungere alla sua presenza si diventa qualche cosa. E ognuno è predestinato a trovarsi alla sua presenza. Una volta almeno nella vita, ognuno di noi cammina insieme a Cristo verso Emmaus. 



(Cena ad Emmaus, Caravaggio, Londra, National Gallery

domenica 7 febbraio 2021

Rovine senza forma

La storia, il passato, la vita collettiva e personale come rovine in cerca di una forma

La scrittura come forma di ricomposizione delle fratture, come tentativo di ricostruzione, come luogo abitabile. Unico luogo abitabile per ritrovare se stessi, il proprio passato, il passato del proprio paese, e insieme la speranza di un futuro. 

La letteratura come forma di espiazione della storia. Come tentativo di fermare la ruota del criceto in cui siamo imprigionati, di sottrarre ostaggi al destino inesorabile, di dare un'opportunità di vita a verità troppo fragili, come un nato prematuro, per potersi difendere nel mondo dei fatti provati.

È il romanzo di Juan Gabriel Vasquez, La forma delle rovine, 2015. 


Rosso

Tra i primissimi e pochissimi ricordi della scuola materna, presso le suore dell'Istituto San Francesco di Sales, a Roma, in via Portuense. 

Ci sono io che piango disperato sulla porta, puntando i piedi per non entrare. Mia madre che tenta di spingermi dentro a forza, probabilmente già in ritardo per andare al lavoro. 

All'improvviso un'intuizione, che deve esserle parsa provvidenziale. La ricordo che molla la mia mano, apre la porta della classe e si affaccia dicendo a voce alta: come si chiama quella bambina che ti piace? Vuole venire qua fuori a convincere Alessandro ad entrare?... 

Oltre 40 anni dopo (dovevamo essere appena dopo la metà degli anni Settabte) realizzo curiosamente che ha il colore rosso della vergogna il mio primo sentimento di consapevolezza dell'esistenza nel mondo.