domenica 24 gennaio 2021

Non conosco altro che miracoli

Seconda poesia di lode tratta da L'Osservatore Romano, La più grande poesia è un inventario

Stavolta è un classico di Walt Whitman:

Miracoli

Perché? Chi fa tanto caso a un miracolo?
Quanto a me, io non conosco altro che miracoli:
Che io passeggi per le vie di Manhattan,
O che spinga il mio sguardo al di sopra dei tetti, verso il cielo,
O che guazzi a piedi nudi lungo la sponda, proprio sul bordo dell’acqua,
O che stia sotto gli alberi nei boschi,
O che parli, durante il giorno, con chi amo o che dorma di notte con chi amo,
O che sieda a tavola a pranzare con altri,
O che guardi estranei che viaggiano stando seduti di fronte a me,
O che guardi le api, affaccendate attorno all’arnia, in un pomeriggio estivo,
O gli animali che brucano per i campi,
O gli uccelli, o il meraviglioso gioco degli insetti per aria,
O il meraviglioso spettacolo del tramonto, o degli astri splendenti silenziosi e lucenti,
O la squisita delicata curva della luna nuova in primavera;
Queste cose con altre, ciascuna e tutte, sono miracoli per me,
E, pur riferendosi al tutto, ciascuna sia distinta, e al proprio posto.

Per me ogni ora di luce e di tenebra è un miracolo,
Ogni pollice cubico di spazio è un miracolo,
Ogni miglio quadrato della terra è seminato di miracoli,
Ogni piede dell’interno della terra è affollato di miracoli.

Un continuo miracolo è per me il mare,
E i pesci che vi nuotano — e gli scogli — e il movimento delle acque — e le navi e gli uomini che vi sono a bordo:
Quali miracoli più straordinari di questi vi sono?


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