lunedì 29 giugno 2020

Immaginazione o disperazione

Non è più possibile l’ingannarci o il dissimulare. La filosofia che ha fatto conoscer tanto che quella dimenticanza di noi stessi ch’era facile una volta, ora è impossibile. 

O la immaginazione tornerà in vigore, e le illusioni riprenderanno corpo e sostanza in una vita energica e mobile, e la vita tornerà ad esser cosa viva e non morta, e la grandezza e la bellezza delle cose torneranno a pare re una sostanza, e la religione riacquisterà il suo credito; o questo mondo diverrà un serraglio di disperati, e forse anche un deserto. 

So che questi parranno sogni e follie, come so ancora che chiunque trent’anni addietro avesse prenunziata questa immensa rivoluzione di cose e di opinioni della quale siamo stati e siamo spettatori e parte, non avrebbe trovato chi si degnasse di mettere in beffa il suo vaticinio ecc. In somma il continuare in questa vita della quale abbiamo conosciuto l’infelicità e il nulla, senza distrazioni vive, e senza quelle illusioni su cui la natura ha stabilita la nostra vita, non è possibile.

Dalle Operette morali (1827) di Giacomo Leopardi, nato oggi, il 29 luglio, del 1798.

mercoledì 10 giugno 2020

L'alibi di Dio


Sarai sempre arrabbiato se io ti amo?

Il dott. Plarr non è mai riuscito a rispondere alla domanda di Clara, la sua giovane amante, ex-prostituta, moglie del console onorario inglese Charley Fortnum.

Amore - del resto - era una pretesa che non poteva accontentare, una responsabilità che si sarebbe rifiutato di accettare.

Cresciuto in Argentina senza padre, oppositore politico della dittatura paraguayana (Viviamo tutti in compagnia di padri morti), il dott. Plarr è coinvolto nel grottesco sequestro del console, rapito per sbaglio al posto dell'ambasciatore americano da un gruppo di maldestri guerriglieri, guidati da un ex-sacerdote cattolico, padre Leon Rivas. 

Charley Fortnum è l'ostaggio che nessuno vuole liberare. Anziano, alcolizzato, tradito dalla moglie, scaricato dal governo inglese, ferito ad una gamba, destinato ad essere ucciso dai sequestratori. Eppure, il dott. Plarr è geloso di lui, perché il console ama la giovane moglie malgrado tutto, si preoccupa per lei. Geloso perché lui ama.

Sono geloso perché l'ama. Amore: stupida e banale parola che per me non ha mai avuto senso. Come la parola Dio. So come si fa a fottere; amare non mi riesce, però: non so come si fa.

Gli riuscirà di amare, forse, solo l'ultimo giorno. I guerriglieri sono circondati. La polizia ha posto un ultimatum: se non liberano l'ostaggio faranno irruzione. È muro contro muro. Per evitare la carneficina e salvare la vita al console, il dott. Plarr tenta la mediazione ed esce dal nascondiglio, ma viene abbattuto dai cecchini. Stessa sorte capita a padre Rivas, che per non lasciarlo solo gli era andato dietro, lo aveva seguito fuori dal covo, sacrificandosi per lui e con lui.

Mi dispiace...chiedo perdono, sussurra il padre guerrigliero, in fin di vita. Ego te absolvo, mormora il dott. Platt sorprendendo se stesso, prima di spirare.

Io sono molto più fortunato di lei - aveva già detto il console all'ex-sacerdote - lei non ha nessuno che possa darle l'assoluzione. E invece l'assoluzione gliela darà proprio il dottore miscredente, il giovane cinico e incapace di amare.

Nulla è ineluttabile. La vita offre sorprese. La vita è assurda. E perché è assurda c'è sempre speranza.

E il ruolo di Dio qual è?

Dio è il grande beffatore, che ama imbrogliare le cose. Ha un lato buio Dio, un lato tenebre, è responsabile dell'orrore del mondo, che non può essere liquidato con la scusa del libero arbitrio.

Il libero arbitrio era la scusa universale, l'alibi di Dio.

Ma non Lo rimprovero, dice padre Leon. Ho pietà di lui.

Dio è congiunto a noi da una specie di trasfusione di sangue. Il Suo buon sangue scende nelle nostre vene, e il nostro sangue cattivo scorre nelle Sue. 

Io credo che verrà il tempo in cui il buio (di Dio) si sfalderà fino a sparire [...] e noi vedremo unicamente la luce semplice del Dio buono. [...] Io credo che Dio stia soffrendo la stessa evoluzione nostra, ma forse con dolore più grande del nostro [...] L'evoluzione di Dio dipende dalla evoluzione nostra.

(Graham Greene, Il console onorario, 1973)