sabato 23 novembre 2019

Grandezza

Si può tornare ad usare, per un libro come questo, qualcosa di non più in uso per cose di tal genere, cioè di grandezza

Il romanzo, per opera di Elena Bono, torna sotto l'albero del bene e del male e affronta il radicale destino dell'uomo, in una forma che ricorda la tragedia classica o, in luce più moderna, Dostoevskij. 

Qui non si tratta di discutere dei meriti e delle caratteristiche di un'opera letteraria, ma di qualcosa di più impegnativo, della chiamata in causa della letteratura, e dell'arte in generale, come luogo primario della verità.  Non credo si possa avere con la letteratura un rapporto come quello che ha Elena Bono se non si crede a questa funzione originaria della letteratura come verità, come messa in discussione radicale del senso della vita e del destino dell'uomo.

Elio Gioanola, introduzione al romanzo di Elena Bono "Come un fiume, come un sogno" (Le Mani, 1985), primo volume della trilogia Uomo e Superuomo.

Già da sola, vale il libro.

lunedì 18 novembre 2019

La degustazione del Cristo

"Una Chiesa viva trabocca della degustazione del Cristo [...] Nulla più del gustare comunica la conoscenza della grazia"

Mons. Aldo Del Monte, in L'umanità di Dio, sul senso divino o i sensi del divino.

Il tatto. "La piu grande gioia del prete è quella di riuscire a portare i propri fratelli a toccare con mano l'umanità di Dio".

L'udito, capace di prendere "il tono della voce della Parola". Ma "se in una Chiesa l'amore non è perfetto, quante stonature".

L'olfatto, capace di sentire il profumo della Chiesa, della santità, tanto che "la realtà del profumo è una delle principali visibilizzazioni del mistero".

La vista, o visus ecclesiale, il senso spirituale più attivo nella Chiesa. La capacità di sapere vedere il divino, cioè "l'infinita bellezza che dall'umanità di Dio si riflette sul corpo di Cristo, che è la Chiesa".

giovedì 14 novembre 2019

Ti prego

Spesso si pensa che la soluzione al dolore sia altrove, ma è nel dolore la soluzione al dolore [...]

Oggi vorrei che la morte restasse uno scandalo [...] La morte scandalizza la nostra visione autocentrata, il nostro tutto bene sempre, il nostro controllo. Ti prego morte, non lasciarti addomesticare, non diventare turistica, continua a farmi un assoluto male e dammi il mistero di te, di me, della non separatezza [...]

Mia sorella è morta d'estate, a fine luglio. Ma era all'ospedale già da un mese e mezzo. Non tutti volevano avere notizie, gli rovinavano l'estate. Ho avuto rispetto, ho taciuto. E ora so che come tutti gli estremi la morte è spada, di qui chi è qui, di là chi è altrove [...]

Eppure la morte è un altro genere di nascita. L'ho visto, non solo nel corpo di chi muore, che così spesso diventa simile a un feto, ma anche in chi resta, si nasce di nuovo, si cambia pelle [...]

Non so cosa diventerai, sorella mia, ma so che sei in viaggio. So che ogni viaggio disfa, so che ogni viaggio riconsegna. So che si torna sempre. So che c'è sempre una casa anche se non so com'è né dov'è.

Chandra Livia Candiani, Il Silenzio è cosa viva. L'arte della meditazione (Einaudi)

lunedì 11 novembre 2019

L'ateismo non esiste

Ecco un'altra cosa vera. Nelle trincee quotidiane della vita da adulti l'ateismo non esiste. Non venerare è impossibile. Tutti venerano qualcosa. L'unica scelta che abbiamo è che cosa venerare. E un motivo importantissimo per scegliere di venerare un certo dio o una cosa di tipo spirituale - che sia Gesù Cristo o Allah, che sia YHWH o la dea madre della religione Wicca, le Quattro Nobili Verità o una serie di principi etici inviolabili - è che qualunque altra cosa veneriate vi mangerà vivi. Se venerare il denaro e le cose, se è a loro che attribuite il vero significato della vita, non vi basterà mai. Non avrete mai la sensazione che vi bastino. È questa la verità. Venerare il vostro corpo, la vostra bellezza e la vostra carica erotica e vi sentirete sempre brutti, e quando compariranno i primi segni del tempo e dell'età, morirete un milione di volte prima che vi sotterrino in via definitiva. Sotto un certo aspetto lo sappiamo già tutti benissimo: è codificato nei miti, nei proverbi, nei cliché, nei luoghi comuni, negli epigrammi, nelle parabole; è la struttura portante di tutte le grandi storie. Il segreto consiste nel dare un ruolo di primo piano alla verità nella consapevolezza quotidiana. Venerate il potere e finirete per sentirvi deboli e spaventati, e vi servirà sempre più potere sugli altri per tenere a bada la paura. Venerate l'intelletto, spacciatevi per persone in gamba, e finirete per sentirvi stupidi, impostori, sempre sul punto di essere smascherati. E così via.

(David Foster Wallace, da Questa è l'acqua)

domenica 10 novembre 2019

Il male sotto accusa

60 milioni di morti è costata all'Europa la guerra voluta dal nazismo. 60 milioni di vittime in 6 anni, dal 1939 al 1945. 6 milioni di ebrei sterminati nella Shoah.


Alla fine del conflitto, 22 protagonisti artefici di quel male assoluto che fu il nazismo comparvero di fronte ad un tribunale per un processo che rappresentò un evento di portata storica universale, uno spartiacque non solo nella storia del Novecento, ma in quella di tutta l'umanità, messa al cospetto di atrocità inenarrabili (Norimberga, Il male sotto accusa, I grandi processi della storia, Corriere della Sera)

Non vi comparvero i tre maggiori protagonisti di quella follia: Hitler e Goebbels, che si uccisero prima di essere catturati, e Himmler, che fu catturato, ma riuscì ugualmente a scampare il processo masticando il cianuro che portava in mezzo ai denti.

Complotto, crimini contro la pace, crimini di guerra e crimini contro l'umanità i quattro capi d'accusa, rispetto ai quali tutti gli imputati si dichiarano non colpevoli. Quasi tutti aggiungono di avere semplicemente "eseguito gli ordini".

Il processo di Norimberga (la stessa città delle leggi razziali) durerà 10 mesi per più di 400 udienze e si concluderà con 12 condanne a morte per impiccagione, 7 condanne al carcere (di cui 3 a vita), 3 assoluzioni.

Il tribunale era costituito dalle quattro potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale (Usa, Urss, Inghilterra e Francia): 

"Il fatto che quattro grandi nazioni, eccitate dalla vittoria e stimolate dal torto subito, sospendano la vendetta e sottopongano volontariamente i propri nemici al giudizio della Legge è uno dei tributi più significativi che il potere abbia pagato alla Ragione"

(R.H. Jackson, procuratore generale del processo di Norimberga)


lunedì 4 novembre 2019

Dare un nome ai morti

Naufraghi senza volto è un libro di cui giustamente si è molto parlato. Perché racconta con grande umanità le drammatiche storie di quanti - a migliaia - sono morti nei naufragi del Mediterraneo, per fuggire da qualcuno o qualcosa o nella speranza di una vita migliore. Il ragazzo eritreo con in tasca un sacchetto di terra del suo paese. Il ragazzo del Ghana con addosso una tessera del biblioteca. Il bambino con la pagella scolastica cucita all'interno del suo giubbotto.

Ma il libro è ancora più importante, perché attraverso queste storie racconta una drammatica epopea - che ancora si svolge davanti ai nostri occhi - che segnerà i libri di storia del futuro ed è emblematica di un fenomeno - quello delle migrazioni - che riguarda molti Paesi non solo europei, ma inchioda in particolare l'Europa alle sue responsabilità. Oltre trentamila vittime nel Mediterraneo dal 2001 ad oggi, oltre la metà delle quali non è stata mai identificata. Vittime senza nome.

E ancora, il libro sceglie di raccontare questa storia da una prospettiva incredibile e impensabile, quella di un gruppo di "eroici" antropologi e anatomopatologi di Milano, che accettano per primi la sfida di dare un nome a questi morti: identificare le vittime senza volto di questi tragici naufragi, perché i loro morti sono come i nostri. Una sfida nobile che vede collaborare insieme, dando il meglio di sé, tante istituzioni civili, accademiche e militari e tanti professionisti e studenti, restituendo un'immagine dell'Italia - per una volta - di cui essere straordinariamente fieri.

Un'avventura umana e professionale impressionante raccontata in prima persona da una donna, Cristina Cattaneo, medico legale responsabile del Laboratorio incaricato di coordinare l'impresa. Un racconto fatto di poche parole e tantissime immagini, immagini concrete: i corpi, le ossa, le borse con i cadaveri, i vestiti, gli oggetti, i relitti, le divise dei militari, i laboratori, le attrezzature. E poi ancora i volti dei parenti venuti da tutta Europa a cercare notizie dei loro cari dispersi, la conferma di una morte certa (perché altrimenti il lutto non può avere inizio). Come quel primo eritreo: Era un signore di circa cinquant'anni, ma dall'aspetto un po' più anziano. Avanzò quasi timoroso e ci alzammo tutti per porgergli la mano. Era un atteggiamento quasi eccessivo, ma nessuno sapeva come comportarsi con chi aveva subito un torto così grande.

Sarebbe un film meraviglioso. Spero qualcuno lo faccia presto.

sabato 2 novembre 2019

Trasmutatori di materia

Ci sono, nell'aria che respiriamo, i cosiddetti gas inerti. Portano curiosi nomi greci di derivazione ditta, che significano "il Nuovo", "il Nascosto", "l'Inoperoso", "lo Straniero". Sono, appunto, talmente inerti, talmente paghi della loro condizione, che non interferiscono in alcuna reazione chimica, non si combinano con alcun altro elemento, e proprio per questo motivo sono passati inosservati per secoli [...] Si chiamano anche gas nobili, e qui ci sarebbe da discutere se veramente tutti i nobili siano inerti e tutti gli inerti siano nobili; si chiamano infine anche gas rari, benché uno di loro, l'argon, l'Inoperoso, sia presente nell'aria nella rispettabile proporzione dell'1 per cento: cioè venti o trenta volte più abbondante dell'anidride carbonica, senza la quale non ci sarebbe traccia di vita su questo pianeta. Il poco che so dei miei antenati li avvicina a questi gas...

Il bellissimo incipit di quel sorprendente libro che è Il Sistema Periodico di Primo Levi (1975): ventuno elementi chimici che danno il titolo a ventuno racconti autobiografici, sempre sul filo tra storia personale (e professionale) e storia collettiva (e che storia).

Nel gennaio del 1941 le sorti dell'Europa e del mondo sembravano segnate [...] Il fascismo intorno a noi non aveva antagonisti. Bisognava ricominciare dal niente, "inventare" un nostro antifascismo, crearlo dal germe, dalle radici, dalle nostre radici.

Ogni elemento definisce il carattere di un personaggio o di un'amicizia, la circostanza di una storia, il paradosso dell'avventura umana. La tavola periodica come metafora dell'esistenza, la materia come mistero da svelare: la Materia con la sua passività sorniona, vecchia come il Tutto e portentosamente ricca d'inganni, solenne e sottile come la Sfinge

Il Sistema Periodico di Mendeleev, che proprio in quelle settimane imparavamo laboriosamente a dipanare, era una poesia, più alta e più solenne di tutte le poesie digerite in liceo.

Se avessi letto questo libro al liceo, forse avrei preso in considerazione la possibilità di iscrivermi a Chimica all'Università, anziché a Lettere. E penso oggi con sguardo nuovo ai miei amici chimici, che hanno il loro libro, di cui essere fieri: 

Gli dissi che non mi pareva giusto che il mondo sapesse tutto di come vive il medico, la prostituta, il marinaio, l'assassino, la contessa, l'antico romano, il congiurato e il polinesiano, e nulla di come viviamo noi trasmutatori di materia.