Il bellissimo incipit di quel sorprendente libro che è Il Sistema Periodico di Primo Levi (1975): ventuno elementi chimici che danno il titolo a ventuno racconti autobiografici, sempre sul filo tra storia personale (e professionale) e storia collettiva (e che storia).
Nel gennaio del 1941 le sorti dell'Europa e del mondo sembravano segnate [...] Il fascismo intorno a noi non aveva antagonisti. Bisognava ricominciare dal niente, "inventare" un nostro antifascismo, crearlo dal germe, dalle radici, dalle nostre radici.
Ogni elemento definisce il carattere di un personaggio o di un'amicizia, la circostanza di una storia, il paradosso dell'avventura umana. La tavola periodica come metafora dell'esistenza, la materia come mistero da svelare: la Materia con la sua passività sorniona, vecchia come il Tutto e portentosamente ricca d'inganni, solenne e sottile come la Sfinge.
Il Sistema Periodico di Mendeleev, che proprio in quelle settimane imparavamo laboriosamente a dipanare, era una poesia, più alta e più solenne di tutte le poesie digerite in liceo.
Se avessi letto questo libro al liceo, forse avrei preso in considerazione la possibilità di iscrivermi a Chimica all'Università, anziché a Lettere. E penso oggi con sguardo nuovo ai miei amici chimici, che hanno il loro libro, di cui essere fieri:
Gli dissi che non mi pareva giusto che il mondo sapesse tutto di come vive il medico, la prostituta, il marinaio, l'assassino, la contessa, l'antico romano, il congiurato e il polinesiano, e nulla di come viviamo noi trasmutatori di materia.
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