lunedì 2 novembre 2009

Il mare d'inverno


Quando vado a trovare papà al cimitero mi piace portargli una rosa, una sola, ma molto bella. In una delle infinite tonalità del rosa. La scelgo con cura prima di partire, ci metto del tempo, è importante. Non la lascio nel vaso, ma la incastro nella grata di ferro battuto perché sia più vicina alla sua fotografia. La lascio lì accanto, come una carezza.

Nel giorno tradizionalmente dedicato alla commemorazione dei defunti (Halloween permettendo) mi commuovono queste parole che leggo sul Corriere della Sera, dalla penna di Benedetta Tobagi, figlia di Walter Tobagi, il giornalista ucciso a Milano dalle brigate rosse il 29 maggio 1980. Benedetta aveva allora 3 anni - Non ho ricordi di mio padre da vivo: è morto troppo presto - ma oggi arriva a scrivere un libro per raccontarne la storia che Einaudi pubblica con un titolo che trovo bellissimo: Come mi batte forte il tuo cuore.

Il Corriere della Sera ne anticipa alcuni passaggi, alcuni più legati alla vicenda pubblica (l’omicidio, le indagini, il processo, il rigore di Tobagi) altri più intimi, legati al rapporto padre-figlia, un rapporto che appare straordinariamente vivo, nonostante la morte. Scrive Benedetta:

Il mare d’inverno è il mio rifugio. Ci vado da sola. Quando sono stanca, confusa, l’acqua e la luce mi calmano sempre. Guardando l’orizzonte, prima o dopo, penso sempre a papà. Mi sembra che sia più vicino. Chissà come mai: dall’Umbria a Milano, mare niente. Poi ho capito. Una coincidenza curiosa come una conchiglia integra, perfetta, sbucata dalla sabbia. Me l’ha regalata Marilisa, quasi una zia, mentre mi portava in macchina alla stazione dopo una breve visita. Le chiedo a bruciapelo: “Papà preferiva il mare o la montagna?” “Il mare. Andare in montagna gli piaceva per la compagnia, ma lui amava di più il mare. Mi ricordo che una volta ha detto che gli piaceva soprattutto il mare d’inverno, quando è tutto vuoto, e si possono sentire le voci delle persone sulla spiaggia, in lontananza». Ho pianto in silenzio mentre l’auto percorreva i tornanti al buio.



4 commenti:

Alessandro Iapino ha detto...

Leggendo una recensione al libro di Benedetta Tobagi scritta da Roberto Saviano, scopro che il titolo - Come mi batte forte il tuo cuore ("il più bel titolo di un libro uscito negli ultimi anni") - è un verso della poetessa Wislawa Szymborska.

Restando in tema di poetesse, oggi i giornali dedicavano tutti giustamente ampio spazi alla morte di Alda Merini. Il Corriere intervista Gianfranco Ravasi, "ministro" pontificio della cultura e amico della Merini, che ricorda i versi che la poetessa gli dedicò alla morte del padre.

Non scongiurare la morte / di lasciarlo qui sulla terra: / ha già sentito il profumo di Dio, / lascialo andare nei suoi giardini

Anonimo ha detto...

Anche a me, quando vado a portare dei fiori di campo alla mia bambina,
perduta prematuramente a soli quattro anni, mi batte forte il cuore,e non perchè quel gesto mi arrechi conforto,ma perchè quel dolore non si è mai spento.sono passati ormai decenni ma nulla è cambiato da quello strappo doloroso.mi consola solo la certezza che abbia riabbracciato il suo papà,la vedo sempre in un campo fiorito.scusa forse sto un po' giù e non avrei dovuto sfogarmi . cancellami se vuoi.

Alessandro Iapino ha detto...

E perchè mai dovrei cancellarti? Io credo che il Paradiso sia quel "campo fiorito" che tu immagini; e che immaginava nel secolo scorso anche il grande poeta T.S. Eliot, in un tempo che è eterno presente (E tutto è sempre ora):

Improvviso in un raggio di sole
Mentre ancora la polvere muove
Ecco s'alza il riso nascosto
Di bimbi in mezzo alle foglie
Su, presto, qui, ora, sempre...
Ridicolo, squallido il tempo
Che prima e dopo si stende


(da Quattro Quartetti)

Anonimo ha detto...

Grazie.