Avevo diciotto anni quando scelsi il semolino, e dirò subito che non fu una decisione imposta dai miei, e neanche dettata dall'interesse. La verità è che il semolino a quell'epoca mi piaceva, e io credevo sinceramente che potesse farmi lieto per tutta la vita. Debbo anche aggiungere che non avevo grande esperienza alimentare, come la maggior parte dei nostri giovani: qualche tozzo di pane, un paio di mele, una fettina di salame. Ora, si sa come sono fatti i ragazzi: usciti dalla fase dell'alimentazione notturna e inconsapevole, con poche e distorte informazioni sul cibo, non vedono l'ora di sceglierne uno, e finiscono per prendere la prima cosa che gli solleciti l'appetito. Per parte mia lo dico sempre, ai giovani che m'accade di conoscere; queste sono scelte che purtroppo, nella nostra società dominata dal tabù alimentare, non ammettono poi rimedi, tranne questo, di ricorrere, come facevo appunto io, alla bistecca clandestina, consumata in segreto e quasi al buio, con la complicità di una cuoca contrabbandiera, che oltretutto te la fa pagare un occhio della testa, perché la legge Merlin è assai pesante, per questi reati: fino a sette anni per chi favorisce l'alimentazione altrui, e ne trae profitto.
Luciano Bianciardi, La solita zuppa (in LA solita zuppa e altre storie): uno dei racconti più belli e sorprendenti letti ultimamente. Una satira ironico-surreale su sesso, cibo e società dei consumi negli anni 60, con tanto di riferimenti politici (il divorzio, la legge Merlin) e religiosi (la predicazione di Gesù). Il tabù sessuale diventa tabù alimentare, mentre la società del benessere ha fatto del sesso un bene di consumo per grandi e piccini.
Testo divertente, scorretto, acuto, coraggioso, scritto benissimo.
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