sabato 25 aprile 2020

Lettera alla Signora (Morte)


Signora, [...]

Non è per protestare, che io vi scrivo.
È per chiedervi un favore: credo di averne il diritto dopo il divertimento che vi ho offerto.
Non vi chiederò cose strane, importanti, impossibili. Una piccola cosa.
Io ho qui, in questi seicentodieci metri cubi di Milano, tutto in un mio piccolo mondo con mille cose che io amo.
So che, un giorno, io dovrò abbandonarle tutte: vorrei portarmi due sole piccole povere cose con me, quando verrete per farmi l'ultimo definitivo scherzetto di togliermi la terra sotto i piedi. 
Lasciate che io porti con me, per qualche giorno, un pezzettino di lapis e un foglietto.
La mia parola di gentiluomo vi assicura che io non userò di questi oggetti per scopi di lucro o altro. Non comunicherò notizie riservate, non suggerirò numeri del lotto. 
Scriverò soltanto l'ultima pagina del libro della mia vita. Ormai mi sono impegnato a raccontare tutte le mie piccole, povere cose; lasciatemi onorevolmente finire il mio lavoretto.
Non servirà a niente, dite voi. Tutto serve, a chi serve, signora.
E poi non è giusto che uno smetta di lavorare per la semplice ragione che non appartiene più a questa terrestre amministrazione.
Conto sulla vostra cortesia: vi ringrazio e vi saluto.

(Giovanni Guareschi, La scoperta di Milano, 1941)


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