lunedì 21 ottobre 2019

Come puoi sopportare

"Ti rendi conto di quello che dici?" insorse il vecchio concitatamente. "Come puoi sopportare questo pensiero? Giorno e notte e sempre. Che Dio è venuto e che lo abbiamo ucciso. Noi abbiamo ucciso Dio, Claudia. E sputato, vestito da pazzo... E tu puoi vivere con questa convinzione dentro, sopportare la vista degli uomini, di te stessa? Ma comprendimi... comprendimi... Gli animali non hanno ucciso Dio, le piante non hanno ucciso Dio. Noi noi..." 
Ella chiuse gli occhi. 
"Ma dimmi di no", gridò il vecchio, "dimmi che neppure tu ci credi. È una deformazione di fatti, come sola poteva venir fuori da quelle terre di esaltati. Devi convincerti, Claudia... Non c'è un fondamento... non c'è verosimiglianza. Noi abbiamo ucciso Dio?".
"Mediante doppia e regolare sentenza, Seneca", disse lei con voce atona. "Un tribunale religioso giudaico... un tribunale civile romano. Un Sinedrio formato tutto di persone molto rispettabili e un Procuratore... quel Pilato che hai ben conosciuto... che l'avrà tante volte invitato a pranzo... un uomo piacevole, non è vero, Seneca? E anche onesto, fin dove può essere onesto un uomo politico. Non impazzire, mio caro. Io non sono impazzita".

Il dialogo notturno tra Seneca e Claudia, moglie di Pilato, a distanza di anni dalla controversa condanna del Galileo, è il tema narrativo/drammaturgico centrale di quel capolavoro assoluto che è La moglie del Procuratore, racconto di Elena Bono pubblicato la prima volta nel 1956 (dentro la raccolta Morte di Adamo) e ora riproposto da Marietti con testo autonomo. 

Un racconto-romanzo imperdibile: storico, filosofico, psicologico, teologico, poetico. Denso, intenso, commovente, sconvolgente.

All'amantissima moglie Claudia Procla Serena ogni mio avere e questa, se è lecita, domanda: cos'è la verità? 

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