giovedì 16 maggio 2019

Nient'altro che ciò che accade


Oggi è morta mamma. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio: "Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti". Non significa niente. Forse è stato ieri.

Lo straniero, di Albert Camus, pubblicato nel 1942, è un classico della letteratura contemporanea, un romanzo tradotto in 40 lingue, da cui Luchino Visconti ha tratto nel 1967 l'omonimo film con Marcello Mastroianni.

Il protagonista, Arthur Meursault, è un modesto impiegato che vive ad Algeri in uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo.

È un uomo che vive pienamente vita, ma al tempo stesso è apatico, come se avesse compreso che la vita semplicemente capita, senza una vera ragione, e senza colpe.

Per me non cambiava niente [...]. Io non mi aspettavo mai niente [...]. In fondo per me era lo stesso [...]. Non significava niente [...]. Non aveva nessuna importanza [...]. Non avevo niente da aggiungere [...]. Non avendo niente da fare [...]. Non avevo niente da dire.

Parla così Meursault, sono queste le sue risposte ripetute, i suoi commenti, le sue considerazioni.
Un giorno, dopo un litigio, senza un apparente motivo, uccide un uomo a colpi di pistola. Viene arrestato e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto - il processo e la condanna a morte - senza cercare giustificazioni, difese o menzogne, senza alcun pentimento.

Ho fatto (appena) in tempo a ricordarmi che avevo ucciso un uomo. [...] Ma più che rimorso, provavo una certa noia [...]. Non avevo mai avuto occasione di pentirmi davvero di qualche cosa [...]. Del resto, tutti sanno che la vita non vale la pena di essere vissuta [...]. Dato che si muore, il come e quando non importa.

Meursault è un eroe assurdo. Ad un tempo estremamente lucido, eppure privo della piena percezione dei suoi gesti, incappare di avvertire il minimo senso di responsabilità.

L'esistenza, per lui, non è nient'altro che ciò che accade.



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