mercoledì 15 luglio 2015

Un ricamo fatto sul nulla


I nostri antenati di antenati, di Italo Calvino. La raccolta delle tre 'favole' moderne Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente, scritte e pubblicate tra il il 1950 e il 1960. Un classico della letteratura scolastica, un libro troppo perfetto - vale come critica - per essere vero, compresa la nota dell'autore, che spiega e interpreta se stesso scrittore e il senso del suo lavoro: "un albero genealogico degli antenati dell'uomo contemporaneo, in cui ogni volto cela qualche tratto delle persone che ci sono intorno, di voi, di me stesso". L'uomo dimidiato contemporaneo, alienato o represso, per dirla con Marx o con Freud (il visconte). L'intellettuale impegnato amico del popolo ma dal popolo separato, l'illuminista rivoluzionario con un'etica religiosa ma senza religione (il barone). L'uomo che ha perso completamente se stesso, annullato nella sua identità e individualità (il cavaliere).

"Anziché sforzarmi di scrivere il libro che io dovevo scrivere - afferma Calvino nell'introduzione - il romanzo che ci si aspettava da me, preferivo immaginarmi il libro che mi sarebbe piaciuto leggere". E ancora, nella nota conclusiva: "Questa formula del divertimento io l'ho sempre intesa che chi deve divertirsi è il lettore". E in effetti, i nostri antenati è un libro molto divertente, ironico e fantasioso, come sarà sempre lo stile dominante di Calvino, ma anche un libro segnato da una profonda venatura di tristezza: la storia di questi protagonisti e il loro stesso funambolico racconto ("questo filo d'inchiostro") alla fine è "un ricamo fatto sul nulla", che pare il giudizio definitivo sull'esistenza umana.



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