lunedì 25 ottobre 2010

E niente esiste tranne l'amore


Le cose più belle non ce le meritiamo mai, arrivano come doni inaspettati.

Così è per questo film francese da pochi giorni nelle sale italiane - Uomini di Dio (Des hommes et des dieux) - gran premio della giuria al festival di Cannes e campione di incassi in Francia ("Un piccolo miracolo" scrive il Sole 24 Ore).

Il film racconta una storia vera, conosciutissima in Francia meno in Italia: il martirio di un gruppo di monaci cistercensi francesi nell’Algeria degli anni ’90, insanguinata dalla guerra tra i terroristi del Fronte Islamico di Salvezza e il regime militare corrotto dell’epoca.

I sette vivono nel convento di Thibirine nell’amore, ricambiato, per la popolazione musulmana locale, che vede in loro un punto di riferimento e un aiuto concreto, soprattutto per le cure mediche che uno dei religiosi (frère Luc) riesce ad assicurare a tutti, senza distinzioni, ma con particolare riguardo a donne e bambini.

La situazione tuttavia precipita, si moltiplicano le stragi compiute dei fondamentalisti, che arrivano a minacciare il convento. I monaci rifiutano la protezione dei militari e decidono di restare, fino alla fine, accanto agli abitanti del villaggio. Il film è soprattutto il racconto del lento e tormentato maturare di questa decisione in ciascuno dei monaci, tra dubbi, paure, fede e coraggio.

- Siamo come uccelli sul ramo, non sappiamo se andremo via - confessa uno dei monaci a una famiglia del villaggio. Ma la donna risponde: Gli uccelli siamo noi, il ramo siete voi. Se ve ne andate, dove ci poseremo?

La vita dei religiosi è scandita dai lavori quotidiani e dalle preghiere comunitarie: bellissime le liturgie notturne nella cappellina del convento, con il canto dei salmi e degli uffici in francese (opportunamente accompagnati dalla traduzione nei sottotitoli). La notte di Natale, dopo aver ricevuto la prima irruzione dei terroristi nel convento, quando intorno ormai incombe solo violenza e terrore, i monaci cantano: E niente esiste tranne l'amore.

Arriva dunque il momento della decisione, restare o partire. I monaci non "cercano" il martirio:
La morte, se ci prende, sarà malgrado noi! Perchè fino all'ultimo faremo di tutto per evitarla!. Il martirio sarà la conseguenza della loro fedeltà, all'amore di un popolo, all'amicizia tra loro, a un Amore più grande.

Straordinaria la scena dell'ultima cena. Due buone bottiglie di vino vengono aperte per l'occasione. Un vecchio mangianastri diffonde la musica straniante del Lago dei cigni di Chaikovskij. I monaci ridono, e bevono. Il regista indugia sui loro volti, il riso si trasforma in lacrime. Io ridevo e piangevo con loro. Gioia e dolore, bellezza e tragedia, anticipo di Paradiso e annuncio del Golgota (mi è venuto in mente l'atmosfera del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini).

Il film, la storia, si avvia alla sua conclusione. I monaci verranno rapiti dai terroristi. La scena della loro uccisione, sapientemente, non viene mostrata (anche perchè non è certo sia stata per mano dei terroristi, o dell'esercito che li inseguiva). Resta il testamento spirituale del priore, frère Christian (il film si ispira al libro Più forti dell’odio, da cui sono tratte lettere e testi del priore e dei suoi confratelli). Nelle sue parole parole, commoventi, il timore che la colpa ricada indistintamente sull’amato popolo algerino, il perdono e l'esaltazione della vita, l'abbraccio anche dell’assassino, di cui non si conosce ancora il volto ma di cui si intuisce l’arrivo:

Grazie anche a te, amico dell'ultima ora, perchè non sai quello che fai


6 commenti:

Alessandro Iapino ha detto...

Le parole dal testamento di Frère Christian

http://www.dimensionesperanza.it/aree/spiritualita/item/2712-il-testamento-spirituale-frere-christian-de-cherge-.html

Stefania Falsini ha detto...

...e potrebbe essere oggi....

Grazie per la condivisione, grazie per quanto ci hai proposto.

lycopodium ha detto...

“Grazie anche a te, amico dell’ultima ora, perchè non sai quello che fai”.
Splendida questa finale identificazione con il Crocifisso.
Ma è vero, paradossalmente, un po’ anche il “contrario”. L’odium fidei è esso stesso una testimonianza. [E' un po' che ci rifletto e cerco, invano, qualche feedback...]

Alessandro Iapino ha detto...

spiegami meglio, lyco, fammi capire che intendi per odium fidei e in che senso la ritieni una testimonianza

lycopodium ha detto...

In pratica.
Forse chi ha veramente capito la verità del martire è il suo persecutore (ovviamente sviluppando un lucido odio radicale).
Mentre noi cristiano-borghesi continuiamo a chiederci tartufescamente: ne vale la pena? ma perchè Dio deve aver avuto e avere bisogno del sangue per salvarci?

Alessandro Iapino ha detto...

"Forse chi ha veramente capito la verità del martire è il suo persecutore ". Le tue parole mi fanno venire in mente immediatamente l'omicidio di Padre Puglisi a Palermo. In un duplice senso, che è poi forse il paradosso che tu dici. I suoi assassini "avevano veramente capito" la pericolosità della predicazione di Puglisi, e con lucidità avevano deciso di ucciderlo. Ma poi il suo assassino, guardando il sorriso di don Pino, aveva colto un'altra verità ancora, e a quella Verità - raccontao le cronache - si è arreso.