giovedì 21 gennaio 2010

Graziati in punto di morte


E' sconcertante la bellezza di questo dialogo tratto dal film di Ingmar Bergman “Come in uno specchio” (1960).

Cito dal post sul blog La poesia e lo spirito: Spendiamo tante parole inutili per definire Dio, o per definire la sua assenza. Forse, tra le meno inutili che siano state spese, ci sono queste, meravigliose, scritte da Ingmar Bergman

Il grande regista svedese rappresenta le vicende di uno scrittore, un padre, che ha sbagliato tutto nella sua vita, e che trascorre le vacanze estive su un'isola in compagnia del figlio Minus e della figlia Kårin, recentemente dimessa da una clinica psichiatrica. Ognuno di loro costituisce per gli altri una sorta di specchio, nel quale si riflettono le angosce e la difficoltà di comunicare di ciascuno.

Il filmato inizia e finisce con due frase semplici ma fondamentali: Papà, ho paura! - dice il figlio Minus entrando nella stanza. E alla fine: Papà ha parlato con me...

In mezzo, un altissimo dialogo su Dio e sull'Amore:

- Dio? Dammi una prova di Dio. Non puoi - Sì che posso - risponde il padre - Dio è la certezza che l’amore esiste come cosa concreta in questo mondo di uomini… Ogni genere di amore, il più elevato e il più infimo, il più oscuro e il più splendido. Ogni specie d’amore… Non so se l’amore dimostri l’esistenza di Dio oppure se l’amore sia Dio stesso… Questo pensiero è il solo conforto alla mia miseria e alla mia disperazione. Di colpo la miseria è diventata ricchezza e la disperazione speranza. E’ come essere graziati in punto di morte.

Il figlio, Minus, dimostra di aver capito, e risponde guardando la sorella pazza: Allora Karin è tutta circondata da Dio, perché noi l’amiamo davvero...







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