martedì 8 gennaio 2008

Sulla soglia della luce


Sono andato a vedere nei giorni scorsi la mostra al Palazzo delle Esposizioni dedicata al pittore statunitense Mark Rothko. Spinto soprattutto dalla lettura di un bell'articolo di presentazione su Civiltà cattolica a firma di Antonio Spadaro, e intitolato evocativamente "Un pittore sulla soglia della luce".

L'arte, secondo le parole dello stesso pittore, è la "capacità di vedere cose ed eventi come se apparissero (...) per la prima volta, liberi dai sedimenti dell'abitudine e dalle convenzioni". E proprio Rothko, secondo Spadaro, è stato artista capace di aprire "nuove visioni".

I quadri di Rothko, quelli del suo periodo maturo, quelli per i quali è famoso nel mondo, non contengono figure. Sono macchie, nuvole di colore. Ma Rothko ribadiva sempre di non essere un pittore astrattista. Per lui le macchie hanno "la concretezza pulsante di carne ed ossa". Ma allora perché non figure umane o figure del mondo che ci circonda? Perchè "l'identità familiare delle cose va ridotta in polvere", scrive Rothko nei suoi appunti, per aprire la tela a quella esperienza trascendente, senza la quale l'arte sprofonda nella "malinconia". Commenta Spadaro: senza una trascendenza è proprio questo, dunque, il sentimento che regna sovrano sulla vita dell'uomo: la malinconia.
(Foto Flickr, Creative commons, Daquella manera, Rothko)

1 commento:

Unknown ha detto...

:) ma quella appesa è la bandiera del Milan?

Non mi dire che Rothko è come Apicella...