venerdì 7 dicembre 2007

"La Parola zittì chiacchiere mie"

Due miei amici 'cattolicissimi' (detto con affetto) non conoscono Clemente Rebora, il più grande poeta del Novecento secondo Giovanni Raboni (anche lui poeta e critico), di cui quest'anno ricorrono i 50 anni dalla morte. Nel 1929, all'apice della sua carriera poetica, si converte e smette di scrivere: "La Parola zittì chiacchiere mie". Diviene sacerdote e religioso rosminiano nel 1936. Solo negli ultimi anni di vita, malato nella carne, tornerà alla parola poetica: "Quando morir mi parve unico scampo, / varco d'aria al respiro a me fu il canto: / a verità condusse poesia/ (...) Svanì il creato ed apparve il Creatore"...

2 commenti:

DParlavecchio ha detto...

Dopo il rumore, il silenzio se arriva ridona la parola e non chiacchere da vendere ma da sperare

Alessandro Iapino ha detto...

Grazie Domenico per la tua visita e i tuoi commenti, anche se non li ho capiti tutti...:-)
Sulle chiacchiere da sperare e non da vendere (espressione che trovo molto bella e calzante) non solo sono d'accordo ma aggiungo e confesso che è la mia spina nel fianco. Conosco infatti la tentazione della chiacchiera (anche nobile, anche spirituale). Più difficile, e fecondo, è aspettare il silenzio