"Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro" (Benedetto XVI)
"... per me sei unico, Marty, sei uno su un milione... Le altre zebre sono tutte bianche con le righe nere, mentre tu sei nero con le righe bianche!..."
Marty è una zebra, "la" zebra di Madagascar, il cartone animato prodotto dalla DreamWorks nel 2005 e che in queste settimane è nelle sale con il seguito della serie, Madagascar 2. Marty è depresso perchè pensava di essere un tipo unico (era l'unica zebra dello zoo), originale, e invece scopre di essere perfettamente identico a tutte le altre zebre della riserva naturale. Persino il suo grande amico Alex, il leone, non lo riconosce e lo scambia per un'altro. I due litigano ma nel momento della difficoltà sapranno tornare uniti per affontare il pericolo insieme. Alex si farà perdonare con questa stupenda frase sull'amicizia che ho messo in testa a questo post.
Ma tutto il cartone è molto divertente e merita di essere visto. Le animazioni per bambini sono tra le cose più belle e avvincenti oggi da vedere al cinema. Guardate il trailer in italiano
Il bello delle “canzonette” è che non hanno pretese. Entrano nella tua vita distrattamente e poi finisce che non ti lasciano più. Magari per una melodia, una strofa, un solo verso che rimane inciso nella tua storia, nella tua memoria emotiva.
Così, ascoltando l’ultimo singolo di Franco Battiato, che ha anticipato l’uscita a novembre della raccolta Fleurs 2, può succedere che un verso come quello che dà il titolo al brano diventi quasi un mantra, un intimo eppure fortissimo inno alla vita. “Tutto l’universo obbedisce all’amore” canta il ‘poeta’ catanese insieme alla conterranea Carmen Consoli. “Ed è così / che ci trattiene nelle sue catene” aggiunge il testo, scritto come sempre insieme all’amico e filosofo Manlio Sgalambro. E se il paragone non sembrasse irriverente, viene in mente il sommo Dante – “l’Amor che move il sole e l’altre stelle” – nell’ultimo verso della Divina Commedia. Del resto, sono solo canzonette. (***)
(***) E' il testo di una brevissima recensione musicale che ho scritto per la rivista Aesse.
"Per avvicinarsi al mistero di Dio la poesia può rivelarsi molto più esatta della scienza"
Perfetta. Non potrebbe forse essere detto meglio il rapporto esistente tra la poesia, la realtà e il mistero di Dio. Ringrazio per questo l'autore della frase Alessandro Zaccuri - giornalista, scrittore e conduttore televisivo (Il Grande Talk) - che ha recentemente pubblicato un libro qui recensito: "In terra sconsacrata – Perché l’immaginario è ancora cristiano".
La poesia vera è una forma di conoscenza che ci consente, anzi "può" consentirci - per mantenere la sfumatura ipotetica contenuta nella frase - di "avvicinarci" al mistero di Dio (anche il verbo qui è perfetto, perchè il rapporto con Dio è sempre un'approssimazione).
Il confronto poi tra poesia e scienza ci dice poi altre due cose fondamentali. Che entrambe indagano alla fine lo stesso oggetto: il mistero di Dio è il mistero della realtà, niente di meno. E che in questa indagine la poesia può rivelarsi una forma di conoscenza "più esatta" delle scienze dette esatte.
Quanto sia vero questo paradosso lo sanno i grandi poeti e i grandi scienziati.
(In foto Pavel Florenskij - 1882/1937 - il "Leonardo da Vinci russo", filosofo, scienziato, poeta, ingegnere e prete ortodosso)
Al rabbino sul punto di morte fu chiesto se era pronto ad andare all'altro mondo. "Sono pronto - disse il rabbino - perchè dopo tutto non mi verrà chiesto: perché non sei stato Mosè?, ma solo: perché non sei stato te stesso?"
Conoscevo già questo bellissimo racconto citato da Martin Buber in "Hasidism and modern man". Ora lo ritrovo in un libro dal titolo orribile - "Nati per vincere" - da cui viene anche la citazione del post precedente. E che solo la stima che ho per le persone che me lo hanno consigliato (e prestato) mi ha impedito di ignorare.
Il libro è un manuale classico della psicologia transazionale, che indaga sulle figure di Bambino, Adulto e Genitore che ognuno porta dentro di sé. E distingue tra il "copione" che recitiamo nella vita, contrapposto al "qui ed ora" della vita vera.