Il libro racconta la storia semplice di un uomo, William Stoner, nato in una famiglia di contadini poveri, che scopre in sé per caso una passione struggente per la letteratura, che lo porta a diventare prima studente poi professore in un'università del Midwest, dove resterà a insegnare per tutta la vita. Un'esistenza segnata da da due guerre mondiali, scarse amicizie, un matrimonio fallito, un amore inatteso e poi abbandonato, una figlia alcolizzata, un ambiente professionale ostile, un tumore che lo conduce alla morte.
"A giudicare dalle apparenze si tratterebbe di un fallito", spiega lo stesso autore in una lettera al potenziale editore. "Come insegnante, non ha molto successo; è uno dei membri più anonimi del suo dipartimento; la sua vita privata durata è un disastro; la sua morte per cancro, al termine di una mediocre carriera, è priva di senso. Ma il nocciolo del romanzo è che si tratta di una specie di santo; o, per dirla altrimenti, il romanzo parla di un uomo che non trova alcun significato nel mondo o in se stesso - e lo trova invece, insieme a una sorta di vittoria, nell'onesto e ostinato esercizio della sua professione".
Certe volte, immerso nelle sue letture, lo assaliva la coscienza di quante cose ancora non sapeva, di quanti libri non aveva ancora letto. E la serenità tanto agognata andava in mille pezzi appena realizzava quanto poco tempo aveva per leggere tutte quelle cose e imparare quello che doveva sapere.
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L'amore per la letteratura, per il linguaggio, per il mistero della mente e del cuore che si rivelano in quella minuta, strana e imprevedibile combinazione di lettere e parole, di neri e gelidi caratteri stampati sulla carta, l'amore che aveva sempre nascosto come se fosse illecito e pericoloso, cominciò a esprimersi dapprima in modo incerto, poi con coraggio sempre maggiore. Infine con l'orgoglio.
Cosa ha determinato l'enorme successo di questo libro? Se lo domanda lo scrittore Peter Cameron. La trama non sembra una materia particolarmente promettente per un romanzo, "tuttavia in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante [...] La verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può sfruttare una straordinaria messe letteraria".
Stoner affronta ed esplora gli interrogativi più imprescindibili che ci è dato di conoscere: perché viviamo? Che cosa conferisce valore e significato alla vita? Che cosa vuol dire amare? Cosa vuol dire morire? (nell'ultimo straziante e bellissimo capitolo).
Non desiderava morire, ma vi furono dei momenti [...] in cui l'attesa lo rendeva impaziente, come chi sta per intraprendere un viaggio che non ha molta voglia di fare. E come ogni viaggiatore, sentiva di dover fare molte cose prima di partire, ma non riusciva a ricordare quali fossero.
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La cosa stupefacente era la facilità con cui tutto accadeva [...] Seppe che stava aspettando qualcosa, una specie di conoscenza, ma gli sembrava di avere tutto il tempo del mondo [...] Una specie di gioia lo colse [...] Una morbidezza lo avvolse e un languore gli attraversò le membra. La coscienza della sua identità lo colse con una forza improvvisa, e ne avvertì la potenza. Era se stesso, e sapeva cosa era stato.
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