La persona depressa, in cura da anni, che ogni sera chiama qualcuno del suo Sistema di Sostegno per condividere le sue paranoie. Strategia fallimentare consigliata dalla sua terapeuta, che morirà suicida.
L'uomo vestito di bianco che lavora come pulitore dei bagni pubblici e ogni giorno da anni, in silenzio, "sente senza sentire" gli odori e i rumori di uomini ricchi e viziati, per i quali non esiste (Immagina di non esistere finché uno non ha bisogno di te. Essere lì e al tempo stesso non esserci. Una voluta semitrasparenza).
Il tipo che rimorchia le donne con la scusa del braccio monco (la "dote"). L'altro che molla le ragazze facendo la parte di quello soffre nel farle soffrire (Lo capisci? Che sto facendo di tutto per amarti? Che ho il terrore di non saper amare?). Il padre che odia il figlio con tutte le sue forze fin dalla sua nascita, ma può confessare questo orribile segreto solo sul punto di morte (Lo disprezzavo perchè mi costringeva a nascondere il fatto che lo disprezzavo).
Sono alcuni dei personaggi memorabili di questo libro di David Foster Wallace, Brevi interviste con uomini schifosi (Einaudi, 2000).
La scrittura di Wallace è impressionante nella sua capacità quasi maniacale e allucinatoria di entrare dentro la realtà di queste vite e queste storie attraverso le mille pieghe, i mille contorti itinerari mentali dei suoi personaggi.
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