L'Italia ha questo di straordinario, rispetto alle altre nazioni. Non è nata dalla politica o dalla guerra. Non da un matrimonio dinastico, non da un trattato diplomatico. È nata dalla cultura e dalla bellezza. Dai libri e dagli affreschi. È nata da Dante e dai grandi scrittori venuti dopo di lui: Petrarca, che da piccolo ebbe la fortuna di incontrarlo; Boccaccio, che per primo definì la Commedia "Divina" e la lesse in pubblico. È nata da Giotto, che Dante cita nel Purgatorio, e che forse incontrò mentre affrescava nella Cappella degli Scrovegni il Giudizio universale, con i sommersi e i salvati. E l'Italia è nata dagli altri artisti che da Dante furono ispirati nel ritrarre il Bene e il Male, il Paradiso e l'Inferno, la grandezza dell'uomo e l'abisso della sua perversione. Dante non è soltanto il padre della lingua italiana [...] Dante è anche il padre dell'Italia. Un nome che ripete ossessivamente, fin dal primo canto del suo poema. Dante non pensa a uno Stato italiano, che sarebbe nato solo 540 anni dopo la sua morte [...] Per Dante, l'Italia è un sogno. Un paradigma di cultura e di bellezza. [...] Erede della tradizione greca e latina, la fede cristiana e la cultura umanista - di cui Dante è il precursore - completano un sistema di valori e di bellezza su cui si fonda la nostra identità nazionale.
Aldo Cazzullo, A riveder le stelle. Dante il poeta che inventò l'Italia (Mondadori 2020).
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