Dal romanzo-biografia Limonov, di Emmanuel Carrère (Adelphi, 2011), una riflessione su ciò che costituisce il centro nodale del fascismo.
Che cosa troviamo, se questo centro lo mettiamo a nudo? A voler essere radicali, una visione del mondo indiscutibilmente scandalosa: superuomini e subumani, ariani ed ebrei, d'accordo - ma non è di questo che voglio parlare. Non voglio parlare né di neonazisti né di sterminio dei presunti esseri inferiori [...] ma del modo in cui ciascuno di noi si rapporta al fatto ovvio che la vita è ingiusta e gli uomini non sono uguali: più o meno belli, più o meno dotati, più o meno attrezzati per la lotta. Nietzsche, Limonov e questa istanza in noi che io definisco "il fascista" dicono in coro: "È la realtà, il mondo così com'è". Che altro dire? Quale potrebbe essere l'alternativa a questa ovvietà? “Lo sappiamo benissimo" risponde il fascista. "La pia menzogna, il buonismo di sinistra, il politicamente corretto, tutte cose più diffuse della lucidità".
Io invece direi: il cristianesimo. L'idea che nel Regno, che non è certamente l'aldilà ma la realtà della realtà, il più piccolo è il più grande. Oppure l'idea, espressa in un Sutra buddhista [...], secondo la quale l'uomo che si ritiene superiore, inferiore o anche uguale a un altro non capisce la realtà".
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