domenica 12 aprile 2020

Piccolo Abu

E beati quelli da cui il Signore arriva così, senza che loro se l'aspettano e tutt'a un tratto se lo vedono in mezzo a loro. 

Il piccolo Abu, invece, il suo Signore lo aspettava da sempre, ogni giorno, specialmente a Pasqua. 

Sempre ho tenuto pronto per lui e per gli amici. Ma specialmente a Pasqua, vuoi che non preparo? Questa è casa sua, qui deve venire, [...] mi metto dietro la porta e sto lì a aspettare. 
"Tutta la notte dietro la porta?" 
"E dove se no?" 

Piccolo Abi è una perla, non so se la più bella, nella collana di racconti pubblicati per la prima volta nel 1956 da Elena Bono per Garzanti - Morte di Adamo e altri racconti - e ripubblicati nel 2016, 2 anni dopo la morte dell'autrice, dall'editore Marietti (che ha scelto di separare dalla collana un altro capolavoro che è La moglie del procuratore).

Elena Bono decidere di raccontare i fatti centrali del Vangelo attraverso figure minori o addirittura sconosciute, ricostruendo con l'immaginazione la realtà dell'incontro di ogni uomo, a suo modo, con il Mistero. Il Cristo non compare mai se non come figura muta, attesa, evocata. È un'assenza che riempie le pagine e lascia libero il campo al gioco drammatico della libertà.

Leggendo questi racconti, prima ancora di terminare la lettura, il critico letterario Emilio Cecchi sentì il bisogno di scrivere all'autrice "cento volte brava!". “È un libro bellissimo; ci sono cose magnifiche, nuove, intensissime [...] piene di talento e d'arte".

Piccolo Abi è la storia totalmente inventata dell'uomo con il secchio o la brocca d'acqua che Gesù manda a cercare per trovare il luogo dove preparare la Pasqua, la sua ultima cena. Il Vangelo non dice altro di lui, mentre Elena Bono immagina sia un vecchio servitore pazzo, rimasto da solo a custodire la casa del suo antico padrone, partito per un lungo viaggio e mai più tornato.

Da allora il vecchio, che non si arrende all'idea che il suo padrone e signore sia morto, prepara ogni anno il cenacolo per la Pasqua, con un calice d'oro al centro della tavola. 

La sua tenera follia, la sua innocenza e la sua fedeltà sconcerteranno i due discepoli (soprattutto il pragmatico Tommaso), ma saranno premiate dal Maestro, che giungerà sulla soglia di quella casa.

È il mio cuore che lo chiama, è il mio cuore che gli corre incontro.

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