sabato 3 dicembre 2016

Non era un cappello

Invitato a riflettere sul tema dell'innovazione, cosa significhi per me, per la mia esperienza, ho pensato queste poche cose e le ho proposte a partire da un disegno, che non so per quale motivo mi è venuto in mente.


Ascolto. La capacità di innovare e innovarsi ha a che fare con l'ascolto profondo: di sé e degli altri. La pazienza, il coraggio, l'umiltà dell'ascolto. L'intuizione, la parola nuova, la visione possono arrivare a noi se se trovano spazio, se abbiamo fatto spazio, e silenzio.

Fedeltà. Sembra il contrario dell'innovazione, eppure siamo capaci di innovare se siamo liberi dai condizionamenti. E riusciamo a liberarci dai condizionamenti se siamo fedeli a noi stessi, se cerchiamo la nostra vocazione originaria, se riscopriamo ogni giorno la nostra fedeltà più profonda e più vera.

Trasloco. Ho pensato alla scelta di Papa Francesco di rimanere a Santa Marta, di trasferire lì la sua residenza. Uno spostamento, un trasloco che ha smontato un palcoscenico che andava avanti da secoli, aprendo spazi di rinnovamento impensabili. L'innovazione dipende spesso dalla capacità che abbiamo di spostarci, di trasferirci, ottenendo un punto di vista nuovo e inedito sulle cose.

Invisibilità. L'era della comunicazione, della globalizzazione, della rivoluzione tecnologica. Ma forse non sempre il cambiamento coincide con l'innovazione. O forse la vera innovazione è spesso invisibile o non immediatamente visibile. E passa dalle cose piccole piuttosto che dalla cose grandi.

Semplicità. Da un certo punto di vista, poi, essere innovatori è molto semplice e concreto: basta ascoltare, guardare, sintonizzarsi sui bisogni reali degli delle persone, quelli non accolti, e avere la voglia e la determinazione di tentare una risposta, di provare una soluzione. La dimensione etica e pragmatica dell'innovazione.

Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava.   
Ma mi risposero: “Spaventare? Perche’ mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” .   
Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante.    
Affinché vedessero chiaramente che cos'era, disegnai l’interno del boa.   
Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi.





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