giovedì 9 luglio 2009

La brutalità dei sani


"L'uomo malato e la brutalità dei sani" è il titolo di un articolo su L'Osservatore Romano di oggi dedicato al pensiero del grande filoofo e teologo Romano Guardini sulla malattia, la vita, il rapporto tra medico e paziente.

Gli argomenti sono in parte quelli legati alle questioni oggi dibatutte intorno alla bioetica, ma la cosa bella è che nelle parole di Guardini non ci sono gli accenti polemici della nostra attualità politica, perchè il testo di cui si parla è stato scritto nel 1947, ad appena due anni dalla fine delle guerra, in quella Germania che aveva conosciuto l'orrore dello sterminio nei confronti dei malati mentali e degli handicappati, oltre che degli ebrei, degli omosessuali, degli zingari.

Le tribolazioni umane

La principale attenzione di Guardini (morto del 1968) è per le "tribolazioni umane" ed il modo in cui vi ci si possa accostare. Ci sono "due modi" scrive. "Uno è ovvio. Consiste nel lenire i dolori ed eliminare le cause immediate dei guai. L'altro non è così evidente, ma è altrettanto importante, anzi lo è ancora di più. Consiste nell'aiutare l'uomo affinché conservi nelle tribolazioni la visione della vita nella sua totalità, il sentimento di ciò che è essenziale, il senso delle distinzioni assolute, e superi con tale animo quanto gli accade. Per quanto sia importante il primo modo, se contraddice il secondo si trasforma in danno".

Contro l'approccio "meccanicistico" alla malattia, per cui "il singolo diviene irrilevante, il trattamento si fa schematico, le prescrizioni divengono burocratice", "il malato - dice Guardini - vuole sentire che la malattia è concepita come un processo di vita (!) e che la guarigione è un atto che aiuta a vivere e non la riparazione di un guasto in una macchina".

Ma il cuore ancora più caldo delle sue riflessioni è la questione del rapporto tra malati e sani, paradigma concreto del rapporto tra l'uomo e la Società, l'uomo e il Potere.

La brutalità dei sani

Il medico - dice Guardini utilizzando un'espressione che trovo eccezionale - "rappresenta il diritto dell'uomo malato di fronte alla brutalità dei sani". Il tema è quello dell'inviolabilità della vita umana. E perchè "un uomo è inviolabile"? "Non già perchè vive e ha quindi diritto alla vita. Un simile diritto l'avrebbe anche l'animale, poiché anch'esso vive (...) ma la vita dell'uomo non può essere violata perchè l'uomo è persona".

Contro ogni utilitarismo e ogni pretesa di possesso sugli altri, Guardini ha in mente il risvolto pratico - nella Germania nazista - dello "spaventoso concetto di vita priva di valore vitale: prime vittime furono i malati mentali e gli idioti, sarebbero seguiti gli incurabili - e, infatti, molti di loro vennero uccisi - e i vecchi e gli inabili al lavoro avrebbero chiuso la serie".

La persona come contrappeso al male e la salvezza che viene dagli ammalati

Di fronte a questi pericoli, è il concetto di "persona" e la sua "intangibilità" a rappresentare secondo il filosofo italo-tedesco l'unico "contrappeso". Fino al paradosso che sono gli "ammalati", i "minorati", gli "sprovveduti", gli "inutili" a salvare la società, i "sani", dalla propria "crudeltà".

Così Guardini: "Senza il contrappeso del carattere di persona proprio di ogni uomo e della sua intangibilità, le strutture del potere sono destinate alla rovina di per se stesse; se rettamente intesi, gli ammalati, i minorati, gli sprovveduti sono i difensori dei sani e li custodiscono dall'hybris e dalla crudeltà, possibilità sempre presenti nella condizione di chi è sano e forte".


(La foto di romano Guardini è presa dal sito de L'Osservatore Rmano)





3 commenti:

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Alessandro Iapino ha detto...

mi fa piacere. grazie