martedì 5 maggio 2009

Allora dovrai cantare


Riprendo dal post precedente, la suggestione di Marco Guzzi sulla natura poetica di Friedrich Nietszche, che se assecondata - forse - avrebbe potuto portare ad altri esiti la sua vicenda umana e intellettuale.

E' il "Canto del grande anelito", finale del celebre "Così parlò Zarathustra". Pubblico qui un testo che ho recuperato on line:

...

Anima mia, io intendo il sorriso della tua melanconia: la tua stessa sovrabbondante ricchezza ora tende le mani desiderose!

La tua pienezza guarda al di sopra di mari mugghianti, e cerca e attende; l'anelito della pienezza traboccante guarda dal cielo del tuo occhio sorridente!


E, in verità, anima mia! Chi potrebbe vedere il tuo sorriso, senza struggersi di lacrime? Gli angeli stessi si struggono di lacrime per la bontà traboccante del tuo sorriso.

La tua bontà, la tua traboccante bontà, non vuole lamentarsi né piangere: e tuttavia, anima mia, il tuo sorriso anela le lacrime, e la tua bocca tremante il singhiozzo.


Non è ogni pianto un lamento? E ogni lamento un'accusa? Così parli a te stessa, e perciò, anima mia, preferisci sorridere che sfogare il tuo dolore


- sfogare in lacrime scroscianti tutto il tuo dolore per la tua pienezza e per il tormento della vite, che vuole il vignaiuolo e il falcetto del vignaiuolo!

Ma se non vuoi piangere, se non vuoi sfogare nelle lacrime la tua melanconia purpurea, allora dovrai "cantare", anima mia! - Vedi, anche io sorrido, io che ti predìco:


- cantare un canto mugghiante, finché tutti i mari ammutoliscano, per ascoltare il tuo anelito,


- finché su muti mari anelanti, galleggi la navicella d'oro meravigliosa, attorno a cui saltellano guizzanti tutte le buone malvagie stravaganti cose:


- e anche molti animali grandi e piccoli e tutto quanto vada su piedi leggeri e stravaganti, tanto da poter camminare su sentieri di azzurro violetto,


- verso la meraviglia d'oro, la libera navicella e il suo signore:questi però è il vignaiuolo, che attende col suo falcetto di diamante,

- il tuo grande liberatore, anima mia, il senza nome - cui canti futuri troveranno un nome! E, in verità, il tuo respiro ha già il profumo di canti futuri,

- già tu ardi e sogni, già bevi assetata a tutte le profonde sonore sorgenti di consolazione, già la tua mestizia riposa nella beatitudine di canti futuri!

- Anima mia, tutto io ti ho dato e anche le mie ultime cose, e tutte le mie mani si sono vuotate per te:


- "ordinarti di cantare", ecco, questa fu la mia ultima cosa! Ordinarti di cantare
- e ora parla, di': "chi" di noi due, adesso, ha da ringraziare?

- O meglio ancora: canta per me, canta, anima mia! E lascia che io ringrazi!

-
Così parlò Zarathustra.

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