martedì 19 febbraio 2008

Il mio amico Charlie

"Quando perdiamo mi sento un fallito, quando vinciamo mi sento in colpa!" (Charlie Brown)

Come se ne esce?

5 commenti:

DParlavecchio ha detto...

La vita non è solo tante battaglie o una guerra. Non è solo un vincere o un perdere.

Dovremmo insegnarlo ai nostri figli. Prima dovremmo farcene una ragine noi "grandi".

Vivere senze essere contro è molto più difficile .. parecchio!

Se posso consiglio a tutti di rivedere "La storia Infinita". Un film di tanto tempo fa.
Il regno di Fantasia muore perchè gli uomini smisero di sognare. Risorgerà grazie al bambino guerriero senza armi che salva l'imperatrice bambina di Fantasia.
Come? Facendo sognare di nuovo un bambino sulla terra che sta leggendo il libro "la storia infinita".

Se non ritornerete come bambini ... la storia si ripete e non sarà mai infinita ...

Abbiamo molte speranze di farcela. Adesso vado a dirlo a mia figlia

Domenico

Unknown ha detto...

come è moralista Charlie Brown...!

Alessandro Iapino ha detto...

L'ho pensato anch'io, Simone, Charlie Brown è moralista, ma nel senso che mette in luce - con il suo candore spiazzante - le contratture mentali, gli infantilismi, le magagne insomma, che possono nascondersi dietro le migliori intenzioni moraliste. Domenico ne esplicita una: "Vivere senza essere contro è molto più difficile...". Ma ovviamente non è il tuo caso...;-)

Unknown ha detto...

c'ho molto combattuto co' sta cosa del "non essere contro"... per mia fortuna, credo di essere un po' migliorato.

In effetti, oggi, a parte Ruini :), non mi sento "contro" qualcuno... sono un kamikaze vagante!

Ma devo aggiungere una postilla: "vivere senza essere contro" è molto difficile... ma a volte ci sono dei "sì" che si dicono e che, agli occhi di alcuni, ti posizionano inevitabilmente "contro".
Per la serie: "Quando i sogni si fanno scelta possono far male".

E credo anche che imparare a saper perdere sia molto salutare. Come anche imparare che non si può essere apprezzati da tutti.

Alessandro Iapino ha detto...

La provocazione di Schulz, l'autore di Charlie Brown, per me è ancora più sottile. Mi pare ci dica qualcosa di importante su quanto siamo sempre pronti a giudicarci - falliti se perdiamo, colpevoli se vinciamo. Un giudizio condizionato senz'altro - come dice Domenico - anche dal modo sbagliato (competitivo) con cui ci rapportiamo agli altri: l'ego, il nostro io bellico, si trova a suo agio solo quando si pone sopra, o finanche sotto, gli altri. La relazione gratuita - nessuno vince, nessuno perde - gli risulta particolarmente 'innaturale'. Rimane il giudizio, che genera paure, che generano a loro volta sistemi strategici di difesa. Ho paura di sentirmi fallito, perdendo, e quindi rinuncio a giocare (sono un tipo serio) oppure gioco e perdo appositamente (sono santo) o dico che il gioco è stupido e formulo magari su questo un giudizio "morale". Ho paura di vincere (in realtà è la medesima paura infantile di perdere), non voglio sentirmi in colpa (in realtà è l'incazzatura, l'ombra, di chi si sente in fondo fallito) e allora rinuncio ugualmente a giocare, rinuncio ad affermarmi, rinucio ad esistere. Tutto qua.