Quel "lasciamo cadere le nostre maschere" rientra senza dubbio tra le azioni del "deporre", con un linguaggio che tra l'altro richiama in maniera esplicita le tecniche e gli obiettivi fondamentali della meditazione, comuni a tutte le tradizioni spirituali.
"Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro" (Benedetto XVI)
giovedì 8 novembre 2007
"Lasciamo cadere le nostre maschere"
Ancora sull'importanza del "deporre", nella pratica della preghiera. Dalla rivista Pregare dei carmelitani, nel numero di novembre, leggo questo passaggio di Benedetto XVI dall'udienza del 22 agosto dedicata all'insegnamento di San Gregorio Nazanzieno: "...Gregorio - dice il Papa - ci insegna anzitutto l'importanza e la necessità della preghiera. Egli afferma che «è necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respiri» (Oratio 27,4: PG 250,78), perché la preghiera è l'incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui (cfr Oratio 40, 27: SC 358,260). Nella preghiera noi dobbiamo rivolgere il nostro cuore a Dio, per consegnarci a Lui come offerta da purificare e trasformare. Nella preghiera noi vediamo tutto alla luce di Cristo, lasciamo cadere le nostre maschere e ci immergiamo nella verità e nell'ascolto di Dio, alimentando il fuoco dell'amore".
Quel "lasciamo cadere le nostre maschere" rientra senza dubbio tra le azioni del "deporre", con un linguaggio che tra l'altro richiama in maniera esplicita le tecniche e gli obiettivi fondamentali della meditazione, comuni a tutte le tradizioni spirituali.
Quel "lasciamo cadere le nostre maschere" rientra senza dubbio tra le azioni del "deporre", con un linguaggio che tra l'altro richiama in maniera esplicita le tecniche e gli obiettivi fondamentali della meditazione, comuni a tutte le tradizioni spirituali.
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