venerdì 21 dicembre 2007

Solo il bifolco è felice?

"Dice il bifolco: tutto è buono. / E infonde a lui lieto coraggio / di voi, campane a sera, il suono". "Autunno trasfigurato" si chiama la poesia di George Trakl da cui traggo questi tre versi. Il bifolco è felice perché è stato un anno ricco e carico di frutti ("podeoroso") nel proprio campo. Tanto gli basta per dire "tutto è buono", complice il suono delle campane, la sera, che gli infonde coraggio e letizia. Il cielo è conteso improvvisamente da un altro suono: "S'ode un addio d'uccelli in viaggio". Ma stavolta l'effetto non è quello della "mesta carovana" dei corvi (vedi post 13 dicembre). L'autunno qui è "trasfigurato", come suggerisce il titolo della poesia. Non prepara il terrenno all'inverno, alla morte (come sempre in Trakl) ma si apre in un "cangiante lucciore" - "E' il tempo dolce dell'amore" - che porta "silenzio e pace".

Come si spiega tutto ciò? Sembra ripetersi lo schema del "Giorno dei morti" (post precedente) con la danza irreale degli omìni e delle donnette. Com'è possibile vivere? Come è possibile essere felici? Bisogna essere "bifolchi" a credere alle promesse delle campane. Ma allora solo il bifolco è felice?

Nel primo commento il testo integrale della poesia

1 commento:

  1. AUTUNNO TRASFIGURATO

    Termina l'anno poderoso
    con uva d'oro e frutta in brolo
    E tace il bosco prodigioso,
    compagno di chi vive solo.

    Dice il bifolco: Tutto è buono.
    E infonde a lui lieto coraggio
    di voi, campane a sera, il suono.
    Sode un addio d'uccelli in viaggio.

    E' il tempo dolce dell'amore.
    Sul fiume blu la barca abbriva
    in un cangiante luccicore...
    finché a silenzio e pace arriva.

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